Policlinico San Matteo Pavia
Recensioni dei pazienti
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Pessimo
Ospedale estremamente sporco, scarsa igiene e attenzione verso i pazienti.
Passano più tempo a lamentarsi che alla cura del paziente.
Ortopedia traumatologia
Un calvario iniziato a novembre 2022: dopo 4 interventi alla gamba non sono riusciti a debellare un'infezione di 15 mesi. Dopo un primo chiodo endomidollare infetto, è stato tolto è messo un fissatore esterno, tenuto per 10 mesi patendo le pene dell'inferno; tolto l'Ilizarov, la frattura era praticamente come prima, quindi rimesso secondo chiodo endomidollare, ma infezione non controllata. Ora dovrò togliere ulteriormente anche questo, però ho deciso non sarà più il San Matteo, ma il Rizzoli di Bologna a fare il lavoro, perchè la mia fiducia oramai è venuta a mancare.
Gestione paziente oncologico al PS
Mio marito, paziente oncologico, è stato ricoverato dopo 24 ore con blocco renale. Sballottato da un reparto ad un altro perchè non c'erano posti, dopo una settimana è morto per infezione ospedaliera. Aveva 64 anni.
Pronto Soccorso
Paziente di 90 anni arrivato alle 11.00 del mattino, visitato alle ore 24.00.
Servizio pessimo, personale infermieristico maleducato, nessuna gentilezza.
Reparto maternità: molto da migliorare
Sono stata in questa struttura in occasione della nascita di mio figlio.
Anzitutto ho riscontrato una serie di errori durante i controlli pre parto, tipo impegnative intestate ad un’altra persona anziché a me; bambino refertato podalico durante l’ultima ecografia mente era già girato di testa da due mesi; permessi per datore di lavoro intestati ad altri; dimissioni che indicavano gravidanza da fecondazione assistita anziché spontanea.
E già queste cose non andrebbero prese alla leggera, anzi….
Veniamo ora al ricovero.
La struttura è sicuramente valida e nuova, ma tenuta molto male e gestita ancor peggio.
Gli spazi esterni sono adibiti a parcheggio selvaggio obbligandoti a fare lo slalom tra una macchina e l’altra senza alcun criterio ne’ logica.
Dopo il parto, avvenuto con il supporto di una ostetrica privata bravissima, ho riscontrato un esasperante esortazione all’allargamento naturale.
Da parte delle ostetriche ho notato una genuina voglia di rendersi utili spiegando bene gli attacchi al seno corretti e le varie posizioni alternative.
Non mi è invece piaciuto per niente l’atteggiamento delle pediatre, che ti fanno sentire come una aliena quando poni dei dubbi sull’allattamento al seno. Soprattutto quando, come nel mio caso, il bambino ha avuto un forte calo glicemico e loro stessi hanno dovuto ricorrere al latte artificiale perchè non avevo abbastanza latte. Mi hanno costretto a tirare con il tira latte nonostante avessi dolori fortissimi ai capezzoli.
Inoltre sono molto pressanti sul fatto di non dargli il succhiotto.
Capisco che seguano le linee guida dell’OMS, ma non ho riscontrato alcuna comprensione ne’ empatia nel reparto nido, a differenza invece del reparto ostetrico, che ha mostrato grande umanità e disponibilità.
Inoltre evidenzio pasti scadenti, mai corrispondenti alle scelte effettuate al mattino.
Personale sotto dimensionato.
Pulizie appena sufficienti.
La struttura potrebbe avere un grande potenziale ma l’attuale gestione e’ assolutamente migliorabile.
Voto complessivo 3.
Pronto soccorso
Porto mia moglie al PS alle 14.00 per dolori al petto e pressione 180 -240. All'arrivo prova di pressione e poi lì ad aspettare. Dopo 5 ore vado a dire a quella maleducata all'accettazione che quei sintomi fanno pensare a un infarto e ancora mi ribatte che deve aspettare il suo turno; alchè dico che "se succede qualcosa a mia moglie, guardi che non sa cosa le succederà!" - allora si decide e la mandano a fare un elettrocardiogramma con risultato: INFARTO IN CORSO.
