Policlinico San Marco di Osio Sotto
Recensioni dei pazienti
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Disorganizzazione e scortesia
Ho dovuto fare un esame specialistico di controllo in radiologia. Cup ben organizzato, tempo di attesa 20 minuti. Arrivata in sala d'attesa del reparto di radiologia con quasi dieci minuti di anticipo rispetto all'orario dell'appuntamento, ho atteso (come indicato) che comparisse il mio numero di chiamata sul display. Dopo 20 minuti di attesa, in un clima di confusione tra numeri aggiornati sul display e chiamate a voce dal personale sanitario, una dottoressa chiama genericamente per ecografia, mi presento e mi si dice di attendere in corridoio (in piedi!). Dopo altri 20 minuti circa, finalmente vengo interpellata dalla dottoressa che doveva farmi l'ecografia, la quale mi riprende in modo scorbutico per il ritardo mostruoso: anziché scusarsi, ha imputato a me il loro disservizio, peraltro senza un briciolo di empatia.
Coronarografia di controllo
Mio padre, con varie patologie non gravi, è entrato con le sue gambe per fare la visita di controllo annuale, la coronarografia, già fatta varie volte al Papa Giovanni XXIII. Subito dopo l'operazione ci hanno detto che era messo male e che avevano fatto miracoli. Risultato: dopo 10 giorni è uscito in cassa da morto.
Inesistenti e, se presenti, maleducatissimi
Mi suocera aspetta appuntamento per controllo dopo frattura e ingessatura del 26 luglio 2020. L'ortopedico vuole vederla entro il 5 agosto.
Dopo tentativi telefonici, ho optato per richiesta tramite fax il 28 luglio. Ad ora nessuna risposta. Oggi mi sono recata personalmente al CUP: dopo 90 minuti di attesa mi è stato risposto che loro non sono in grado di dare informazioni su pratiche aperte via fax.
Amarissima esperienza
Dopo essere stato per ben tre volte in visita privata dal neurochirurgo dr. Tresoldi Fabio presso il "Centro Salute" di Bitonto (BA), affetto da "Spondilolistesi degenerativa e discopatia L5-S1 con perdita lordosi", sono stato sottoposto il 14/06/2017 ad intervento chirurgico con approccio per via anteriore (ALIF L5-S1) ad opera dello stesso neurochirurgo presso il Policlinico San Marco di Osio Sotto (Bergamo). Il risultato? Un "completo fallimento". Dell'intervento abortito mi è rimasto un segno indelebile: un'incisione sottombelicale trasversa di ben 13 cm. e non di "circa 5 cm." come riportato nella cartella clinica. Il neurochirurgo, uscito dalla sala operatoria, ha riferito a mia moglie che non è stato possibile procedere al posizionamento della cage ALIF a causa delle aderenze e della presenza di vene e arterie rigide, ed ha proposto di voler rifare l'intervento seguendo questa volta l'approccio posteriore con cage TLIF. Non si è mai fatto vedere, neppure nei giorni successivi, al capezzale del mio letto in ospedale. Pur continuando egli a venire a Bitonto presso il suddetto Centro Salute, non mi ha convocato per dirmi almeno a posteriori per quali motivi egli abbia voluto usare il metodo ALIF, visto che alle richieste da me avanzate, un mese prima dell'intervento, sui vari approcci possibili, sui rischi e sui benefici di ognuno di essi, ha risposto in modo secondo me evasivo e frettoloso. Sulle cause della "procedura abortita", egli non avrebbe dovuto sapere che alla mia età (78 anni) normali sono l'ispessimento, l'indurimento e la perdita di elasticità delle arterie e soprattutto delle vene, come dà per scontato la medicina ufficiale? Non avrebbe egli dovuto prendere in considerazione che le patologie e gli interventi chirurgici subìti da me nel passato (puntualmente indicati sia nella "scheda di accesso in ospedale" che nella mia "storia clinica" compilata nello stesso ospedale dal dr. Davide Molisani) sono, oltre all'età, la causa più frequente delle aderenze addominali? L'attenta valutazione di questi dati non avrebbe consigliato, invece, l'approccio della via posteriore, quella metodica cioè che lo stesso dr. Tresoldi ha proposto subito dopo l'intervento fallito e che è la tipologia più comune usata per la mia patologia e per la mia età?
Ogni professione ha una sua deontologia. La professione chirurgica esige, tra l'altro, il rispetto proprio e altrui, in una dimensione olistica nei confronti del paziente, il quale ha il diritto di essere informato in modo accurato, chiaro, completo e partecipativo sulle opportunità di eseguire un approccio invece di un altro, sulla procedura che si pensa di applicare durante l'intervento, sui rischi così come sui benefici delle varie metodiche. Non è consentita la "temerarietà professionale"! Chi si fa operare è spesso obbligato, e lo fa per una necessità di risolvere un problema che limita fortemente la qualità della vita.
Intervento inutile!
Mi dispiace molto dover scrivere una recensione negativa, perché ciò significa che io sto ancora molto male, anzi, peggio di prima. Il dott. Tresoldi mi ha tolto solo un'ernia, quando sia dalla tac che dalla risonanza si evincevano seri problemi come: spondilosi modic L3 L4 CON ERNIA DX RESTRINGIMENTO DEL FORAME + DISCOPATIA L3 L4 CON SPONDILOSI L2 L3.
Tutto già presente alla data del mio intervento (inutile, doloroso, costoso). Il dottore al controllo dice che posso andare a ballare, quando non aveva capito nulla della mia brutta schiena. Ma non solo, dato che al secondo controllo mi dice che forse avrei dovuto fare un altro intervento di stabilizzazione della colonna! Ancora non ci voglio credere sia capitato a me!
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