Pronto Soccorso Fatebenefratelli San Giuseppe
Recensioni dei pazienti
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Diagnosi sbagliata per ben due volte
Mi sono recata per due volte a distanza di 20 giorni, avevo occhi gonfi, prurito e dolore, la diagnosi è stata per ben due volte blefarite. Sono dovuta andare privatamente le due terapie che mi sono state date hanno peggiorato la situazione e non avevo trovato sollievo per nulla, la diagnosi era sbagliata, avevo dei calcoli in entrambe gli occhi.
Pessimo
Mia nipote, arrivata in ambulanza dopo una crisi per coliche renali con perdita di coscienza, è stata completamente ignorata.
Dopo 2 ore di sala d'aspetto senza alcun intervento o attenzione, e dopo una discussione con presunti medici ed infermieri piuttosto imbarazzante (pensavo di essere al mercato e non in PS), ho dovuto portarla via.
Mai capitato nella mia vita.
Ringraziamento e stima
Ogni tanto vengo ricoverato per una serie di patologie dovute al mio stato. Devo dire che come questa volta la dottoressa Robecco e la dottoressa Fornoni (che già in passato con me è stata gentilissima e bravissima per ben 4 volte) e la dottoressa Monforte, si sono superate in umanità, in professionalità e, sul serio, come attenzioni non solo a me, ma a tutte le persone che erano ricoverate, soprattutto le più anziane.
Le infermiere gentili e brave. Io sono stato ricoverato 14 ore e penso che il loro sia un compito non solo delicato e difficile, soprattutto dentro il discorso pandemia, ma anche un compito in prima linea, sempre sotto stress, eppure io le ho viste essere attente in ogni momento, ed è difficile...
Faccio loro i miei migliori complimenti.
Il peggior PS di Milano
Ci rechiamo in pronto soccorso alle ore 15.00. Da fuori la struttura sembra moderna e all’avanguardia, se non fosse per l’entrata del PS al quanto fatiscente, una porticina che si apre e si chiude con difficoltà con su scritto Pronto Soccorso. Aperta la porta troviamo uno stanzino al quanto angusto con 9 sedie, utilizzabili solo 6, che loro chiamano “accettazione”. Nella saletta d’attesa c’è anche un vetro il plexiglas che dà su una postazione, che noi però troviamo vuota e quando ci avviciniamo vediamo un infermiere che esegue e verifica l’esito di alcuni tamponi, ignorandoci del tutto. Nella saletta molto angusta è fredda c’è anche una porta scorrevole che però dalla sala d’attesa si può aprire solo con un codice che sa solo il personale sanitario. Chiediamo chi sia l’ultimo e ci viene detto che in quel piccolo sgabuzzino c’è gente che deve essere ancora accettata, o che sta aspettando da ore una visita. Ogni mezz’ora lo stesso infermiere che esegue i tamponi apre la porta e dice “il prossimo!”, il prossimo in che senso? E qualcuno si alza, dopo una certa però l’infermiere non si fa più vivo e molta gente si intrufola all’interno del pronto soccorso quando un magazziniere apre la porta con il codice.
Dopo un’ora non siamo ancora stati accettati, allora decidiamo di superare la porta scorrevole alla prima occasione. Appena superata, troviamo una fila di barelle con persone che stanno male e per recarci dall’unico infermiere dobbiamo fare lo slalom tra i malati - nessuna parvenza di Covid o non Covid. Il PS. nonostante il numero non troppo elevato di persone. sembra sotto pressione, quasi saturo, probabilmente per la carenza di personale. Finora abbiamo visto l’infermerie che fa accettazione, triage e tamponi, un dottore che entra di fretta nella saletta e il più velocemente possibile apre con il codice la porta scorrevole, che fa capire che non vuole ricevere domande. Dopo lo slalom tra le barella. ci avviciniamo al bancone dell’accettazione dove spieghiamo la situazione all’infermiere tutto fare; in tutto ciò dietro di noi abbiamo due barelle con due persone sopra, zero privacy. L’infermiere però ci invita a non restare in quel pronto soccorso dato che non c’è il reparto di ortopedia e traumatologia e neanche lo specialista e avrebbero potuto farci solo gli esami.
Il PS secondo me è organizzato malissimo, perché l’accettazione non può essere fatto un’ora dopo l’arrivo, infatti serve proprio a evidenziare la situazione e a dirottare il paziente.
