Ospedale San Pietro Roma
Recensioni dei pazienti
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Una giornata al pronto soccorso..
Il giorno 21 dicembre 2015 ho portato mia madre, invalida al 100, di anni 76, al pronto soccorso dell'ospedale San Pietro, perchè aveva fatto una brutta caduta, in seguito ad una perdita di coscienza successiva ad una ischemia cerebrale (a cui é soggetta). Per l'operatore del pronto soccorso mia madre era da codice verde e quindi doveva dare la precedenza ai casi più urgenti, abbiamo atteso dalle 15.00 del pomeriggio fino alle 22.00 e, nonostante i miei continui solleciti, dopo 7 ore di attesa ci hanno detto che avremmo dovuto aspettare altre ore perche c'erano casi più gravi... Mia madre era piegata in due dai dolori, data la caduta, aveva nausea e mal di testa ma per loro non aveva la faccia da ischemia e poteva aspettare... Alle 22.00 passate siamo state costrette ad andare via perchè mia madre stava troppo male. Siamo state costrette ad andare in un altro ospedale. E' possibile che accadano cose del genere, é possibile trattare una donna invalida in questo modo?
Paziente con carcinosi peritoneale
Mi padre è stato ricoverato d'urgenza in data 11.09.2015 tramite pronto soccorso per tumore al colon maligno in fase avanzata, scoperto troppo tardi. E' stato operato dal Prof. Masoni e dal Prof. Hakan (asportazione massa tumorale visibile, colostomia e stents ai reni). In data 17.09.2015 il prof. Masoni, subito dopo l'intervento, ha confermato la diagnosi aggiungendo che il tumore è sfociato in una carcinosi peritoneale ma, sia in quell'occasione che la successiva domenica 20.09.2015, alla mia presenza e quella di altri 4 familiari, ha affermato che mio padre avrebbe potuto e dovuto iniziare la chemioterapia e dopo 3 mesi avremmo fatto di nuovo il punto della situazione. Dunque, pur consapevoli della gravità della situazione, ci era stato fatto capire che potevamo giocare ancora la carta chemio, o comunque che mio padre aveva ancora qualche mese di vita. In data 26.09.2015 mio padre è stato dimesso dal reparto di chirurgia generale - San Raffaele. La notte del 30.09.2015 (4 giorni dalle dimissioni) sono stata costretta a riportare mio padre nello stesso ospedale perché si erano gonfiati improvvisamente ed in modo spaventoso gli arti inferiori. E' stato nuovamente ricoverato, questa volta nel reparto di urologia. Abbiamo chiesto più volte spiegazioni sul perché di questo secondo ricovero, se c'erano stati problemi post operatori oppure se mio padre era ormai terminale (non avevamo remore a chiederlo, potevano parlare chiaro). Per giorni nessuna risposta. Il prof. Hakan sempre sfuggente. E' stato operato una seconda volta in data 03.10.2015 e la spiegazione che ci hanno dato (dopo che abbiamo inseguito Hakan) è che si erano formati grossi coaguli di sangue che avevano occluso gli stents che gli erano stati collocati dallo stesso Hakan nel primo intervento. Mio padre è stato dimesso per la seconda volta dal Responsabile di Urologia, il Dott. Grassetti, venerdì 09.10.2015, nonostante noi fossimo scettici sulle sue condizioni perché non si reggeva nemmeno in piedi. Ebbene, la domenica pomeriggio, per la seconda volta, ho riportato mio padre al pronto soccorso dello stesso ospedale ed è stato ricoverato in altro reparto, il Santa Giovanna Antida. Anche in questo caso i medici sempre sfuggenti alle nostre richieste di spiegazioni e soprattutto della reali condizioni di mio padre e concrete speranze di vita (= quanto gli rimaneva ancora?).
Ebbene, solo in data 15.10.2015 finalmente si sono degnati di dirmi che mio padre già al momento del primo intervento era in fase più o meno terminale e che la chemioterapia era assolutamente impossibile. Mio padre, che era stato illuso da un medico superficiale (che nel frattempo si è "sparito" da noi dopo le cose dette dopo il primo intervento, prima del referto istologico) fino ieri credeva di poter fare ancora la chemioterapia. Oggi è entrato in coma e nessuno ci ha avvisati. L'abbiamo trovato così quando siamo arrivati in ospedale.
Solo una parola: E SARESTE UN OSPEDALE RELIGIOSO? QUALE RISPETTO DEGLI OBBLIGHI DI COMUNICAZIONE VERSO IL MALATO ED I FAMILIARI? ZERO.
Per fortuna che sono venuta al San Pietro
Vorrei ringraziare il dottor Capuzi, la dottoressa Franceschelli e la dottoressa Pimpo che hanno trovato la causa del mio problema, che persisteva da circa un anno e che in altri ospedali era stato sottovalutato. Ci tornerei altre mille volte!
Grazie.
Gastroenterologia.
Indagini endoscopiche.
Per fortuna mi hanno trasferita!
