Ospedale San Giovanni Battista Roma

 
3.7 (76)

Recensioni dei pazienti

8 recensioni con 3 stelle

76 recensioni

 
(39)
 
(9)
 
(8)
 
(16)
 
(4)
Voto medio 
 
3.7
 
4.0  (76)
 
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3.6  (76)
 
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Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Riabilitazione

Mia madre si trova qui in ospedale per fare fisioterapia dopo intervento al femore.
Sono ben 15 giorni che ascensore e montacarichi sono rotti e i pazienti che devono fare ginnastica in palestra non la possono fare, dal momento che con sedie a rotelle non si possono muovere. Così fanno fare ginnastica nei corridoi, perdendo solo tempo e non facendo fare gli appositi esercizi.. Senza parole.

Patologia trattata
Frattura femore.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Intervento all'anca e fisioterapia

Buona accoglienza. Purtroppo riscaldamento acceso giorno e notte, quindi grande disagio. Palestra piccola, bagni quasi sempre guasti con perdite continue di acqua. Manutenzione scarsa, strumenti come carrozzine e altri in condizioni precarie.

Patologia trattata
Protesi dell'anca.
Esito della cura
Guarigione parziale
Voto medio 
 
3.3
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

Recensione su ricovero

Superato l’ictus, dopo 63 giorni di ricovero, esco in piedi ma con un esaurimento a 5 stelle!!! Regalo dovuto ai tanti disagi, ai cambiamenti e a mancanze organizzative dell’Ospedale.
Scrivo solo ora, dopo quattro settimane dal rientro a casa, perché ho dovuto placare la rabbia e il malessere causato dalle lacune e carenze dell’organizzazione della struttura, considerata da molti “eccellenza”.
Mi sento di dovere far conoscere tutte le difficoltà e i disagi incontrati in questi due mesi di ricovero.
Vado per ordine:
1. Il 19 gennaio 2022, primo giorno di ricovero, entrata semi paralizzata, dopo le visite di routine, è venuta una logopedista a valutare lo stato fisico di parola e deglutizione a seguito dell’ictus cerebrale. Dopo pochi minuti di valutazione, mi ha assegnato un vitto di “disfagica morbida”, consistente in pappe immangiabili che rimandavo quasi interamente indietro e che mi hanno indebolito ed infiacchito per 43 giorni: la dottoressa non è più tornata per un controllo.
2. Durante i vari esami per verificare lo stato pressorio e di frequenza cardiaca, mi è stato applicato un Holter "farlocco", che dopo 6 ore ha smesso di funzionare, spegnendosi. Ho chiamato affinché mi fosse rimosso ma, essendo sabato sera, l’ambulatorio cardiologico era chiuso e non hanno potuto rimuovere l’apparecchio, chiedendomi di portarlo comunque rotto per altre 20 ore. Esasperata, me lo sono tolto di dosso da sola perché una cosa guasta non si tiene, si sostituisce!!!
3. Durante il mio soggiorno sono stata sballottata per cinque volte in cinque camere diverse senza alcuna spiegazione e senza apparente motivo. L’ultimo trasferimento è avvenuto addirittura il giorno prima delle dimissioni con cambio di reparto (da R7 a R5). La stanza assegnatami era senza bagno: questo si trovava in corridoio, distante dalla camerata, pericoloso e difficile da raggiungere per un disabile. Inoltre, ho dormito senza coperta perché erano finite e non ne avevano più.
4. Dopo 2 mesi di riabilitazione con i cinque fisioterapisti dell’R7, cambiati a rotazione più volte, a tre giorni dall’uscita mi è stata sostituita la terapista con la quale avevo fatto più sedute e che ormai conosceva perfettamente tutti i miei problemi di deambulazione: stanca di dover ricominciare la mia terapia con un nuovo specialista al quale avrei dovuto spiegare tutto il mio percorso, esausta dei cambiamenti, ho rinunciato alle ultime sedute a mio discapito per protesta contro un sistema incomprensibile.
5. Tornata a casa dopo la dimissione, la prima settimana sono stata a trafficare per le ricette dei miei tredici farmaci della terapia giornaliera, poiché, al congedo, come ultima ciliegina sulla torta, alla consegna dei medicinali, mi sono state date due confezioni semi vuote sufficienti per la copertura di soli 2 giorni, compreso quello di dimissione: mi chiedo come si possa ritenere che una persona disabile il giorno stesso delle dimissioni sia in grado di recarsi dal medico di famiglia ed in farmacia in autonomia!

Ringraziamenti.
A tutto lo staff infermieristico della Riabilitazione R7 per la loro disponibilità e professionalità.
Ai cinque fisioterapisti, con un ringraziamento speciale e particolare alla dolcissima Luisa che, con la sua competenza e umanità, è stata la prima a rimettermi in piedi dalla sedia a rotelle e ad insegnarmi a camminare a 66 anni, supportandomi con la sua amorevole pazienza e sopportando tutte le mie fragilità e stranezze. Grazie! Di tutti Voi mi seguirà un buon ricordo, ma tutto il resto per me è da dimenticare.

