Ospedale Martini Torino
Recensioni dei pazienti
Filtra per malattia, intervento, sintomo
P.S. Psichiatria
La cura che seguo da anni non sta funzionando, con peggioramento generale. La Asl che mi segue, in assenza della mia dottoressa perché in ferie, mi manda al pronto soccorso del Martini. Per un'ulteriore consiglio, chiamo il medico di base che mi conferma di rivolgermi al pronto soccorso. Triage, accettazione, mi siedo per 7 ore in attesa della dottoressa psichiatra di turno. Va bene, attendo pazientemente. Mi riceve la dottoressa. Le spiego in maniera concisa il motivo della mia presenza.
Risposta: non avevi motivo di venire qui. Le tue motivazioni non giustificano la tua presenza al pronto soccorso. Io non posso fare nulla. Aspetta che la tua dottoressa torni dalle ferie. Sembri più arrabbiata che depressa. Il fatto che da giorni non ti alzi dal letto non è sufficiente.
Pronto Soccorso
Entrato alle 18.50 per una frattura del piede, dopo un'attesa di 3 ore mi fanno la radiografia, poi lasciato in corsia perchè non c'era l'ortopedico fino a tarda mattinata del giorno dopo.
Nessuna assistenza, niente cibo, sono stato sballottato dagli infermieri da un punto all'altro perche dovevano passare. Pure urtato al piede rotto dagli stessi infermieri che dovrebbero fare attenzione. Ho chiesto alle 20.00 una coperta perchè faceva freddo, all'una di notte mi chiedono se ero io che l'avevo chiesta... Non ho dormito tutta la notte. Non ho parole.. Pago le tasse come gli altri.
Pronto Soccorso
Arrivo all'ospedale Martini con estrema fatica. Nausea, giramenti di testa intensi e quasi totale assenza di udito.
Mi viene dato codice verde, e già qui ci sarebbe tanto da dire. Torno in sala d'attesa ed attendo su sedia un paio d'ore. Vengo visitata da un medico che a malapena mi guarda in faccia, mi chiede cosa mi sento continuando a scrivere al pc, mi tasta un po' la fronte, mi fa fare qualche test di movimento e NON mi controlla le orecchie nonostante gli avessi comunicato del giramento di testa e del poco udito. Mi manda a fare la Tac. Prima però chiede all'infermiera di prelevarmi 3 fiale di sangue. Questa non mi trova la vena, mi fa molto male. Alla fine dopo un po' riesce, mi fanno anche la flebo.
Nella sala d'attesa non riesco a stare seduta sulla sedia, chiedo una barella ad un'infermiera mi risponde sgarbatamente che devo stare seduta come tutti gli altri perché non ci sono barelle.
Attendo tantissimo seduta nel corridoio del pronto soccorso, una signora disperata chiede dell'acqua, passa un ragazzo in divisa (penso OSS) che dice che è solo di passaggio, scherzando con una collega. Ho assistito anche a due infermiere che imitavano i pazienti che arrivavano al pronto soccorso d'urgenza, urlando e sbraitando ed imitandone i lamenti. Devo andare urgentemente in bagno, chiedo di essere accompagnata ed inizia un passaparola dietro l'altro (mi stavo urinando addosso). Una OSS arrabbiata con il mondo mi aiuta ad alzarmi ma ops, cosa succede? Il tappino della flebo non era stato inserito bene, ed è subito lago di sangue. Borbotta qualcosa ed inizia a pulire. Vengo accompagnata a fare la Tac ed una ragazza con gli occhiali si lamenta che sta ancora lavorando con il collega, "faccio ancora lei e basta però eh!".
Vengo dimessa dopo 7 ore in totale, con una cervicale e vertiginite come diagnosi. Torno a casa, sto più male di prima.
Il giorno dopo alle Molinette mi trovano una otite gravissima (ma il carissimo medico del pronto soccorso non mi aveva minimamente guardato le orecchie).
