Ospedale San Carlo di Potenza
Recensioni dei pazienti
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Pronto soccorso
Mi riferisco al PS, dove nel mio caso, dopo 3 ore di attesa, ho finalmente potuto incontrare sua maestà il medico, che non si è nemmeno degnato di guardare in faccia il paziente. Zero visita, zero diagnosi, mi ha accontentato con una RX. Devo dire che ho ricevuto tanta arroganza, saccenza e zero professionalità.
Un disabile lasciato solo, morire da solo
Mio cugino di 37 anni, disabile (paresi in tutta la parte sinistra del corpo a seguito di un intervento di asportazione di un tumore al cervello) è stato lasciato solo... Impossibilitato nel muoversi da solo, suonava per chiedere l’intervento delle infermiere, ma dopo pochi giorni gli viene allontanato addirittura il pulsante. Chiediamo l’ingresso della madre per accudirlo, avendo la 104 e due dosi di vaccino, ma viene ripetutamente negato per COVID. Mio cugino peggiora, seguono vari interventi per un drenaggio del liquor - che andava fatto molto prima - e si trova in una situazione estrema con febbre e alimentazione via flebo. Quelle poche informazioni che vengono date alla famiglia sono sempre le stesse... va tutto bene, la situazione è sotto controllo.
Mio cugino chiede aiuto alla madre, alla quale viene bloccato l’ingresso in reparto, mentre i dottori continuano ad affermare, seccati dalle ripetute richieste di informazioni, che va tutto bene, che non appena la febbre sarebbe scesa lo avrebbero fatto uscire. Conclusione? mio cugino si è spento da solo in una stanza di ospedale dove doveva restare per soli 3 giorni per un drenaggio, invece dopo due settimane e 3 interventi, il suo cuore ha ceduto per un arresto cardiaco.
Molte volte, oltre alla laurea appesa, ci vuole il cuore di capire una mamma e il bisogno di un ragazzo di 37 anni, martoriato dalla malattia, che aveva il coraggio di combatterla la malattia, ma non la solitudine..
Cronaca di un errore diagnostico
In data 04/02/2012 accedevo all’Ospedale “S.Carlo” di Potenza, U.O. di “Malattie infettive”, con diagnosi di febbricola di n.d.d., cefalea pulsante e contemporaneo “lasegue” positivo. Benché perplesso per la prima ipotesi diagnostica (sospetta spondilodiscite), accettavo il ricovero presso detto reparto e in occasione della visita d’ingresso esibivo una certificazione specialistica redatta dal neurologo di fiducia, al cui interno veniva prescritta una RMN encefalo e midollo “in toto”. Nonostante tale prescrizione, medici e primario pro-tempore si soffermavano solo sui sintomi che dall’encefalo si irradiavano alla colonna vertebrale, ragion per cui ordinavano una Risonanza Magnetica "lombo-sacrale", anziché dar seguito alla citata prescrizione specialistica, tacciata di eccesso da medicina preventiva ed "abusivismo diagnostico.
Diagnosi di dimissione dopo 6 giorni di ricovero: lombosciatalgia.
In realtà io avevo una MAV cerebrale in fase di rottura!!!
La diagnosi corretta veniva fatta presso altra struttura ospedaliera in Salerno (meritevole di encomio), grazie agli esami strumentali giusti: RMN Encefalo, Angio RM del distretto vascolare intracranico, Pan-Angiografia cerebrale.
A Potenza invece, nonostante le visite di rito in ingresso e nonostante gli esami espletati durante i giorni di ricovero, nessuno dei sanitari comprendeva che i sintomi riferiti andavano ricondotti ad un problema a livello di S.N.C., con conseguente emorragia subaracnoidea e successiva irritazione sciatica da raccolta ematica nel sacco durale della cauda. Anche la febbricola altro non era che un riflesso della MAV e dell’infiammazione del nervo sciatico, prodotta dal sanguinamento di tale malformazione vascolare ad alto flusso. Questo è solo il secondo dei tre casi di “malpractice” sanitaria di cui sono stato vittima e che sono stati oggetto di recensione su questo sito. Per la vicenda sopra descritta, lo scrivente intraprenderà un’azione legale risarcitoria per il danno da ritardata ed errata diagnosi, nonché per il ricovero nel reparto sbagliato (Malattie infettive anziché Neurochirurgia).
Con osservanza,
F. Musci
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