Patologia trattata
Riabilitazione a seguito di ictus cerebrale.
Esito della cura
Guarigione parziale
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
2.0

Riabilitazione post-ictus

Agli inizi di gennaio 2019 mia madre, all’età 91 anni, è stata trasferita dall’ospedale Sant’Eugenio all’ospedale San Giovanni Battista per tentare una riabilitazione a seguito di un ictus.
Il quadro clinico è apparso subito piuttosto grave, la TAC evidenziò che l’ictus aveva interessato un’ampia zona del cervello. La riabilitazione motoria e gli esercizi di logopedia per la riabilitazione della deglutizione per i quali era entrata non riusciva a farli, perché la mattina per lo più dormiva poiché le si era alterato il ciclo sonno-veglia.
Sono stati effettuati esami diagnostici e cure mediche per seguire e combattere le patologie che intanto sopraggiungevano, tra cui una forte infezione alle vie urinarie, nel tentativo di ripristinare una certa stabilità. Essendo una paziente completamente non autosufficiente aveva bisogno di cura e attenzioni continue, le infermiere facevano quello che potevano avendo troppi pazienti da seguire e così, nel giro di poco tempo, essendo alimentata in principio col sondino naso gastrico e dopo in via parenterale, la bocca le si è ferita; si sono aggiunte poi lesioni da decubito sia nei talloni che nella zona sacrale, aggiungendo altro dolore a mia madre e a noi figli che assistevamo impotenti. Stava in una stanza da sola e non potendo neanche suonare il campanello, l’unico modo che aveva per ricevere attenzione era urlare.
L’incontro con la dottoressa Rossana Belluomo è avvenuto in corridoio, mentre il mio viso si solcava di lacrime che non riuscivo a trattenere, mia madre peggiorava di giorno in giorno ed ero scossa da un turbinio di emozioni, sensi di colpa, impotenza, confusione; lei mi si avvicinò, parlammo un po’, mi consigliò dei libri da leggere, partecipando in modo sincero alla mia sofferenza. Lei ci ha guidato (a me e ai miei fratelli) in quei giorni di forte disorientamento, a prendere coscienza del fatto che nostra madre era nella fase terminale della sua vita, che doveva essere trasferita il più presto possibile in una struttura più idonea dove potessero prendersi cura di lei nel rispetto della sua dignità fino all’ultimo istante della sua vita circondata dall’affetto dei propri cari a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Dopo cinque settimane fu trasferirla in un Hospice, la dottoressa Belluomo si offrì lei stessa di accompagnarla in ambulanza anche se oltre l’orario di lavoro.
Mia madre chiuse gli occhi per sempre sei giorni dopo.
Rendo questa testimonianza per ringraziare la dottoressa Belluomo per l’umanità e la vicinanza mostrate verso la nostra famiglia ma, soprattutto, affinché chi dovesse trovarsi nella condizione di avere un proprio caro nella fase finale della sua vita, vinca la resistenza a trasferirla in un Hospice, non è abbandonarla al suo destino, ma donarle la possibilità di essere prima di tutto una persona e poi un malato.

Patologia trattata
Ictus cerebrale.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
3.0

