Dettagli Recensione
Carcinoma del Pancreas
Dopo essere stato sottoposto ad intervento chirurgico presso il reparto di chirurgia del pancreas dell'Ospedale S. Raffaele di Milano diretto dal Prof. M. Falcone e dai Dr. G. Balzano e S. Partelli, in fase dimissione mi fu chiesto quale fosse il mio orientamento per eseguire dei cicli di chemioterapia.
Non avendo esperienza e/o conoscenza in questa specifica specializzazione, mi affidai al loro consiglio in quanto avevo maturato una grande stima e fiducia nei confronti del gruppo di lavoro di questo reparto.
Avendo i bravissimi medici del S. Raffaele analizzata la mia residenza nel Salento, mi fu indicato per la gestione della chemioterapia l'Ospedale V. Fazzi di Lecce, indicandomi come riferimento la Dr.ssa S. LEO.
A Milano ho avuto una esperienza positiva, sia sotto l'aspetto umano, organizzativo e professionale. Pertanto autorizzai a trasmettere la documentazione alla Dr.ssa LEO.
La stessa professionalità è stata riscontata a Lecce ed onestamente non pensavo di trovare professionisti all'avanguardia. Aggiornatissimi che mettono in campo il loro lavoro con convegni ed incontri per analizzare i risultati riscontrati nei pazienti in esame.
Con la Dott.ssa LEO ho instaurato subito un rapporto di fiducia, non posso quindi dare un giudizio personale sugli altri medici, ma ascoltando altri pazienti, il coro è unanime sono tutti i medici allo stesso livelli, siano essi uomini che donne. Il rapporto umano che si crea all'interno del reparto, un paziente si sente di essere in casa propria.
Non solo i medici sono bravi, anche il personale infermieristico è altrettanto bravo, paziente, preparato, umano.
Quando sei in terapia, noti questo personale che continuamente gira a controllare i pazienti ed il loro sguardo è sempre sulle flebo che continuamente vengono sostituite e/o eliminate. E si nota come se ci fosse una gara a chi deve intervenire per primo sul paziente interessato.
Un giorno mentre ero in terapia, guardavo con curiosità i movimenti di un infermiere "GIANNI" dall'aspetto serio, ma con l'occhio vigile e attento per intervenire con dolcezza nel momento giusto per intervenire sul paziente.
Quando si avvicinava al paziente, quel viso serio diventava sorridente di un amico, fraterno e con la battuta pronta e di conforto.
Non solo questo: notavo anche con dolcezza spiegava ai corsisti di infermiere le operazioni corrette che dovevano eseguire.
La malattia è brutta, ma siamo fortunati di essere assistiti da questo personale che con devozione e professionalità, ci aiutano a dimenticare per qualche istante le ns. sofferenze e le ns. preoccupazioni.
Certamente non tutto è lodevole, alcune cose devono e possono essere corrette.
Un paziente non può essere sottoposto a tre anticamere prima di essere sottoposto in terapia.
La programmazione così come è attualmente prevista, non aiuta il paziente a tenerlo rilassato e tranquillo. Ma viene stressato dal momento che il tempo maggiore è quello dell'attesa.
Non so se questo commento viene letto dalle persone preposte, mi sento ugualmente spinto a segnalare questa sofferenza che a mio avviso e degli altri pazienti, si può e si deve migliorare.
A Voi tutti un abbracci ed un carissimo saluto.
Continuate così, GRAZIE.
G.A.
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