Ovviamente ricoverata.
Sono rientrato alle 5.00 del mattino dopo, ora lei è in attesa che le venga messo uno stent.
Se potete andate altrove.
Pronto soccorso reparto oculistico
In data 19/08/2022 mi sono recata al pronto soccorso reparto oculistico del policlinico San Matteo per un controllo, con precedente telefonata per accertarmi che mi avrebbero visitata. Sotto Ferragosto, non avevo modo di contattare nessun oculista che conoscessi e il continuo peggiorare degli occhi mi hanno portato a volere rassicurazioni da un professionista e, visti i miei tanti precedenti in ambito, mi era sembrata un’opzione ragionevole.
Appena entrata in ambulatorio, il dottore non mi ha neanche degnata di un saluto o di uno sguardo, dopo un po’ di silenzio mi ha chiesto di spiegargli cosa avessi, senza neanche guardarmi; io gli spiego brevemente il tutto, ma ha continuato a rispondermi con tono disinteressato e poco gradevole. Potrei spiegare tutto per filo e per segno, ma mi limiterò a dire che mi sono sentita in difetto, come se ogni cosa che dicessi non avesse senso. Il dottore mentre mi sussurrava che sarei anche potuta non venire perché secondo lui non avevo NIENTE (nonostante occhi rossi, gonfi e due calazi), veniva sovrastato da due infermiere di fianco che parlavano dei fatti loro, ad un tono molto vivace; diciamo che loro compensavano il tono che mancava al dottore, e possiamo anche dire che delle loro “scatole”, argomento da loro prescelto, mi interessava ben poco, e già che ci sono, non mi sembra neanche educato parlare delle persone che si trovano fuori in sala d’attesa che accompagnano altri pazienti, davanti ad un paziente che si trova all’interno della stanza.
Ci sta essere stanchi, una giornata no, problemi personali o semplicemente essersi svegliati male, ma la vostra è una professione che non vi permette di sbagliare con certi comportamenti; in quella stanza l’unica persona che si è ricordata che aveva a che fare con degli esseri umani prima di tutto ero io, purtroppo, perché nonostante tutte le cose che avrei voluto dire sinceramente, mi sono limitata a ringraziare e salutare.
Inutile dire che una volta uscita mi sono messa a piangere e non per quello che mi aveva detto, ma per COME ME LO AVEVA DETTO. Non possiamo sapere chi ci troviamo di fronte e neanche se questa persona stia bene o no o come potrebbe reagire alle nostre parole. Mi dispiace che una figura come un dottore non sappia porsi con le persone, mi sono sentita a disagio e, per quanto potesse avere ragione o no, poco conta se non ti sai porre educatamente.
Un errore troppo caro
Pessima esperienza la nostra con il reparto di Ematologia.
Errori procedurali durante la selezione del donatore di midollo hanno fatto perdere tempo prezioso per curare la leucemia mieloide acuta di mio fratello.
Successivamente è stato un susseguirsi di azioni clinicamente valide per rimediare a questo errore;
nonostante ciò gli costerà la vita. Un ospedale ritenuto tra i migliori nel campo ematologico non può permettersi e non deve commettere questi errori.
Medici freddi e distaccati.
Poche comunicazioni con i parenti, in particolare più accentuati in caso di brutte notizie.
Mai un piano di B di riserva nel caso in cui il piano A fallisse.
Struttura (almeno quella per ematologia) completamente da ristrutturare.
Per me e la mia famiglia questo ospedale non esisterà più.
Esperienza in Chirurgia
Mia madre è arrivata con sub-occlusione intestinale per cancro del colon. E' stata operata due volte (primo intervento per rimozione del tumore; poi in seguito a perdita, secondo intervento, nuova perdita, proposta di terzo intervento con stomia, poi ritenuto inutile e quindi avviata alle cure palliative).
Abbiamo trovato personale a dir poco scorbutico, scarsa attenzione al degente, igiene pessima, si sono persi qualunque cosa, ogni medico chiama e dice la sua, mettendo in croce noi parenti in attesa di notizie. Pazienti troppo lasciati soli in questo periodo con le restrizioni dovute al Covid, vecchietti spaesati e spaventati assistiti in modo insufficiente.