Pessima esperienza
Ho pensato molto a cosa scrivere in questa lettera e finalmente, dopo un mese e qualche giorno, riesco a coordinare le idee…
Voglio iniziare dicendo che sono una madre da quasi due mesi e che ho partorito al Martini, ma iniziamo dal principio.
Sono stata ricoverata il lunedì mattina durante una visita di controllo per gravidanza a termine, dopo il tracciato mi sono recata a fare l’ecografia dove il ginecologo ha riscontrato poco liquido amniotico e ha deciso di trattenermi e solo successivamente indurre il travaglio. Bene, fin qui nulla di nuovo.
I problemi sono arrivati dopo, mettiamoci anche il periodo non meraviglioso in cui ho dovuto partorire e aggiungiamo un tampone fatto nel primo pomeriggio e il risultato che ci ha messo 10 ore ad arrivare e un induzione iniziata quindi a mezzanotte.
A induzione avviata sono stata mandata in reparto in camera, ci tengo a sottolineare che chiamarla camera è già un complimento dato che il bagno non funzionava e in 5 giorni di degenza in pieno puerperio, quindi non sto a sottolineare le milioni di volte in cui una donna ha necessità di cambiarsi, nessuno è venuto ad aggiustarlo e nessuno ha dimostrato un minimo interesse alla situazione … in sintesi dovevo usare il bagno del corridoio.
Dopo una lunga notte e un giorno di dolore metto al mondo mio figlio, è doveroso da parte mia ringraziare le ostetriche che sono state davvero gentili e disponibili nei miei confronti, un ringraziamento speciale va all’ostetrico Lucia che è stato davvero indispensabile.
Bene, mio figlio è nato alle 7.30 del mattino, dopo che siamo usciti dalla sala parto e trascorso una misera ora insieme, mio marito è stato allontanato e io vengo riaccompagnata in camera ( giusto per informazione, sto ancora aspettando che qualcuno ritrovi i miei pantaloni, misteriosamente scomparsi in sala travaglio).
La parte della storia per la quale ho deciso di scrivere questa lettera inizia adesso, ovvero il “nido” e le puericultrici.
Sappiamo tutti che dopo uno sforzo come quello del parto una donna ha bisogno di riposo e relax, bene, questo è quello che non succede nell’ospedale Martini:
appena tornata in stanza dopo il parto ero letteralmente piena di sangue, mi viene portato il piccolo e la prima puericultrice che mi si presenta davanti mi lascia la culla; la fermo sull’uscio chiedendole se poteva tenerlo qualche minuto (perché a questo serve un nido nell’ospedale e sbaglio o è il loro lavoro questo?) in modo da potermi fare una doccia, ma la gradita risposta che riporto testualmente è stata “ SE PROPRIO DEVE” e da qui ho capito che il rapporto non sarebbe mai stato idilliaco.
Nei giorni successivi le puericultrici che si sono alternate le ho trovate una peggio dell’altra, senza il minimo tatto e con un livello di arroganza e antipatia che toccava le stelle.
Bene, io e mio figlio siamo stati disturbati dal primo fino all’ultimo giorno di degenza. Sono stata introdotta all’allattamento in un modo quasi violento. Mio figlio è stato più di 24 ore completamente a digiuno, rischiando di essere disidratato perché il latte artificiale era "il vero demonio". A metà della seconda giornata, il bambino è stato preso e schiacciato sul mio seno senza poter respirare e obbligato ad attaccarsi in un modo davvero violento e pesante, distruttivo sia per me che per lui. Non vedendo risultati, la migliore tra le puericultrici, la signora Silvestri, dà la colpa alla mia conformazione fisica, ovvero ai miei capezzoli, obbligandomi e utilizzare il retro di una siringa come stantuffo per cercare di farli “uscire”, che anche in questo caso non ha prodotto risultati. Sono stata svegliata ogni due ore di giorno, di notte non potendo mai riposare o semplicemente dormire, sono stata additata come una cattiva madre perché mi sono permessa di addormentarmi verso le 23.00 e non ero schizzata in piedi al primo pianto del mio bambino.
