Pronto Soccorso Ospedale Pescara
Recensioni dei pazienti
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Assistenza zero
Mio figlio è arrivato in pronto soccorso alle 19.00 con una lesione ad un occhio. Una infermiera gli ha detto che non era disponibile un oculista e che bisognava attendere molto. Alle 2.00 di notte, dopo un'attesa inutile non necessaria e vista l'affluenza, l'infermiera ha applicato a mio figlio un collirio e lo ha mandato a casa dicendogli di tornare l'indomani; questo senza un foglio di dimissione e senza che un medico si fosse degnato di guardarlo almeno in faccia.
Esperienza negativa
Inefficienza totale: ore di attesa per avere una diagnosi sommaria, non diagnosticato trauma vertebrale.
La paziente, mia madre, è rimasta 12 ore senza antidolorifico, per loro era solo un lieve trauma muscolare. In un altro ospedale (Chieti) hanno invece riscontrato la lesione di una vertebra (e scoperto un'ernia). Non aggiungo altro.
Lasciate ogni speranza o voi che entrate
Sono entrato oggi 15 agosto 2023 alle 15.00, sono le 20.52 e ancora non mi hanno nemmeno chiesto se abbia bisogno di assistenza. All'accettazione dicono che devo attendere, non si sa quanto...
Pessima opinione di PS e struttura
Se questo ospedale deve stare in piedi per la gloria, è meglio venga demolito subito!
Mio padre è arrivato mesi fa con un dito del piede in cattive condizioni e dolori. Lo dimettono dopo una notte con diagnosi "lombosciatalgia".
Lo riportiamo dopo qualche settimana, con febbre e tremolio; intanto il dito si gonfia e cade un'unghia. Lo abbiamo preso, dopo inutili ore di attesa, e portato a Chieti. Da lì viene di nuovo dimesso e dopo aver fatto un Angio-TC, attendiamo le risposte... mai arrivate.
Il ditone peggiora, con esso anche la febbre ed il gonfiore a tutto il piede. Fa una visita a Pescara su alla Chirurgia Vascolare, gli danno una terapia in attesa dei famosi esami che dovevano arrivare da Chieti. La terapia non va bene, continua l'infezione - " meglio dire gangrena" - all'alluce.
Oggi lo portiamo di nuovo in pronto soccorso per vomito, debolezza e febbre. Il dito è ormai in condizioni pessime. Adesso è da 5 ore siamo in attesa di non si sa cosa, dal momento che non ci sono codici rossi.
La morte di un uomo per bene
Sono le 5.45 quando un ambulanza lo porta al pronto soccorso (il posto dove non sarebbe mai voluto andare) lucidissimo, febbre a 39.7, vomito continuo. Si rende conto che è in una situazione grave e chiede lui stesso di chiamare l'ambulanza; la sua mente è lucida come un ventenne. Arriva e lo mettono in codice giallo. Lo raggiungo in pronto soccorso alle ore 8.00 del mattino, riesco ad entrare, lo trovo sudato, non sembra avere la febbre, ha sete, gli dò dell’acqua, mi dice “ aiutami, nessuno mi guarda, mi sento male “. Provo a chiedere alle infermiere, mi dicono fra 4 persone tocca a lui; protesto debolmente: “signora è un cardiopatico, fate presto”. Lui resta in silenzio, sguardo severo di sempre, attento, mi dice di nuovo “cerca di fare qualcosa, sento che sta arrivando la fine, tranquillizza tua zia, non farla preoccupare “.. Dopo un po’ mi fanno uscire, “non può restare signora “, protesto, è debole, gli sto accanto e non dò disturbo. "Deve andare fuori, ci pensiamo noi “. Lui conosce la mia indole, non si lamenta, non richiama l’attenzione di nessuno, composto come sempre, mi dice “chiama, chiama qualcuno, non farmi morire qui, non andartene “.. Devo uscire zio, non mi fanno restare, stai tranquillo, adesso ti visitano, la febbre sembra scesa, non ti abbandono, stai tranquillo. Alle 11.15 esco fuori. Quest’uomo perbene mi telefona la prima volta alle 11.47 ancora con il suo grido di aiuto sommesso e pacato: sei sicura che mi visitano? io sto sempre molto male e qui non viene nessuno. Cerco di dirgli che andrà tutto bene e che presto si prenderanno cura di lui . “Sì ma quando!? Quando, dimmi Luciana, ascoltami, mezz’ora? Quanto tempo? Provo ad aspettare, ce la faranno fra mezz’ora?.. “. Dopo di questa tante chiamate al mio telefono, alle 14.02 l’ultima telefonata di aiuto: non mi hanno ancora visitato, sono passate tante mezzore e qui da me non è venuto nessuno. Poi il silenzio, sono terminate le sue telefonate. Mi reco verso il pronto soccorso e mentre ero per strada mi avvisano che è morto. È morto con il telefono in mano tentando di fare la decima telefonata a sua nipote. È morto così, un uomo perbene, in un “pronto“ soccorso “. Da solo. Ma aveva 90 anni, sarebbe morto comunque... Era stato un grande imprenditore edile, aveva dato lavoro a centinaia di famiglie, costruito ponti e acquedotti, ha mangiato pane che puzzava di asfalto insieme ai suoi operai.
Nessuna accusa a nessuno.
Si fidava di me, e io non sono riuscita ad aiutarlo.
È morto un uomo perbene al pronto soccorso di Pescara il 2 giugno 2022 alle ore 14.45. Solo. Senza pronto e senza soccorso.
Si chiamava D’Attanasio Bruno ed era mio zio.
Pessimo trattamento
Abbiamo passato sei ore al pronto soccorso per una sospetta frattura del setto nasale dovuta a incidente di gioco a mio figlio di 13 anni e, in tutto questo tempo, non siamo riusciti nemmeno a farci visitare, nonostante avessimo riferito di una copiosa perdita di sangue e momentanea perdita di lucidità e conoscenza.
Siamo dovuti ricorrere ad altro presidio nel cuore della notte per risolvere nel giro di un'ora e mezza la situazione.
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