Un lungo calvario
Il mio fidanzato è stato prelevato domenica 30 gennaio da casa alle ore 12.30 per fitte che partivano dall’inguine e stato febbrile preoccupante. Una volta portato in PS, nonostante il poco ‘traffico’ di pazienti, è stato lasciato agonizzante per ben tre ore totali senza essere preso in esame. Ci aspettavamo un test Covid-19 appena giunto in triage, ma i primi passaggi sono stati quelli di prelievo del sangue, test urine, Rx torace. Il prelievo del sangue è stato ripetuto perché la prima volta è risultato emolizzato. Dopo aver indicato al personale dove eseguire il prelievo, dopo svariati tentativi ci sono riusciti, ma facendogli male e creando degli ematomi. Solo in seguito a questi prelievi è stato eseguito il test per vedere infezione da Covid (dopo 3 ore) su indicazione del paziente.
Agli esiti degli esami il paziente, poco vigile, voleva fare comunicare il medico responsabile con un familiare, ma la comunicazione è stata brusca.
Il paziente è stato dimesso con alcuni esami negativi, ma senza piste di indagini ulteriori, solo con indicazione di rivolgersi al medico curante. Io penso che un collegamento di continuità assistenziale ci debba essere tra tutti i medici che vedono il paziente, non a compartimenti stagni.
Trovo altrettanto assurdo che non ci sia un infoPoint di comunicazione/informazioni tra la sala dove si trova il paziente e la sala di attesa dei parenti. Zero clima di fiducia e di collaborazione.
Profondamente delusa da questo sistema sanitario.
Il calvario è terminato alle 20.30 di sera.
Febbre altissima.
Astenia.
Il ricordo di un ospedale eccellente
Disorganizzatissimi, caposala maleducata, personale poco presente, il malato si sente un peso e non una persona che dev'essere rispettata. Non si può essere ricoverati e dimenticati in un letto..
Reparto Cardiochirurgico
Io non sono un esperto, spiego gli avvenimenti accaduti a mio padre Egidio, 72 anni, in buono stato di salute: è entrato al Policlinico San Matteo reparto cardiochirurgico, ancora gestito da Viganò, per un ricovero programmato: doveva fare esami al cuore, senza alcuna indicazione chirurgica e senza alcun tipo di urgenza. Terminati gli esami, doveva essere dimesso venerdì 25/02/2011. Ma, la sera prima, un Cardiochirurgo del reparto ha incontrato mio padre verso le 22:30 e gli ha consigliato un intervento chirurgico di By pass. Mio padre, così consigliato, ha accettato. Lunedì 28 febbraio 2011 è entrato in camera operatoria e durante l'intervento, verosimilmente a causa di un clampaggio non riuscito (come indicato in cartella clinica) ha subìto gravi ischemie ed è uscito dalla sala operatoria in coma totale. Il chirurgo che lo ha operato, all'uscita della sala operatoria, mi ha personalmente detto che l'intervento era riuscito perfettamente; successivamente mi ha confermato che aveva ben visto il problema di clampaggio, ma che non me ne aveva voluto parlare "per non allarmarmi". Mio padre è morto pochi mesi fa (dicembre 2012) senza mai riprendersi, dopo quasi due anni di coma totale, con tutte le sofferenze che si possono immaginare. Altri cardiologi hanno visionato la cartella clinica di mio padre non riscontrando, nel suo quadro, la necessità di un intervento chirurgico che, se anche fosse riuscito, non avrebbe probabilmente garantito benefici di vita. Stiamo valutando azioni legali contro il San Matteo. Aggiungo che nei reparti da noi frequentati, c'erano decine e decine di persone anche anziane ad attendere a volte per ore notizie di loro familiari, con solo 3-4 sedie a disposizione per tutti, nell'atrio degli ascensori. Nei tre bagni a disposizione dei visitatori (un bagno per ogni piano) da me personalmente visitati, non ho mai trovato nè la carta igienica, nè il sapone.
Luca Lambertini
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