Ospedale Molinette Torino
Recensioni dei pazienti
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Pronto soccorso
Non sono stata trattata, ma la motivazione del mio ingresso in pronto soccorso è, fortissimo dolore a tutto il lato dx del volto, un dolore lancinante, un bruciore intenso che prende tempia, zigomo, mandibola e collo. Ho eseguito un impianto dentale il 13 di febbraio, ma dalla panoramica risulta tutto a posto. Questa sera effettuerò una Tac, ma il dentista al momento non sa pronunciarsi. I dolori sono sempre più forti e la pausa che mi danno gli antidolorifici purtroppo è sempre più breve.
Quando ci si reca in pronto soccorso il più delle volte non è perché a casa ci si annoia e si ha voglia di fare qualcosa di diverso e vedere gente, ma è perché si ha un problema... Io stavo e sto tutt'ora molto, molto male... Un medico degno di essere chiamato con questo nome ha il dovere almeno di provare a capire che cosa accade e cercare di risolverlo... Trovarsi davanti a giovani tirocinanti con poca voglia di lavorare fa chiedere in che mani sia il nostro futuro, se mai ce ne sarà uno visti i presupposti... Chi fa questo lavoro deve innanzi tutto amarlo, e qui tutto questo amore io proprio non l'ho visto. Grazie a questa indolenza, sono qui a chiedermi il perché di cotanto dolore, vorrei chiamare un'ambulanza ma sono frenata... Ovviamente posso permettermi di scrivere in questo momento, perché l'alta dose di antidolorifico sta iniziando a fare effetto.
Anoressia portami via
Sono stata curata presso il Centro dei Disturbi del Comportamento Alimentare per circa tre anni (anche se la psichiatra mi disse in seguito di aver sbagliato e che avrebbe dovuto concludere il percorso prima!) usufruendo solo del servizio ambulatoriale con visite psichiatriche mensili (gli altri specialisti come la psicologa, il dietologo, la dietista li ho consultati con visite private). Il mio giudizio, nonostante io mi possa, in questo momento, definire uscita dal tunnel dell’anoressia, è comunque negativo: la psichiatra (dalla quale non ho mai accettato un supporto farmacologico) inizialmente mi sembrava comprensiva, ma con il tempo ho cominciato ad essere davvero irritata dal suo atteggiamento, dai suoi commenti che spesso trovavo non consoni al suo ruolo e alla mia posizione di paziente... Penso di aver vissuto una fase di transfert positivo nella prima parte della relazione terapeutica che, non essendo riconosciuto dalla “specialista” (lei stessa, quando la resi partecipe dei miei sospetti, ammise di non essersene accorta), si è evoluto in un transfert negativo. Con il senno di poi, avrei voluto terminare il percorso molto tempo prima di quanto abbia fatto. Mi sento molto arrabbiata e amareggiata verso la dottoressa e verso il sistema stesso, che non permette in alcun modo ai pazienti di valutare l’operato dei medici, dal momento che sono consapevole che questo breve estrapolato del mio vissuto e del malessere che provo ora a nessuno importerà mai. Io esco da quel reparto davvero insoddisfatta del trattamento ricevuto.
Reparto Chirurgia
Reparto Chirurgia: in 7 giorni di degenza post chirurgia di ernioplastica complicata e operazione alla vescica, non mi hanno mai visitato e non hanno mai controllato la ferita.
Menefreghismo assoluto sulla mia ritenzione urinaria.
Ho avuto una ostruzione del catetere vescicale e mi hanno lasciato 14 ore con la vescica piena e forti contrazioni dolorose prima di chiamare l'urologo, mettendo a rischio la ferita, i punti di sutura alla vescica e la tenuta dell'ernioplastica.
Esperienza negativa
Mi sono trovata malissimo sia nel reparto di medicina interna, sia al COES.
Ho trovato scarsa organizzazione, arroganza di alcuni medici e, soprattutto, non sono stati in grado di farmi una diagnosi (nonostante gli esami parlassero chiaro).
Indignazione totale...
Ho 34 anni e sono alle 19esima settimana di gravidanza. Da circa un mese ho cominciato ad avvertire un fastidioso dolore ai denti. Spesso si dice che in gravidanza può accadere di avere purtroppo tale fastidio.
Poichè a distanza di una settimana il dolore (in quel momento ancora tollerabile) non passava, ho preso appuntamento in uno studio dentistico.
