Dettagli Recensione
Carcinoma polmonare
Sono un medico ed anche mia figlia è medico.
Mia moglie era in cura presso il COES per un mieloma multiplo a partire dal 2015. Nel complesso la terapia oncoematologica aveva dato buoni risultati- Tuttavia ad una TAC total body eseguita nel 2019, era stata segnalata la presenza di una piccola area opaca in ambito polmonare. Il radiologo l'aveva definita "meritevole di rivalutazione" a distanza di un anno. Non ci siamo preoccupati in quanto pareva trattarsi dell'esito di una vecchia polmonite.
Causa Covid non sono più stato ammesso ad accompagnare mia moglie nelle visite del 2020 e comunque, sempre causa Covid, il controllo Tac era stato ritenuto superfluo. Solo a giugno 2021, su nostra insistenza, era stata eseguita una nuova TAC, che dimostrava un ingrandimento dell'area sospetta, con indicazione di approfondimento mediante TAC polmonare. La TAC veniva eseguita presso un'altra struttura, a pagamento, in quanto i tempi di attesa erano troppo lunghi. La nuova TAC confermava la possibile natura tumorale dell'area. Successivo esame PET confermava la positività, con indicazione a trattamento radioterapico, eseguito presso il reparto di radioterapia dell'Ospedale Molinette all'inizio di ottobre. In considerazione delle modeste dimensioni dell'area da trattare si procedeva a trattamento in unica seduta, invece delle tre programmate all'inizio. A distanza di tre mesi si sarebbe dovuto eseguire una TAC di controllo, per verificare l'esito del trattamento. Tuttavia nessuno dei tre soggetti coinvolti nella gestione del caso (radiologa dott.ssa Parise, oncoematologa dott.ssa Bringhen, oncologa dott.ssa Milanesi) si dichiarava competente alla prenotazione della TAC. Ci veniva semplicemente consigliato di prenotare in autonomia (giugno 2022!) o presso altra struttura. A seguito di lettera all'URP e di vivace corrispondenza, da parte mia e di mia figlia, con la dott.ssa Bringhen, la suddetta ci faceva ottenere la sospirata TAC. Alla TAC eseguita a fine anno si evidenziava ingrandimento dell'area trattata e presenza di linfonodi colliquati. La dott.ssa Milanesi, contattata telefonicamente, diceva trattarsi di reazione del tutto normale alla chemioterapia (!?). Successivo esame PET dimostrava la presenza di metastasi diffuse.
Mia moglie veniva ricoverata per circa tre mesi in reparto di Oncologia.
L'esame istologico delle cellule tumorali richiedeva tempi biblici, malgrado l'attivazione di conoscenze all'interno dell'ospedale. Alla fine si optava per trattamento immunoterapico, non eseguibile al momento in quanto la paziente era diventata positiva asintomatica al Covid (!?). Alla dimissione, inizio aprile, veniva programmato trattamento immunoterapico ambulatoriale. Soprassiedo al comportamento diversamente gentile della dott.ssa Milanesi, alla successiva visita di controllo (venivo invitato in malo modo ad uscire dallo studio!). Per brevità aggiungo senza commenti: una seduta di immunoterapia, un nuovo ricovero tramite pronto soccorso per anemia, nuovo day-hospital per anemia. Il 28 aprile riportavo mia moglie al day-hospital di oncologia ed in tale sede le oncologhe dott. Vavalà e dott.ssa Milanesi comunicavano tranquillamente a mia moglie che non c'era più nulla da fare e quindi veniva affidata alle cure palliative domiciliari, aggiungendo: "Signora, ha capito bene?". Mia moglie aveva capito bene, se prima aveva ancora coltivato la speranza di vedere la nascita del primo nipotino, anche quella speranza le veniva negata e cessava di soffrire un mese dopo. Il 4 luglio nasceva il nipotino.
A cinque mesi di distanza ancora non mi dò pace, quello che più mi pesa è la modalità con cui è stata comunicata la sentenza di morte a mia moglie, senza nemmeno consultarsi prima con i parenti.
Dottor Maurizio Aragno
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