Non ho nulla da dire sul personale, molto stressato, per la carenza. L’infermiere è stato molto gentile e disponibile nell’ascoltarci. Mi dispiace per il persone, il quale deve lavorare ogni giorno in questa situazione, dove c’è un solo infermiere che deve fare di tutto.
Mi ero recato lì perché volevo evitare di andare al Fatebenefratelli, ma vista la situazione al San Giuseppe, nonostante sia privato convenzionato, meglio quello pubblico.
Siamo uscito dal PS alle 16.30 per poi andare al Pini, dove invece abbiamo trovato la massima disponibilità ed efficienza.
Pronto soccorso San Giuseppe
Paziente molto anziano con scompenso cardiaco in edema polmonare, lasciato solo senza poter essere raggiunto da una figlia dalle ore 18.00 del 5/8/2020 (ingresso PS) fino al giorno 6/8/2020 alle ore 17.00, quando è stato ricoverato in attesa dell'esito del tampone covid e successivamente ricoverato nel reparto di Medicina.
Inoltre le due figlie hanno atteso sul marciapiede notizie mediche del padre che sono state fornite dal medico di PS SOLO alle ore 24.00 del 5/8/2020.
Ritengo che tutto ciò che abbiamo purtroppo vissuto sia insensibile, impietoso e assolutamente NON professionale.
Pronto soccorso
Otto ore d’attesa, stavo malissimo accartocciata su una sedia vomitando ininterrottamente e, nonostante le continue richieste di sacchetti, nessuno si è sognato minimamente di mettermi una flebo, se non appunto dopo 8 ore infernali...
Solo attesa
Ho accompagnato mio marito di 83 anni cardiopatico e portatore di PM al pronto soccorso di questo ospedale perché presentava i sintomi di un TIA (difficoltà di parola, confusione e disturbi alla vista) e lamentava un mal di testa molto forte in quanto aveva anche preso un colpo al capo. Premetto che mio marito era già stato ricoverato in neurologia presso questo ospedale per problemi di ischemia cerebrale ed assume numerosi farmaci anticoagulanti e antiaggreganti. Faccio presente la situazione all’infermiera dell’accettazione, che dopo avergli controllato pressione e glicemia lo manda con codice verde in sala di attesa (uno stanzone freddo e inospitale pieno di gente in attesa di essere visitata). Poi per 5 ore aspettiamo al freddo su un sedile di ferro senza nessuna informazione, mentre le condizioni di mio marito peggiorano. Chiediamo all’unico medico presente nella struttura quando potremo essere visitati. Ci risponde che non può fare previsioni, ancora una o due ore perché è solo e ci sono molti casi da seguire. A quel punto non ci resta che andarcene a cercare aiuto altrove. Ritengo che questa struttura così strategica, perché situata in una zona centrale di Milano e quindi facilmente raggiungibile, vada assolutamente riorganizzata e potenziata aumentando il personale medico e infermieristico, migliorando l’accoglienza e l’informazione ai pazienti.
Pronto soccorso accogliente
Il personale è stato estremamente cortese ed accogliente, dicendomi subito che ho fatto bene ad andare a farmi vedere anche se mi hanno dato il codice bianco. Mi hanno tenuto aggiornato sui tempi di attesa, tanti pazienti non sanno che basta rivolgersi all'accettazione per trovare risposte ai propri dubbi e tanta comprensione umana. Il tecnico radiologo mi ha trattato con i guanti di velluto e mi ha voluto tranquillizzare guardando subito le lastre e dicendomi che non vedeva niente di rotto. Ha risposto con completezza e senza alcuna fretta a tutte le mie domande. I medici si sono fatti spiegare le circostanze dell'infortunio dimostrando interesse per il mio caso, e hanno aperto la pratica per l'assicurazione. In totale queste tre ore al pronto soccorso sono state trascorse benino, in un ambiente che ho percepito accogliente, positivo, professionale ma anche cortese e simpatico.
Un Pronto soccorso da incubo
Trattenere una paziente di 93 anni (ed i familiari) senza definirne il ricovero o no, dalle 10.00 del mattino alle 23.00 di sera, credo sia assolutamente inaccettabile. Se poi aggiungiamo che si tratta di una disabile cui manca una gamba, abbiamo detto tutto. Giudicate voi.