Lo studio è CEMISA che si trova in Via San Donato 96 a Torino. Sono stata visitata da un dottore, di cui non so neanche il nome in quanto la visita, poichè di controllo, era gratuita pertanto non mi è stato comunicato neanche il nome dell'inesperto dottore.
Scrivo inesperto perchè dopo avermi fatto una visita di 3 minuti al massimo, ha deliberato che da un primo controllo escludeva problemi dentistici e che probabilmente era semplicemente un'infiammazione delle gengive appunto derivante dallo stato interessante in cui mi trovavo.
Continuo a sopportare per altri 20 giorni questo dolore, confidando nelle parole del dentista e sperando di avere un sollievo maggiore andando avanti con la gravidanza.
All'ora di pranzo del giorno 31 ottobre (dopo 3 giorni di dolore intenso e altri 2 pronto soccorso da me visitati senza risoluzione), non sopportando più la situazione, mi reco al pronto soccorso Molinette di Torino dove spero di trovare il reparto giusto che possa darmi una mano.
All'accettazione inizialmente mi liquidano dicendo di prendere una tachipirina da 1000 mg., io piangendo e dichiarando il mio stato di gravidanza li supplico di farmi visitare da un dentista o da qualsiasi altro medico che potesse trovare una forma di sollievo al mio dolore. Ero esausta al minimo delle forze, dopo giorni senza neanche riposare.
Dopo circa mezz'ora mi ricevono e parlo con un chirurgo, il quale, non essendo sua materia, mi rimbalza al reparto Maxillo Facciale.
Dopo aver percorso a piedi un corridoio infinito, arrivo in questo reparto dove una serie di dottori stavano facendo la pausa pranzo e mi chiedono se avevo voglia di aspettare in sala d'attesa. Aspetto, aspetto e aspetto. Dopo 15 minuti non resisto più e dolorante e piangente mi reco nella stanza dove si trovavano chiedendo per favore di essere visitata perchè non resistevo più.
Mi visitano, mi guardano i denti, mi toccano le gengive e diagnosticano che il mio non è un problema di denti ma molto più probabile una nevralgia!
Mi rispediscono pertanto giù al pronto soccorso, al reparto di Neurologia, e dopo un'altra attesa di mezz'ora chiedo aiuto ad un infermiere per farmi visitare. Mi fanno entrare nella stanza, la dottoressa mi guarda quasi come fossi un povero diavolo e mi dice: "mi scusi, ma avanti a lei c'è ancora una persona!". Ormai sconsolata e senza più forze giro i tacchi e mi vado a sedere in sala d'aspetto. Dopo 10 minuti vengo chiamata e solita frase: "ma noi cosa possiamo farle?".
Mi misurano la febbre, avevo 37.3, il dolore era sempre più lancinante quindi mi fanno un flebo che purtroppo non ha alcun effetto. Dopo un'altra mezz'ora mi somministrano per via orale 10 gocce del famoso CONTRAMAL e dopo 1h e mezza dall'assunzione comincio ad avere un minimo di sollievo. La cura: 10 gocce al mattino e 10 alla sera.
Vado avanti per 3 giorni con queste gocce finchè nel frattempo mi reco a Roma perchè avevo prenotato l'amniocentesi in un centro privato.
Nei giorni a seguire, vado dal mio vecchio dentista che avevo a Roma prima di trasferirmi a Torino e, senza dovermi fare neanche la radiografia, controllando con un apposito strumento i denti mi dice: "Qui c'è una carie sul dente del giudizio. O la curiamo o lo togliamo".
Decido di togliere il dente, vi allegherei foto per farvi comprendere quanto la carie fosse profonda e ormai degenerata!
Ho patito le pene dell'inferno e tra dentisti ed ospedali nessuno, e dico NESSUNO, è stato in grado di vederla! Nessuno si è messo nei panni di una donna incinta con i dolori assurdi che può provocare un male ai denti! La sofferenza che ho provato non la posso dimenticare.
Neurologia (Parkinson)
Gli orari di visita vengono raramente rispettati con ritardi che possono superare l'ora, creando non pochi problemi ad un malato, specie se anziano. Ma il problema più grave riguarda la difficoltà a mettersi in contatto con il medico curante in caso di necessità. Può capitare che al telefono non risponda nessuno, oppure che, nonostante le comunicazioni lasciate all'operatore, il medico non vi richiami. Trattandosi di malattie gravi come il Parkinson, una tale carenza è semplicemente inaccettabile. Non vengono forniti consigli o aiuti di qualche tipo alle famiglie, che si trovano così ad affrontare da sole tutte le problematiche che il Parkinson comporta.
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