Traumatologia San Camillo

 
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SOLO DIMENTICARE

Questa storia comincia quando mia madre ricoverata al S. camillo, reparto di ortopedia, per una grave frattura al piatto tibiale, viene operata nel maggio 2007. Le impiantano una placca.
Durante il periodo di ricovero ci accorgiamo della grave disorganizzazione del reparto... medici irreperibili, mai un contatto per avere chiarimenti circa lo stato della paziente, infermieri abbastanza cortesi ma molto nervosi e vaghi. Intanto mia madre accusava forti dolori al ginocchio, ma pensavamo fosse normale dopo un'operazione del genere (terapia del dolore, questa sconosciuta).
Dopo un breve colloquio con il Dott. Pallotta, mia madre viene dimessa.
A casa continua ad avere forti dolori nonostante il toradol e gli antibiotici di routine. Alle due successive visite di controllo presso gli ambulatori del S. Camillo, i medici ci dicono che va tutto bene. Premetto che, secondo il loro parere, mia madre già poteva deambulare con stampella e invece era ancora sulla sedia a rotelle. I dolori continuano, i giorni passano: ben 30-35. Prima della terza visita di controllo, mi sembra fosse per la metà di Luglio, dopo l'ennesima notte passata in bianco, decido di portare mia madre al pronto soccorso del S. Camillo. Al pronto soccorso le fanno le analisi, vedono che c'è qualcosa che non va ma mi dicono di prendere un appuntamento per farla visitare presso gli ambulatori di ortopedia. La mia pazienza era all'esasperazione, grosse lacrime mi rigavano il viso, davanti agli impiegati degli uffici di prenotazione.
Pochi giorni dopo andiamo alla visita ortopedica, il medico di turno ci chiede subito come mai eravamo andate al P.S. invece di aspettare l'appuntamento di routine. Gli dico che c'é qualcosa che non va, dei dolori, della ferita che ancora non era rimarginata, dello strano dimagrimento di mia madre ecc. Ci manda a fare la radiografia e mentre ci allontaniamo, guarda mia madre e dice :" Non la vedo per niente male sua madre!".
Peccato che pesasse 35 Kg., non deambulava e, come abbiamo capito successivamente, aveva contratto lo Staffilococco Aureo.
Sono stati mesi di calvario: Spallanzani per curare l'infezione, altra operazione per rimuovere la placca ormai infetta, un deprecabile mese di "riabilitazione" al Forlanini in procinto di chiusura.
Il risultato dopo tutti questi anni è che mia madre è diventata una disabile alla sola età di 67 anni, non è più autonoma e su questo disagio si è innestata una grave depressione che la sta portando alla perdita della memoria.
Naturalmente dei "solerti " ortopedici del San Camillo che si fregiano di titoli e abilità tecniche, non ne ho mai visto ne sentito più nessuno.
Si può dire: "né prima, né durante, né dopo", alla faccia della coerenza.
Sarebbe stato un bel gesto almeno dire una parola gentile o dare un'attenzione che forse avrebbe potuto cambiare il destino di un essere umano.

Patologia trattata
Impianti placca piatto tibiale.
Esito della cura
Nessuna guarigione
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