Riabilitazione post-ictus

Sono passati tre mesi da quando è morta mia madre e solo ora trovo la forza di parlare dell'esperienza che abbiamo vissuto presso l'Ospedale San Giovanni Battista. Mia madre il 3 settembre 2018 ha avuto un ictus e con l'ambulanza è stata portata al Sant'Eugenio dove, oltre all'ictus, le è stato diagnosticato un tumore al tronco encefalico (incurabile) e due aneurismi (uno al cervello e un altro all'aorta addominale). Dopo qualche giorno il primario di geriatria del sant'Eugenio ha deciso che - visto che per il tumore non si poteva fare nulla - si poteva almeno tentare una qualche riabilitazione per l'ictus e così è stata trasferita al san Giovanni Battista. Ad accoglierci quel giorno di metà settembre c'era la dottoressa Rossana Belluomo, che ha subito capito la gravità delle condizioni di mia madre, mi ha guardato teneramente negli occhi, come una sorella maggiore, e mi ha detto che non era quello il posto per una paziente grave come mia madre e che sarebbe stato meglio un hospice, senza vincoli di orario di visita, per poter stare il più possibile vicino a mia madre nella fase terminale della sua vita. E quindi con l'ambulanza l'ho riportata al Sant'Eugenio, scatenando le ire del primario il quale - sentito il primario del reparto Rodi1 - ha deciso che mia madre doveva tornare al San Giovanni Battista e tentare una qualche riabilitazione in attesa, dopo 60 giorni, di essere trasferita in una RSA. Mia madre era immobile a letto, era diventata afasica in seguito all'ictus e aveva bisogno di cure continue. Le infermiere erano molto gentili, ma avevano tantissimi pazienti da accudire, mia madre non riusciva né a parlare né a premere il campanello per chiedere aiuto e, per fortuna, stava in una stanza grande con altre cinque pazienti che, al bisogno, si attivavano per lei. La famosa riabilitazione non c'è mai stata, un fisioterapista fu molto chiaro, a questo proposito, con mio fratello, dicendogli che la fisioterapia era per pazienti con tutt'altre patologie. Dopo circa 40 giorni di degenza le condizioni di mia madre sono peggiorate, ha avuto delle crisi respiratorie e i valori erano tutti sballati. La dottoressa Belluomo si era affezionata a mia madre ed è stata di grande supporto pure per me, perché in situazioni del genere - ma direi in tutte le situazioni di malattia - è fondamentale avere ben presente quella che per me è la regola numero 1 di un medico, ossia considerare che si hanno davanti delle persone, con la loro individualità e la loro storia. Con molta dolcezza mi ha fatto capire che mia madre era terminale, abbiamo parlato con l'assistente sociale e finalmente il 7 novembre è stata trasferita all'hospice della clinica Annunziatella. Io sono stata avvisata tardi del trasferimento e, arrivata all'hospice, ho trovato la dottoressa Belluomo che era salita in ambulanza per accompagnarla all'Annunziatella, tenendole sempre stretta la mano e rassicurandola. Non potrò mai dimenticarlo e le sarò grata per sempre. Mia madre all'hospice ha trovato il posto più dignitoso per morire, le hanno fatto la terapia del dolore e piano piano, con noi figli e mia nipote vicino, se n'è andata per sempre.

Patologia trattata
Ictus cerebrale.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
3.3
Competenza 
 
5.0
Assistenza 
 
5.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

Ottima professionalità dei medici

Dopo una lunga degenza all'ospedale San Camillo, siamo arrivati al reparto La Valletta con mio padre reduce da un intervento di frattura del femore, aggravato da arresto cardiaco e embolia polmonare
Ringrazio in primis il Signore Iddio, poi la dottoressa Mistura e il dottore Sanzone per come lo hanno assistito e curato con grande umanità, semplicità e bravura e.. pazienza.

Patologia trattata
.
Esito della cura
Guarigione totale
Patologia trattata
Riabilitazione per frattura di femore con complicanze.
Punti di forza
Bravura dei medici e anche di alcuni infermieri.
Punti deboli
La pulizia, un po' scadente.
Voto medio 
 
2.5
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
1.0
Servizi 
 
2.0

Struttura improponibile

Indicatami come una struttura riabilitativa di eccellenza, e non posso dire che non lo sia, sono fuggito dopo un giorno per la sporcizia dei locali, dei bagni comuni e degli armadietti, per la trascuratezza ed il disordine dei reparti. Un minimo di tollerabilità è demandata solo alla gentilezza ed alla cortesia di una parte del personale medico ed infermieristico. Ma visitina ispettiva da parte di chi dovrebbe garantire professionalità igiene ed efficienza??

Patologia trattata
Riabilitazione post artroprotesi ginocchio.
Punti di forza
probabilmente il ciclo fisioterapico.
Punti deboli
Igiene.
Voto medio 
 
2.8
Competenza 
 
4.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

La Valletta: assistenza infermieristica pessima

Mio padre e' attualmente ricoverato nel reparto La Valletta sotto la direzione del dott. Cecconi. Purtroppo devo pubblicizzare episodi intollerabili e inaccettabili da parte di alcuni soggetti del personale infermieristico. In generale, l'assistenza e' comunque al limite della sufficienza ma in particolare ecco quello che ci e' accaduto. Una mattina abbiamo trovato urina nel cassetto del comodino di mio padre, che ha una disabilita' totale della parte sinistra dovuta al meningioma e pertanto non e' in grado di sollevarsi da solo, tanto che gli viene messo il pannolone perche non e' autosufficiente e viene trasportato su una carrozzina. Percio' lui non puo' essere stato, tanto piu che di notte viene sedato per riposare. Inoltre, da un altro paziente ho appreso che una notte gli infermieri di turno sono stati da lui stesso sorpresi a dormire e alla precedente richiesta di assistenza di mio padre, ripetuta piu volte per una necessita' reale, hanno risposto staccando il campanello per impedirgli di chiamare ancora. Insomma, sento molti pazienti lamentarsi degli infermieri e del loro pessimo servizio. Mi rivolgerò alla direzione sanitaria appena trascorse le festivita'.
Simona Bartoccini.

Patologia trattata
Meningioma.
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