Ospedale di Padova
Recensioni dei pazienti
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CUP pessimo
Sono andata a prenotare una visita cardiologica urgente. Mi hanno spedita al reparto Cardiologia, dove per prenotare la visita volevano il referto di un cardiologo, non bastava la ricetta con motivazione del medico curante. Mi hanno presa in giro e fatta girare da Cardiologia al Cup per dirmi alla fine che per minimo 60 giorni non c'era posto. Ho chiesto la stampa per poter chiedere di farmi fare visita in intramoenia, ma mi è stato detto "non ti dò niente". Inaccettabile.
Organizzazione zero
Il mio compagno si deve operare di idrocele. Inizia la procedura a novembre 2022 facendo varie visite e lo mettono in lista d’attesa a gennaio 2023, senza dare alcun periodo papabile per l’operazione (specifico che è un day hospital) ma dicendo la chiameremo. Si fanno vivi dopo un silenzio di sei mesi a fine giugno avvisando il giorno prima per il pre operatorio il giorno dopo, con la sbatta di dover spostare appuntamenti di lavoro, ma per salute questo ed altro. Chiedono addirittura il periodo di ferie, per operare prima o eventualmente dopo. Al pre operatorio non danno ancora un periodo papabile e spariscono. Il tempo passa, si fa luglio e il mio compagno inizia a chiamare tutti i giorni per avere notizia, ma ad urologia è tutto un “eh ancora non sappiamo” “chiamo io domani per farle sapere (quando mai?)” per poi sentirsi dire “noi l’abbiamo chiamata ieri è gli abbiamo detto la data e lei ha detto che non può” quando il mio compagno ovviamente non aveva ricevuto alcuna chiamata. L’altro ieri richiamano dicendo che la data scelta è l’8 agosto ben sapendo che quel giorno non poteva. Ribadendolo alla signora per l’ennesima volta ci siamo sentiti dire che aveva perso il foglio dove si era segnata il periodo di ferie (manco alle elementari raccontano balle del genere) e che ci contatterà (non so nemmeno se sperarci) a fine agosto, cosa che fra l’altro aveva già detto l’ultima volta che si erano contattati. Ora, tutta questa storia sembra una barzelletta per non cadere sul volgare. Io capisco che ci siano urgenze e tutto quello che vuoi, ma una persona non può aspettare MESI senza sapere nulla e non può non avere una stramaledetta data e sentirsi dire che è pure colpa sua che non può. Oltre il fatto che il problema che ha, per quanto non mortale e pericoloso, crea fastidi. Questo ospedale è decantato in tutta Italia per l’alta professionalità medica, che non metto in dubbio, ma iniziamo magari a mettere gente che sa lavorare anche in segreteria e al CUP e sfruttare al massimo i servizi, perché, per quanto poco, è una presa per i fondelli!
Mala organizzazione
Mio papà, deceduto dopo innumerevoli tentativi nel metterlo nella lista per il trapianto di fegato, è stato ricoverato a marzo per colpa di una mal organizzazione degli esami che gli erano stati richiesti già a ottobre. Gli mancava un ultimo esame, dimenticato totalmente dalla signora Elisa, che lavorava nel reparto Coordinamento trapianti. Con due mesi di ritardo e sotto insistenza nostra, questo esame è stato prenotato, e già da allora mio papà iniziava a stare molto male. Tuttavia era andato con le sue gambe all’ospedale, con tanta speranza e fiducia nei medici. Dopo quest’esame (che doveva essere effettuato due mesi prima) è iniziata la sofferenza. Dubbi su probabili tumori, sempre confermati negativi, indifferenza da parte dei medici giovani, zero umanità anche da parte del personale sanitario, il quale alle sue richieste di essere cambiato dopo ore che stava sporco, gli rispondevano che lui sta riposando sul letto e loro invece lavorano. Zero organizzazione: Dottor Grasso gli doveva prenotare un esame e ci dice che lo prenotano in giornata, per poi passare una settimana quando lui scopre che l’esame non era stato prenotato. Tanto tempo perso, TEMPO, che per mio papà era fondamentale. Gli dicevano che doveva essere il primo in lista per la gravità della malattia, tuttavia hanno solo perso tempo ed il suo stato è peggiorato. Il 3 maggio, mandano mio papà a casa, in due ore ci chiamano per portarlo via, lui faceva fatica ad alzarsi per vestirsi, lo hanno mandato fuori dalla stanza per vestirsi nella saletta d’attesa con la scusa che dovevano disinfettare la stanza; la stessa stanza con il bagno sporco di sangue per settimane raramente veniva pulito. Il giorno dopo mio papà ha la febbre per colpa di un’infezione e lo riportiamo all’ospedale. La dottoressa Arcangeli ci dice che doveva passare dal pronto soccorso, quando un paziente dimesso entro 24 ore ha il diritto di andare direttamente nel reparto, soprattutto nel suo stato. Ci danno codice bianco e stiamo lì ad aspettare due ore. Vedendo la sofferenza di mio papà, alle 20:00 vado su nel reparto e vedo la dottoressa Arcangeli, la quale con un’aria sorridente mi dice che lei è FUORI SERVIZIO e che non c’erano posti disponibili nel reparto. Dopo di che, un’altra dottoressa giovane si è avvicinata nel vedermi piangere e le ha detto che forse si era liberato un posto e che un paziente dimesso entro 24 ore ha diritto al ricovero immediato, cosa che la dottoressa Arcangeli continuava a negare. Da quel giorno lo riempiono di cure antibiotiche, una diversa dall’altra perché senza risultati, fino al cedimento totale dei reni. Non riusciva a respirare per quanta acqua aveva nel corpo e nessuno la toglieva con la scusa che non c’è abbastanza personale e i medici giovani non si prendevano le responsabilità. Nel frattempo il dottor Russo ci diceva che papà lo dovevano trasferire a Monselice per lasciare posto a pazienti più gravi, perché l’unica cosa che lui doveva fare era una cura antibiotica e che la poteva fare in qualunque posto. Non lo hanno portato a Monselice perché non c’era posto... In un giorno papà peggiora sotto i nostri occhi fino a portarlo in terapia intensiva dove, dopo tante sofferenze, tante speranze, in una settimana si spegne completamente.
Pronto Soccorso
Poco rispetto, ti urlano addosso solo perché lamenti il male. Si permettono di contraddirti sul tuo dolore. Ore di attesa sapendo che non riesco a stare seduta per un problema evidenziato. Consiglio: meglio starsene a casa e morire di dolore che presentarsi in un centro dove non hanno un minimo rispetto e organizzazione.
Otorinolaringoiatria
Ho incontrato il dottor Giuseppe Brescia per una cisti al seno facciale destro e devo purtroppo dire che è stata un'esperienza allucinante. Il comportamento del dottor Giuseppe Brescia è stato assolutamente inaccettabile sia sul piano professionale che sul piano delle relazioni umane. Intervento programmato, ma non eseguito.
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