Io capisco il periodo difficile, l’ansia e la paura del covid, ma un trattamento come questo non me lo aspettavo, tutto ciò per dire che sconsiglierò il vostro ospedale a chiunque mi chieda un consiglio.
Mi sono sempre considerata una persona forte e ancora adesso ho incubi e le facce di quelle “tate” mi tormentano la notte. Oltre a questo, tornata a casa e dopo soli 2 mesi, non ho più potuto allattare mio figlio, lo stress aveva influito anche su questo, mandandomi via il latte…
A volte per essere dei bravi professionisti basta una parola di comprensione verso donne che stanno affrontando un momento importante della loro vita, senza dovervi ricordare che anche le vostre madri-sorelle- mogli lo hanno passato o lo passeranno. e spero vivamente che scelgano un altro posto dove andare.
Saluti
PS: e compratele delle tende divisorie da mettere tra un letto e l’altro, uno non chiede tanto ma un minimo di privacy...
Tracciato e visita ginecologica
Sono dovuta andare al pronto soccorso mandata dalla mia ginecologa, sono alla 39+ 5 di gravidanza, perché ha rilevato dei battiti anomali nel bambino.. Sono stata trattata malissimo dall’ostetrica di turno (sono andata l’11/12/19 alle ore 15.00). Mi guardava male, mi parlava arrogantemente e mi ha fatto malissimo alla visita, facendomi fuori uscire tantissimo sangue. Sono stata sgridata per essere andata al pronto soccorso (neanche ci fossi andata di mia spontanea volontà). In poche parole, non riuscivo neanche ad uscire dall’ospedale per i dolori forti che mi ha fatto venire, non riuscivo neanche a reggermi in piedi dal dolore (provocato dall’ostetrica, alla quale continuavo ripetutamente a dire che mi faceva troppo male, ma lei se ne è altamente fregata).. Aggiungo che mi ha visitato a secco, e sarà anche per quello che mi ha fatto super male..
Prima ti dicono che se ci fosse qualche problema di andare in ospedale anche solo per un controllo (e ripeto che sono stata mandata dalla mia ginecologa); poi vai lì e ti sgridano per esserci andata. È la prima volta che mi è successo al Martini, ho sempre trovato ginecologi e ostetriche super bravi, per quello avevo intenzione di partorire qui.. Una donna incinta trattata così alla prima gravidanza è veramente vergognoso, soprattutto a persone come me che in ospedale, se possono, cercano di non andarci mai.
Spero che questo messaggio lo legga il responsabile e che prenda un po’ di provvedimenti.
Calvario notturno al pronto soccorso
Siamo arrivati alle 3.00 del mattino per sospetta appendicite di mio figlio. Dopo una flebo antidolorifica abbiamo atteso una visita medica di un chirurgo molto indisponente e seccato avvenuta verso le 7.00. In tutto questo tempo mio figlio è rimasto su una sedia a rotelle con un sacco di lettini vuoti a disposizione. Io e il fratello siamo rimasti separati in sala di attesa fuori mentre c'era la possibilità per uno di noi di stare a fianco del paziente. Ci hanno detto di attendere l'eco, che di notte non si poteva fare. Solo verso le 9.30 lo hanno adagiato su un lettino e gli ha parlato il nuovo medico di turno. Alle 11.45 stiamo ancora aspettando l'ecografia. Come si può giudicare questo servizio se non pessimo? Io sono andato a casa a mi ha dato il cambio mia moglie.
Pronto Soccorso
Pronto soccorso pessimo e personale scortese. Vi arrivo per una labirintite in corso. All'accettazione la signora mi dice che non ci sono otorini per potermi visitare, mi avrebbe passato a medicina, ma visita che mai farò causa lunghi tempi di attesa e disorganizzazione medica.
