Pneumologia Ospedale San Paolo Bari
Recensioni dei pazienti
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Figlia di paziente
Accade in tempi di Covid, quando per far visita ad un parente in ospedale, si fa su prenotazione alcuni giorni dopo, in un tempo ristretto e con tutte le limitazioni del caso. Eppure accade!
Non trovo le parole, perché certi episodi non meritano parole e non dovrebbero verificarsi, eppure sono qui a scrivere mentre il dolore della perdita mi accompagna, unito alla tristezza e alla pochezza di ciò che ci è capitato.
L'11 settembre ho perso mia madre e il giorno dopo, recatami in reparto per ritirate i suoi effetti personali, scopro la mancanza di due fedi ed un anello che indossava solo poche ore prima, quando mi è stato concesso di starle accanto.
Ho chiesto spiegazioni, nessuno ha saputo darmi una risposta.
Non trovo le parole e non mi sforzo di cercarle... solo tristezza!
Plauso per un infermiere come pochi
A causa di una seria patologia respiratoria che l'ha colpita, mia suocera è stata inoltrata tramite il Pronto Soccorso presso l' U.O.C. Malattie dell'Apparato Respiratorio U.T.I.R. diretto dal Dott. Vito Picca. Trascurando le impressioni generali del reparto in questione e del suo staff medico, sento il dovere di esprimere il mio più sentito apprezzamento e ringraziamento per l'impegno che profonde nello svolgimento delle sue mansioni l'infermiere Pietro Corvace. Bene o male tutti gli infermieri occupati in questo reparto sono abbastanza solerti e professionali, ma il suindicato infermiere è dotato di educazione, umanità e disponibilità non comuni e riscontrabili negli ospedali pubblici.
Si cura solo colui che può guarire
Purtroppo questa storia ha un brutto epilogo, mio padre è finito in rianimazione, anche se con una buona saturazione ma una pessima ipercapnia poichè i medici non hanno voluto curarlo poichè defedato... per lui era inutile curare una persona che a suo parere poteva avere uno o due mesi di vita. Peccato che mio padre, oltre ad avere 80 anni ed una brutta BPCO, non soffriva di altro. E' brutto quando l'uomo gioca a fare Dio.
Ordinaria disumanità
Ci siamo ritrovati a dover assistere un padre ed un marito malato terminale e scontrarci con alcuni medici e infermieri di reparto affatto umani, opportunisti e dalla moralità cinica al limite. Un'infermiera si presenta così:.... "non mi date fastidio ed io non darò fastidio a voi..", e ha concluso con una serie di indisposizioni e vessazioni verbali e psicologiche.
Una dottoressa ha anticipato in modo crudele il destino di un uomo che pensava di poter guarire.
Siamo stati violentati psicologicamente da un personale opportunista e poco disponibile.
Non consiglio
In quel reparto ci ho praticamente vissuto per assistere un congiunto. Si tratta di un reparto dotato di apparecchiature che in provincia di Bari pare siano rare, anche se comincio a non esserne del tutto convinta. Il clima di quel corridoio è opprimente, perché continuamente reso pesante da chi lo dirige. Il risultato è che i parenti dei pazienti (il mio congiunto non poteva parlare perché con tracheostomia) sono letteralmente vittime degli altalenanti umori del medico, che spesso si abbandona ad aspri rimproveri, commenti non richiesti e, soprattutto, pone anche i suoi medici in un perenne stato ansioso, inficiando pesantemente la qualità del lavoro. In quel posto ci siamo sentiti in totale balia di quelle persone. Purtroppo non sono l'unica a pensarla così. Se potete, cercate altrove, soprattutto in presenza di patologia grave. E' stato il tassello finale dell'iter medico del mio congiunto (poi deceduto) ed uno dei macigni più pesanti di tutta la già penosissima nostra vicenda personale.
MALGRADO TUTTO BUONA STRUTTURA
Stamane ci siamo recati al pronto soccorso del San Paolo di Bari per mio fratello, affetto da crisi respiratoria. Preciso che il soggetto aveva come supporto personale una piccola bombola d'ossigeno. Bene, è stato visitato dal medico e invitato a salire al 4° piano per una consulenza. Con la sedia a rotelle ci siamo portati all'ascensore e lì è cominciata la nostra disavventura, in quanto per salire era necessario chiamare l'addetto che era in possesso della chiave.
Ebbene, la solerzia con cui si era svolta la prima fase è stata inutile, perchè dopo, per cercare il personale preposto, si è perso tanto tempo, tanto da far pensare che se fossimo saliti a piedi avremmo fatto prima. Conclusione: faccio una segnalazione alla superiore sede che il malato deve essere assistito dal personale sanitario, affinchè si possa coniugare celerità e servizio. Il paziente in oggetto si chiama Sigismondo Falco.
BARI 25/03/2013
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