Ringraziamento
Sono arrivata alle 3.00 di mattina e alle 3.10 mi hanno chiamata. Era il 2 aprile. Purtroppo non ho memorizzato il nome della dottoressa che mi ha accolto e che è stata efficientissima, umanamente ineccepibile e competente, decidendo il mio ricovero per una grave recidiva che in due mesi nessuno era riuscito a diagnosticare, neanche l'eccellenza lombarda dell'oncologia che mi segue da tempo. Anche se la diagnosi per me è stata una pessima notizia, devo ringraziare lo staff del pronto soccorso dell'ospedale San Giuseppe di Milan, che nel mio caso è stato ineguagliabile.
Insoddisfatto per l'assistenza
Ieri ho avuto una colica biliare e mi hanno ricoverato con l'ambulanza al pronto soccorso. Qui mi è stata misurata la febbre, la pressione e mi hanno chiesto l'intensità dei dolori che provavo. Quindi mi hanno consegnato una provetta per le urine e mi hanno detto di accomodarmi nella sala d'attesa ad aspettare il mio turno. Mi è stato assegnato il codice verde. La sala d'aspetto mi è sembrata decorosa e pulita, ma purtroppo anche fredda. Non sono riuscito a togliere il giaccone che avevo indosso e ogni tanto mi dovevo alzare dalle fredde sedie in alluminio per riscaldarmi vicino ai caloriferi. Nessun medico e infermiere si è interessato a me e alle mie condizioni di salute nelle 5 ore che sono rimasto lì in attesa. Ho anche provveduto a fare le urine nel barattolo, pensando che mi venissero richieste per essere analizzate. Mentre ero lì, dimenticato, altre persone arrivavano e andavano via. Ad un certo punto ho assistito ad una scena curiosa: sono arrivati 4 volontari di un'ambulanza con una barella con sopra una persona anziana, ma non riuscivano a lasciare lì l'anziana signora perché non gli era stato dato un letto mobile dove spostarla! Si sono dovuti fermare lì almeno un'ora! Dopo questa lunga attesa, fortunatamente i miei dolori si sono attenuati, anche perché avevo con me delle pastiglie di Buscopan. Visto il disinteresse nei miei confronti, dopo 5 ore ho deciso di fare ritorno a casa con mia moglie. Sicuramente non sono soddisfatto di questa esperienza al pronto soccorso.
Pronto soccorso da medioevo
Sono arrivato al pronto soccorso di notte con una mano rotta. Inspiegabilmente l'infermiera non mi accetta e mi dice di andare al Gaetano Pini il mattino dopo (dice che non è presente l'ortopedico in quel momento). Al G.P. intanto mi mettono il gesso. Il medico di base mi dice di andare al San Giuseppe per farmi curare perchè è un centro d'eccellenza della mano, in cui il personale è presente 24h/24. E mi scoprono una lesione importante: dicono che andava operato subito, infatti ora la mano ha perso dei movimenti e avrà sempre un dolore.
Senza saperlo ero andato al posto giusto e mi hanno mandato via. Pronto soccorso vergognoso.
Stile vecchio nosocomio
Sono andato al pronto soccorso con l'esigenza di fare una lastra. Tempo previsto 3/4 ore alla visita. Dopo 10 minuti sono uscito e l'ho prenotata privatamente altrove per domani. Mi preme stigmatizzare la scarsa pulizia, la scomodita', la pessima illuminazione e la logistica. Non credo che Multimedica, dopo avere acquisito questo ospedale, ci abbia investito un euro. Se volete un po' di ispirazione andate a vedere l'Auxologico, poi copiatelo pari pari.
Eccellente- dr.ssa Cocca, dr.ssa Martinoli
Dall'accettazione in P.S. fino al ricovero e alla degenza, ho incontrato medici, personale infermieristico e assistenza di qualità che non mi sarei aspettato di trovare in una struttura pubblica.
In particolare devo ringraziare la Dott.ssa Cocca Giorgia (brava-brava) e la Dott.ssa Elena Martinoli per aver saputo, nell'ambito delle rispettive competenze, vedere oltre quelli che erano i sintomi della patologia che mi aveva colpito.
Sono bravi
Reparto veramente ottimo sotto tutti i punti di vista: piccolo, moderno, pulito, tranquillo. Ma è l'assistenza infermieristica il vero punto di forza del reparto, tutto il personale unisce competenza professionale ad umanità e simpatia.
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