Ti rilasciano un foglio su cui seguire la tua pratica ai monitor.. quali monitor??? Spenti.
Pronto soccorso
Il pronto soccorso risulta costantemente intasato dai pazienti, ed ovviamente anche dai parenti. Possibile che in un ospedale così importante e con personale altamente qualificato, non si possa trovare spazio per un pronto soccorso più accogliente ed adeguatamente dimensionato alle esigenze della zona? Ci sono saloni dedicati alle macchinette per le bevande, e i pazienti invece giacciono in in dedalo di corridoi e stanzette ammassati uno accanto all’altro con spazio minimo per il transito del personale. I parenti sono sommariamente informati al momento, e poi allontanati senza alcuna previsione e o programma terapeutico previsto.
Abbandono
Il marito di mia madre è al Martini da domenica, è caduto in casa, soffre di diverse patologie, trema da parecchi giorni per cui ha bisogno almeno della visita di un neurologo. Niente, è sempre su una barella al pronto soccorso, non è venuto un medico a visitarlo; inoltre non fanno entrare neanche mia madre per assisterlo.
La salute è un diritto, non abbiamo chiesto una sistemazione dignitosa in reparto perché capiamo che non c’è posto e siamo pazienti, ma da qui a non visitarlo nemmeno è solo una vergogna. Saluti.
Pronto soccorso
Ho portato mia madre in PS la notte di Natale per insufficienza respiratoria. Pazienti e anziani ammassati nel corridoio del PS, ho sentito i loro lamenti per bisogni o dolori.. Dopo 4 ore ci hanno rimandato a casa per una semplice influenza - a loro dire. Due giorni dopo ho riportato mia madre in un altro ospedale dove è stata immediatamente ricoverata per scompenso cardiaco, causato dall'insufficienza respiratoria che già aveva il 25.
Oncologia
Dopo aver subìto un'operazione per asportare un tumore tra colon trasverso e colon discendente, mio papà, che all'epoca aveva 66 anni, viene preso in carico dal settore Oncologia, anche in virtù della buona esperienza che avevamo appena avuto al reparto Chirurgia. Subito dopo l'operazione, essendo lo stadio del suo tumore un po' dibattuto (G2, pt3, pN0) e non avendo metastasi, si deve discutere se fare o meno la chemioterapia. Premetto che durante l'operazione al colon, il chirurgo oltre al tumore indicato aveva trovato a livello rettale un GIST che era ancora benigno. Alla prima visita di controllo, senza fare nessun altro tipo di accertamento, gli viene detto che nel suo caso non è necessaria e che praticamente l'intervento era stato curativo, ma che ovviamente avrebbe dovuto seguire il follow up per individuare eventuali recidive. Mio padre inizia a seguire il follow-up. A Marzo 2016 durante una delle visite di controllo, il CEA risulta leggermente più alto della norma cioè a 5,6 (i valori ottimali sono compresi tra 0 e 5 e lui aveva avuto sempre un CEA intorno a 3,7), ma l'oncologa decide di non approfondire questo aspetto. A giugno il CEA è a 55, così mio padre fa i dovuti controlli tra cui una TAC a fine giugno dove viene indicata in sede epatica una singola lesione ripetitiva di dimensioni 3*2,5*3,5. Spaventati andiamo in visita con la dottoressa, che afferma che non è una cosa così grave e che sarebbe bastato qualche ciclo di chemio; poi l'asportazione della metastasi che si sarebbe fatta a Candiolo e altri cicli di chemio per consolidare. Disse ai miei genitori che tempo 1 anno e questa situazione si sarebbe risolta. Quindi mio papà fa una PET per verificare che ci sia solo quella lesione, si fa impiantare il Port e il 17 agosto 2016 (1 mese e mezzo dopo la TAC in cui veniva rilevata la metastasi) inizia