Io ho avuto una pessima esperienza, troppe visite costosissime e inutili, ovviamente era necessario che le facessi da loro, ma questo poco male visto che ovunque si "specula" sulle donne in gravidanza. Comunque, il 5 giugno alle 10:00 vado in ospedale con contrazioni leggere, parto aperto di 4 cm., ma loro mi dicono che avevo rotto il sacco. E dopo il monitoraggio mi dicono di aspettare in sala di attesa, ove faceva caldissimo e dopo una giornata senza mangiare e bere mi dicono che mi devono trasferire perché c'erano solo stanze a pagamento più di 200€ al giorno. Alle 19e30 mi trasferiscono scrivendo che mi avevano fatto la flussometria, cosa assolutamente non vera, e non scrivono che ero sangue RH negativo, cosa molto importante per loro, che mi avevano fatto fare una visita a pagamento proprio perché dovevano scriverlo al computer.
Alla Santa Famiglia a via dei Gracchi, dove poi sono stata benissimo, si accorgono subito che il sacco non era rotto, solo che io sono arrivata distrutta al parto con forti giramenti di testa. Ma per fortuna ho avuto un bellissimo parto naturale e oggi nessuno mi toglie dalla testa che a villa San Pietro mi avrebbero fatto il cesareo, magari dopo la stimolazione del parto, come già mi avevano detto..
Reparto Ortopedia
Desidero elogiare questa struttura, ed in particolare il reparto ortopedia, il cui Primario Prof. Stefano Ghera deve essere annoverato tra le eccellenze della Sanità Italiana. Ciò per gli sforzi profusi dal personale medico e paramedico per sopperire alla mancanza di fondi dalla Regione Lazio. Un ringraziamento particolare al Prof. FIUME, professionista di rara umanità ed al prof. GHERA che ha reso possibile, in tempi brevi, l'intervento di neurochirurgia. Il ringraziamento va esteso a tutta l'equipe medica, alla Caposala e tutto il personale infermieristico.
Ortopedia al top!
Sono stato operato il 2 settembre per una protesi all'anca sinistra. Un particolare ringraziamento alla puntualità e precisione del Dott. Molfese, per aver gestito un intervento apparente semplice, ma con delle complicanze dell'ultimo momento, con grande ed estrema capacità professionale. Il ringraziamento è esteso alla sua equipe, nonchè all'anestesista, dotato di grande umanità e comprensione. Un encomio particolare agli infermieri e ragazzi del reparto che, con pochissimi mezzi a disposizione, nonchè in forza ridottissima rispetto al carico di lavoro, sono sempre presenti e con il sorriso. Che dire.. per la mia esperienza, assolutamente consigliato.
Fuori dalla competenza ospedaliera, ma non meno importante per la psicologia del paziente, un bellissimo giardino attrezzato di un'infinità di panchine, per "addolcire" la degenza.
Ginecologia
Mi sono imbattuta nel reparto di ginecologia per un raschiamento da aborto interno nel maggio 2014.
Ringrazio sentitamente la gentile professionalità dello staff medico, in primo luogo del dottor Brunetti e del primario di anestesia.
Ospedale ben organizzato.
L'intervento era minimo, ma ho fatto in tempo a cogliere la competenza dei medici, sia nel trattamento clinico che nell'approccio col paziente.
Due sere al pronto soccorso e niente posto letto
Siamo arrivati un venerdì sera per un forte dolore toracico lato destro, sudorazione fredda: visita avvenuta entro 20 minuti e, dopo 3 ore, eseguiti esami del sangue. Diagnosi: sicuramente non c'è stato infarto, ma attacco ernia iatale. Torniamo a casa, la sera compare febbre (oltre 38°), nausea eccetera; domenica lo stesso.
Quindi lunedì andiamo dal medico di base, che per scrupolo ordina di fare una ecografia alla cistifellea: calcoli e infezione in corso! Allora ci è stato detto di correre al pronto soccorso. Arriviamo al pronto soccorso del San Pietro, ove ci confermano che si deve fare un intervento chirurgico, ma ancora stiamo in attesa del posto letto.
Mio marito sta facendo ancora un'altra notte al pronto soccorso. Non si trova il posto..... Ma che paese è diventato l'Italia..? Snifff.. mi auguro che domani ci sia il posto.....
Eccellenza in ogni reparto
Mia madre è stata salvata veramente dall'equipe del professor Stefano Ghera che ha compiuto una operazione al limite dell'impossibile per tutti i professori che avevamo consultato prima in altri posti pure superfamosi. L'ha rimessa in piedi ma, soprattutto, la sua equipe multidisciplinare, nella persona del professor Adir Rabi, si è accorta di una anomalia quasi invisibile nelle analisi che ha portato alla scoperta di un tumore silente alle ossa, per cui ora è in cura sempre a Ematologia del Villa San Pietro. Un nostro particolare ringraziamento va alla dottoressa Ludovica Bendoni Pentimalli che è nello staff del professor Stefano Ghera e che ci ha seguito passo passo. La rianimazione post operatoria è incredibile, non ho mai visto una cosa del genere in tutte le operazioni che mia madre ha fatto nei vari ospedali di Roma. Ve lo consiglio con assoluta tranquillità d'animo e certezza del risultato.
Struttura che sembra uscita da un serial americano.
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