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Intervento non riuscito e gravi complicanze
Sono stata operata a ottobre 2021 per una plastica della valvola mitrale a causa di insufficienza mitralica severa. L'intervento avrebbe dovuto essere effettuato dal dott. Marchetto, che mi aveva visitata, nel reparto di cardiochirurgia universitaria (primario prof. Rinaldi). Solo dopo il ricovero, alla vigilia dell’intervento, mi venne comunicato che il dott. Marchetto aveva cambiato struttura (senza che lo stesso si fosse degnato di avvisarmi). Di conseguenza l'intervento è stato effettuato da:
Cristina Barbero - Prima chirurga;
Marco Pocar - Primo chirurgo;
Dario Brenna - Altro chirurgo;
Maria Luisa Carbone - Altra chirurga.
L'esito:
1. La plastica non è riuscita: in seguito all'intervento in minitoracotomia destra l'insufficienza mitralica era ancora tra moderata e severa. Peraltro l'esito negativo non è stato rilevato e comunicato a me o ai miei familiari dall'ospedale, bensì successivamente dalla struttura di riabilitazione. A causa della plastica non riuscita non è stato possibile intervenire con una seconda plastica ed è stato necessario ricorrere a una sostituzione valvolare con sternotomia a meno di 6 mesi di distanza dall'intervento. Il secondo intervento (che è andato bene) è stato effettuato in altra struttura (Policlinico San Donato) da un'altra equipe.
2. Durante l'intervento è stata lacerata un'arteriola epatica, con conseguente emorragia a livello della cupola del fegato e quindi emoperitoneo nei quattro quadranti addominali (ovvero un'emorragia tale da riempire di sangue tutto l'addome). Incredibilmente l'equipe non si è resa conto di nulla prima di richiudere la ferita: l'emorragia interna ha quindi causato uno shock pressorio di cui si è resa conto l'equipe di terapia intensiva, che ha dovuto agire d'urgenza con plurime trasfusioni ed embolizzazione. L'emorragia addominale ha reso necessaria una permanenza in terapia intensiva per 6 giorni, di cui 5 intubata e in coma farmacologico, con diverse conseguenze.
3. Una prima conseguenza è stata un'infezione di Klebsiella pneumoniae e di Morganella morganii a livello polmonare, curata inizialmente con terapia empirica e poi - solo dopo 9 giorni, quando sono risultati positivi per Klebsiella anche la punta del catetere venoso centrale e il tampone rettale - con un diverso farmaco. Una seconda conseguenza è stata lo stato di malessere, spaesamento e confusione legati alla lunga sedazione.
4. Infine, alle dimissioni viene rilasciato un numero di telefono del reparto per la visita di controllo, ma chiamandolo non c'è stato modo di prenotare la visita; mi è stato comunicato che occorre passare dal CUP e attendere i tempi di una prima visita. In pratica non è previsto un follow-up.
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