la chemioterapia secondo lo schema Folfox6 + Avastin. Dopo 4 cicli, che sono stati sopportati benissimo, pur non essendoci una riduzione della metastasi si evidenza una risposta parziale, con un forte abbassamento del CEA. Dopo 8 cicli si ha invece una stabilità di malattia. Premetto che questi cicli di chemio sono stati soggetti a continui rinvii in quanto piastrine e globuli bianchi non erano sempre a posto (ovviamente), però in compenso non gli è mai stata data una qualche cura di supporto per fare in modo da limitare questa situazione e insomma battere il ferro finchè era caldo. Dopo 10 cicli, di cui 3 di mantenimento, la metastasi che secondo loro era invariata ma che inspiegabilmente da luglio ad agosto è passata da 3,5 cm. a 6,5 cm. di diametro, cresce ancora a quasi 8 cm. e compaiono altre 4 micrometastasi in altri lobi. Così mio padre inizia la terapia di seconda linea a base di Folfiri + Avastin. Questa nuova terapia, anch'essa sopportata benissimo a livello fisico tanto non sembrare malato, non sembra sortire gli effetti voluti e così a giugno c'è un'ulteriore estensione della metastasi più grande che arriva ad 11 cm., mentre le altre focalità rimangono invariate. A giugno la dottoressa gli dice che bisogna iniziare la terza linea di trattamento con un farmaco in pastiglie chiamato Regorafenib, dicendogli che durante quel ciclo di trattamento che sarebbe durato 3 settimane + 1 di sospensione avrebbe dovuto tenere sotto controllo la pressione e che si sarebbe potuto sentire un po' stanco. Così inizia la terapia domiciliare con Regorafenib, con controlli ematochimici fissati a fine ciclo (cosa alquanto singolare a mio parere in quanto con un farmaco nuovo forse bisognerebbe vedere il paziente un po' prima di 30 giorni). A 10 giorni dall'inizio della terapia, mio padre che era sempre stato attivo, non si regge più in piedi, passa le sue giornate a letto, non mangia, non riesce neanche a stare seduto sul divano a vedere la televisione. Convinti che fossero gli effetti collaterali e che il primo ciclo fosse più pesante degli altri, dopo 30 giorni andiamo in visita, spiegando tutto gli effetti collaterali che aveva avuto. Lei per tutta risposta dice che le sembrava strano e che una signora che prendeva lo stesso farmaco riusciva anche a guardare i nipotini. Quindi gli riduce il dosaggio da 4 compresse al giorno a 2. Altro ciclo di trattamento le cose sembrano andare un po' meglio, gli effetti collaterali ci sono, ma mio padre riesce a sopportare meglio la terapia e a vivere una vita più normale. Dopo 30 giorni va in visita fa gli esami del sangue e la tac di controllo. A questa visita di fine agosto mio padre chiede espressamente all'Oncologa se stesse morendo, ma la dottoressa gli disse di non preoccuparsi e di proseguire con la terapia, la quale avrebbe dato i suoi effetti dopo diversi mesi di trattamento e che la TAC non era andata male (nonostante il CEA fosse ad oltre 2000, la lesione era aumentata di dimensioni occupando l'intero lobo sinistro anche se presentava delle aree di necrosi e c'era la comparsa di una piccola lesione a livello polmonare). Mio padre inizia un nuovo ciclo sempre con dosaggio ridotto al 50% (cioè 2 compresse) e le cose sembrano andare un po' peggio rispetto alla volta precedente, ma comunque arriviamo a fine ciclo. Nella settimana di sospensione intorno al 21 settembre, notiamo che mio papà sta diventando giallo, quindi decidiamo di portarlo in Pronto Soccorso. Qui dopo avergli fatto le analisi del sangue, Radiografia al torace ed Ecografia, il medico del Pronto Soccorso dice