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Ricerca di una Sanità con un volto più accogliente
Sono ancora nella fase preparatoria all'intervento, che mi è stato consigliato con una urgenza a 30/60 giorni. Sono molto preoccupata perché purtroppo il mio problema di salute, certamente per mia trascuratezza, è stato diagnosticato adesso che si è già in una fase avanzata.
La decisione sull'operazione da effettuare senza indugio, subito prospettatami, è stata quindi dolorosa e difficile da "digerire".
Devo dire che, pur riconoscendo la professionalità dei medici che mi hanno visitata finora (ginecologo, ecografista, chirurgo) sono stata purtroppo colpita in modo piuttosto negativo dalla poca adesione umana alla mia vicenda personale.
Ho pensato, a mente fredda, che a un medico efficiente e abituato a pensare e ad agire in modo dinamico, la mia patologia può essere apparsa routinaria, ma certamente è un evento importante nella vita personale di ogni singolo paziente.
Comprendo anche che un medico di una struttura ospedaliera pubblica così grande, pressato da turni impegnativi, casi difficili all'ordine del giorno, immagino, possa vivere una sorta di "distacco emotivo" dalle problematiche di un paziente "difficile", spinoso, polemico, come sono stata io in quelle circostanze, ma credo che sia possibile mettere in atto una Sanità dal volto più umano, più partecipe ai bisogni del malato.
Ciò non toglie che credo che a livello chirurgico, come conferma la signora Bianca Maria nel commento precedente al mio, tutto avverrà nel migliore dei modi, che ci sarà competenza e professionalità estrema, che il reparto in cui sarò accolta funzionerà a dovere, ma le mie ansie e le mie paure del "prima" non hanno trovato una adeguata risposta.
Sarebbe bastato un semplice sorriso, un cenno distensivo, una parola minima distensiva per evitare che tutta la giornata assumesse un colore così grigio e angoscioso.
Ma forse quello a cui penso è solo una utopia.
Devo invece sottolineare la grande attenzione del personale in accoglienza al paziente, sia a livello di puntualità nelle informazioni, sia nella disponibilità e cortesia ad dispensare e a reiterare chiarimenti.
Mi auguro pertanto che tutto quello che non è stato possibile chiarire nelle visite che hanno portato alla definizione della diagnosi, in un dialogo paziente-medico difficile, anche per l'uso eccessivamente tecnico del personale medico, che dava per scontato la conoscenza di una terminologia di tipo gergale, una microlingua fatta di abbreviazioni e termini medici usata tra "addetti ai lavori" ma non necessariamente comprensibile a una persona che opera in un settore diverso, possa essere "riscattato" nel prosieguo del mio percorso preparatorio all'intervento e trovare soluzione efficace e adeguata nell'operazione, nella degenza e nel periodo post-operatorio.
Mi scuso per l'eccessiva lunghezza del commento e invio distinti saluti.
Francesca Varagona
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