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Poteva andare meglio
Il mio bimbo è nato senza problemi, unica pecca è che sono entrata in ospedale alle 2.00 di notte di una domenica e dopo avermi invitata ad andare a casa perché "presto", sono riuscita, vista l'ora, a farmi dare il letto in reparto.
L'ostetrica di turno, di cui non ricordo il nome, mi collega il tracciato e se ne va, dopo un po' torna, controlla e vede qualche contrazione e 2/3 cm. di dilatazione.
Io sono in preda ai dolori delle contrazioni che, a differenza di quanto detto al corso pre parto, non si interrompono mai, nessuna pausa tra l'una e l'altra...
Vada pure in camera che è presto... ok.
Io sono una persona che cerca di non disturbare, ma dopo quasi 4 ore da sola in stanza non sapevo davvero più che fare, esco in corridoio e vedo l'ostetrica di prima, le chiedo di visitarmi, di aiutarmi in qualche modo o almeno di tranquillizzarmi perché era il mio primo travaglio e mi sembrava di essere stata sola un'eternità.. 4 ore non sono poche... Con sufficienza mi dice "va bè bè venga", tracciato, visita ed ero di 9 cm. di dilatazione, chiamato mio marito e Leonardo è nato un'ora dopo.
È andato tutto bene, ok, ma se non uscivo io dalla camera?
Dopo il parto e i controlli di rito ci lasciano lì col bimbo, bellissimo, grandi emozioni, poi tornano e mi chiedono "si è attaccato al seno"? Io rispondo di sì bella soddisfatta, ma non immaginavo facesse tanto male! "È normale signora, all'inizio fa male".
Ok, se dicono così sarà così... Dopo tutta la giornata e la serata, verso le 11.00 di notte un'ostetrica mi guarda per sbaglio entrando in stanza e mi dice "signora, quel bambino è attaccato male, così le verranno sicuramente le ragadi al capezzolo...". In effetti il dolore dopo tutta la giornata non si era alleviato nemmeno un po', anzi, continuava ad aumentare e mi sono tenuta le ragadi per quasi 20 giorni.
Morale della favola, chiedete sempre, chiedete spesso sostegno e informazioni, perché magari hanno tanto da fare e non sempre riescono a controllare nel modo giusto chi come me è troppo silenzioso.
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