che ha un tumore in fase avanzata che si muove molto velocemente. La Bilirubina è a 16. Viene ricoverato in DEA e in 9 giorni di degenza nessun medico ci ha detto chiaramente cosa stesse succedendo, i primi giorni dicevano che era grave, poi dopo qualche giorno ancora che non c'era molto da fare e che la sua fine era prossima. Il giorno dopo si libera un posto in Oncologia, viene trasferito lì ancora perfettamente cosciente e qui uno degli oncologi che lo ha seguito dice a mia mamma che non c'è niente da fare, se vogliamo metterlo in coma per non farlo soffrire e se siamo favorevoli all'espianto della cornea. Rimaniamo terrorizzati. Il giorno dopo (sabato) gli iniziano a mettere la morfina e quindi mio padre dorme praticamente tutto il giorno. Domenica sembra in uno stato di semicoma e invece il Lunedì mattina ha gli occhi sbarrati e dalla bocca gli esce un liquido verdognolo. Alle 11.43 del 2 Ottobre davanti ai nostri occhi, mio padre smette di respirare all'interno di un reparto che definire tale è un insulto. Dobbiamo avvisare noi i dottori della sua dipartita. In tutto questo, la dottoressa che lo ha seguito non si è fatta sentire nè durante il ricovero in DEA, nè tantomeno durante il breve ricovero in Oncologia. Mio fratello è andato a cercarla per chiedere spiegazioni e lei ha affermato che la situazione era critica già un anno fa (se lo era, perchè non farcelo sapere subito) e che la chemio gli ha semplicemente regalato 1 anno di vita in più. Le viene chiesto come mai su di lui non sono stati adottati trattamenti locali, visto che per 1 anno la malattia è stata confinata al fegato, e lei risponde che la sua malattia era sistemica vista anche la presenza del GIST reattale e che quegli approcci (Radioterapia, ChemioEmbolizzazione, Radioembolizzazione, Chemioterapia trans-arteriosa, Termoablazione) a suo dire non erano applicabili e che l'unica soluzione era la chemioterapia sistemica. Ad oggi (20 giorni dopo la morte di mio padre) non sappiamo se mio padre è morto di cancro, se è morto per gli effetti collaterali della chemio o di qualcos'altro nessuno ci ha spiegato nulla di niente. Neanche le condoglianze ci hanno fatto, umanità zero.
Maleducazione
Pessima esperienza con il reparto di ecografia e prelievi in gravidanza. Mia moglie, con tanto di ricetta e prenotazione per fare un tampone vaginale, è stata rimandata a casa con arroganza!
Parto ok, resto da dimenticare
Parto naturale con l'ostetrica Noemi, molto competente e tranquilla; peccato tutte le solite frasi da naturismo new age che ormai imperano quando si tratta di maternità e che sono inutili se stai soffrendo e bestemmiando come un turco ;)
Sala parto nuova e pulita, molto bella.
Personale ginecologico di valore, specie la dottoressa Gigante: competente e amorevole. Personale del nido penoso: ciuccio manco fosse veleno e poi scopri che per calmarli glielo danno persino con la pomata zuccherina sopra. Allattamento al seno iniziato con dolore e, nonostante le mie richieste "ma è normale che faccia così male durante tutta la poppata?", è terminato dopo due settimane di ragadi sanguinanti e dolorosissime. Nessuno si è neanche sognato di controllare il mio tipo di capezzolo, poco sporgente, e di suggerirmi sin dall'inizio i paracapezzoli. Dulcis in fundo, sono stata redarguita senza motivo per aver definito "carrellino" anziché "villetta sulle ruote" (no comment) e pessima esperienza anche con l'operatrice del nido, bionda con capelli corti, non ho fatto in tempo a memorizzarne il nome. Nel complesso migliore solo rispetto al Sant'Anna e al Maria Vittoria.
P.S. Ginecologia
Passata dal pronto soccorso per forti dolori causa endometriosi, sono stata trasferita nel reparto di ginecologia, dopo una visita completa del dott. Distratis Vincenzo e poi flebo, ho avuto problemi per le dimissioni, con il personale poco disponibile e la dott.ssa Gigante Valentina che mi ha trattata in modo ingiustificabile.
Infatti dopo non aver neanche letto la mia cartella, se n'è uscita dicendomi che se io sto male per l'endometriosi è soltanto colpa mia!
Purtroppo su questo fronte c'è ancora molto da lavorare e nonostante fosse una donna nel reparto di ginecologia, il contatto medico/paziente, ma soprattutto umano, è venuto a mancare.
Se succederà un'altra volta, non mi recherò più in questo ospedale.
Che amarezza!
Ambulatorio ecografia mammaria- ginecologia
La mia ginecologa mi ha prescritto una ecografia mammaria. Ho provato a telefonare (mattino) per la prenotazione diretta (cioè al reparto) al numero 011/70952253. La prima persona che mi ha risposto aveva un tono da scherno e scocciato: "dica". "Chiamo per prenotare un ecografia mammaria" - "signora qua non le prenotiamo.. deve richiamare a fine ottobre! Comunque le do' il numero di SovraCup: 840 750007!". Allora il numero verde è risultato inesistente... non squilla neppure! Non mi sono scoraggiata e ho richiamato per farmi dare il numero giusto! Mi ha risposto una signora, questa volta agitatissima. "Sì senta, io non lo so il numero del Cup! guardi su internet!" e senza avere il tempo di replica, mi sono sentita la cornetta del telefono sbattuta giù!
ALTRO EPISODIO: qualche anno fa andai al Martini per fare analisi del sangue. Dunque (dopo che prendi il numero) ti mettono in fila e come batteria ti prelevano il sangue.. e senti tutti i commenti delle infermiere riguardo o a qualche disavventura dei pazienti o qualche lite/discussione/ critica fra colleghe.. e se ti va bene ti capita quello che è accaduto a me: l'infermiera era arrabbiata per problemi suoi e mi ha lasciato un lividone nel braccio per una settimana e poco più! Direte: è normale! Peccato che ho fatto il prelievo presso altre Asl, ambulatori ospedalieri, e non ho mai avuto nè lividi, nè male!
Ginevra
Neurologia: scarsa assistenza
Mio padre si trova ricoverato dal 4 di gennaio in neurologia, dopo tre giorni presso il DEA. Io non ho mai visto un pronto soccorso così poco organizzato e sporco; il reparto di neurologia in compenso è pulito, ma gli operatori sanitari (tranne qualcuno) è meglio perderli che trovarli. Noi stiamo facendo assistenza dal primo giorno ed all'inizio abbiamo anche fatto notti, ma le forze cominciano a mancare.. e a sentire anche il medico, non era necessario! Peccato che la prima notte che non ci siamo fermati, papà è caduto dal letto - teniamo presente che ha un ictus e non è in grado di gestirsi. VE LO SCONSIGLIO.
PRONTO SOCCORSO MARTINI
Il giorno 26/6/2014 portavo mia figlia Carlotta al Pronto Soccorso del Martini per una contusione al polso sinistro. Dopo aver fatto la radiografia dove l'esito era "non si osservano immagini riferibili a lesioni ossee traumatiche recenti a carico della radiocarpica e carpo di sx", veniva rinviata al medico curante con bendaggio per 7 giorni. Firmato DOTT. FERRERO GIORGIO. Dopo parecchi mesi di continui dolori mi figlia fa una RM dove si evidenzia frattura a livello polo scafoideo. Ora deve fare un complesso intervento chirurgico che, se la frattura fosse stata diagnosticata subito, si sarebbe risolta con un intervento semplice. Possibile che un ortopedico non sappia che non sempre si vede bene l'osso scafoide ai RX e non indichi se dolore continua dopo 15 giorni rifare RX o fare una RM?
Pronto soccorso
Ho avuto diverse esperienze negative nel pronto soccorso dell'ospedale.
L'ultima occorsa a mia moglie il 25 marzo.
Accettata al triage alle 22.50 con dolori al torace e difficoltà di respirazione, viene visitata alle 01:30, i referti consegnati alle 04:40, con diagnosi di Toracoalgia di origine muscolo-scheletrica, e dimessa alle 04:54 e reinviata al medico curante.
Terapia prescritta: Tachipirina se dolore e Maalox 2 volte al giorno.
Per una Toracoalgia?
Risultato: 6 ore passate al pronto soccorso per non risolvere nulla.
Assolutamente carenti nell'assistenza e nulli per quanto riguarda le competenze mediche.
Pronto soccorso: al triage personale non preparato
Il giorno 14/01/2013 alle ore 9.30 portavo mia moglie (45 anni) al pronto soccorso con tutti i sintomi classici dell'infarto; un'incompetente infermiera al triage (dai commenti precedenti sembra che sia di prassi mettere al triage personale non preparato) le assegna il codice verde spedendomela in sala d'attesa mentre stava svenendo. Dopo una mia reazione molto decisa, la fanno passare nel giro di 10 minuti. Risultato: ricoverata in rianimazione con conferma dell'infarto e successivo intervento di angioplastica.
Se per questa leggerezza fosse successo l'irreparabile, leggeremo sulla stampa l'ennesimo caso di malasanità.
Se potete, evitate il pronto soccorso di questo ospedale, i casi di incompetenza mi sembrano troppi e la direzione sanitaria mi sembra che non voglia intervenire su questo delicato problema.
Indignazione
Sono stata mandata per una visita per asportare una piccola ciste a lato del labbro. Dopo la visita mi dicono di prenotare per l'asportazione, cosi' mi danno un'attesa di quattro mesi. percio' ieri mi presento con la prenotazione fatta quattro mesi prima, ma cosa mi dicono? "Signorina, non possiamo esportarle la ciste perche' si è ingrossata, percio' ha bisogno della sala operatoria, prenda un'altro appuntamento". Cosi' vado per prenotare un altro appuntamento ma me lo danno con un'altra attesa di sette mesi. Ora io chiedo: se prima con quattro mesi di attesa la ciste si è ingrossata, quanto diventera' dopo sette mesi? Allora cosa ci vorra' dopo la sala operatoria? Trovo inaudito che per un'incisione bisogni aspettare tutto questo tempo, anche perche' è un lavoro di soli 15 o 20 minuti.
Pronto soccorso
Siamo andati una sera a farci curare una colica renale, molto gentilmente hanno preso in carico la mia signora e le hanno fatto subito tutti i documenti necessari per essere subito sottoposta a una flebo di buscopan, ma non c'erano lettini per farla sdraiare, quindi è rimasta seduta per 4 ore, in attesa che i risultati degli esami del sangue arrivassero... la sera stessa un dottore ha visto gli esami ed era molto preoccupato per l'ipercalcemia.
E' tornata la mattina dopo per fare una ecografia, è rimasta altre 4 ore seduta ad aspettare e quando è uscita le è venuto un febbrone da cavallo che è durato 4 giorni. Dell'ipercalcemia non ne hanno più parlato,
Per terra c'era abbastanza polvere per fare un tupé a Lino Banfi.
Quando è stata dimessa hanno detto di fare una visita specialistica da un endocrinologo, il primo disponibile era libero dopo 3 mesi, siamo andati a pagamento dopo 3 settimane...
Lo specialista, appena ha visto gli esami, ha fatto subito attivare un ricovero d'urgenza, ma non eravamo al Martini.
Morale: una persona è stata male per 3 settimane senza motivo apparente...
Per il laboratorio di analisi sono stati abbastanza efficienti, solo un'ora di coda per il prelievo, mentre alle Molinette ci vogliono almeno due ore.
Altri contenuti interessanti su QSalute