Ortopedia Ospedale Sant'Andrea Roma
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Frattura omerale
Esperienza ortopedia a dir poco allucinante. Ricoverata per frattura omero non c'è stata da parte dei medici una presa di posizione se essere operata o portare il tutore. Hanno lasciato a me la decisione su entrambe le alternative, quando erano loro i medici a dover imporre la soluzione. Non ne avevo sentito parlare bene del reparto ortopedia ma la mia esperienza personale ha ratificato tutte le voci in tal senso.
Ricostruzione LCA con rinforzo Arnold Coker
Invito tutti coloro che presso il reparto di ortopedia del Sant'Andrea hanno subìto un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore, in particolare con plastica laterale di rinforzo secondo Arnold Coker, a segnalare in questa sede la loro condizione. Dopo tre anni sto per subire la seconda revisione dell'operazione. Non sono più uscita da questo incubo iniziato nella sala operatoria del Sant'Andrea.
Un anno di sofferenze post-operatorie
Sono stata operata il 23 Luglio 2015 per ricostruzione del crociato anteriore del ginocchio sinistro.
E' passato un anno, sono stata in cura da cinque fisioterapisti, ho seguito le indicazioni sia dell'ambulatorio sia del chirurgo in visita privata, ma sono ancora in terapia, al costo di circa 1000 euro al mese.
Al momento della dimissione dall’ospedale, non mi è stata fornita alcuna indicazione per attività riabilitativa tramite fisioterapia, se non di mantenere il tutore per 15 giorni e muovere le dita dei piedi. L’unico referente per la riabilitazione è stato uno dei fisioterapisti del reparto, che ha bocciato l’indicazione del Kinetek propostami dal mio fisioterapista di fiducia. Visto che le indicazioni verbali dell’ospedale confliggevano con quelle del mio fisioterapista, del tutto in disaccordo con l’assoluta immobilità del ginocchio costretto nel tutore e al mancato ricorso al Kinetek, ho accettato la proposta del fisioterapista del Sant’Andrea di farmi seguire da lui nel presupposto che, seguendo le indicazioni del team del Sant’Andrea, non avrei compromesso i risultati dell’operazione, ma, anzi, avrei ottenuto una efficace guarigione. Già ai primi controlli il ginocchio è risultato in ritardo nella flessione e rigido. I medici dell’ambulatorio mi hanno quasi colpevolizzata per questo ritardo e impaurita rispetto alle possibilità di ripresa, senza dare, altresì, alcuna indicazione fisioterapica che non fosse quella di aumentare la flessione. Anche da parte loro mi è stato detto che il Kinetek non si usa per la riabilitazione del ginocchio con ricostruzione del crociato anteriore con gracile semitendinoso. La riabilitazione del fisioterapista del Sant’Andrea, presso il mio domicilio, è stata non solo molto costosa, ma anche dolorosissima e inefficace. La ginnastica isometrica da lui insegnatami era veloce (!) e mi ha procurato un’infiammazione del piriforme che ancora mi affligge. Non mi ha mai mobilizzato la rotula, non mi ha mai praticato alcun massaggio (“non servono”), non ha minimamente curato l’estensione, ha solo piegato con forza e violenza. Liquidato tale professionista, sono tornata dal chirurgo, nel frattempo rientrato dalle vacanze, il quale, pur constatato il ritardo nella flessione, si è autoincensato per l’operazione fattami. Nel tempo ho scoperto che il rinforzo che mi è stato praticato è una delle cause del mio grave disagio fisico. Si tratta del rinforzo periferico Coker Arnold, che ha coinvolto il legamento collaterale (sano!) del ginocchio operato. E’ il fiore all’occhiello della chirurgia del ginocchio del Sant’Andrea, viene eseguito per lo più sulle donne che praticano sport (amatoriale e agonistico). Nessuno, né il chirurgo in fase di viste private preoperatorie, né il medico del reparto che mi ha fatto firmare un consenso informato generico e aperto a qualsiasi opzione operatoria, mi ha informato di questa tecnica, che sembra, invece, di routine. Il ginocchio è risultato estremamente più rigido e il valgismo di cui soffro è stato fortemente accentuato, causandomi iperpressione rotulea e severa condropatia (come da risonanza magnetica che ho deciso di fare a febbraio visto che ormai i dolori erano insopportabili). Ancora inconsapevole dei miei mali, mi sono rivolta nuovamente al mio fisioterapista di fiducia che per 15 giorni ha solo massaggiato il ginocchio, lo ha sgonfiato e con un semplice esercizio isometrico mi ha permesso di guadagnare l'estensione. Alla ennesima visita privata dal chirurgo, però, la flessione è risultata ancora insufficiente a causa delle aderenze. Il mio fisioterapista ha rifiutato l'indicazione verbale da me riferita di piegare e rompere con forza le aderenze e ha rinunciato all'incarico. Mi sono rivolta, dunque, a un fisioterapista indicatomi dal chirurgo. Dopo alcune sedute le aderenze sono state rotte (almeno in parte), tra grida e dolore, ma le indicazioni di esercizi da svolgere erano approssimative e casuali ("isometria?non serve"). Nessun massaggio, nessuna mobilizzazione della rotula, nessuna cura strumentale ("non servono"). Nel frattempo ho perso l'estensione: per ovviare a questo, il fisioterapista (circa 90 Kg) si è seduto per ben due volte sul mio ginocchio (soffro di osteopenia). Nel frattempo, dolorante e con deambulazione incerta, sono stata costretta dopo tre mesi a rientrare a lavoro. Mi sono rivolta, dunque, a un centro fisioterapico di zona, scelta che, comunque, il chirurgo ha condiviso: personal trainer, idrokinesi, 10 minuti di posturale, 20 di manovre, inizialmente una macchina con ghiaccio, elettrostimolazione. Dopo qualche miglioramento, riprecipito nel dolore e nella disperazione. A gennaio, sono tornata a visita privata dal chirurgo, che è rimasto incerto sulla situazione, mi ha proiettato la guarigione a periodi imprecisati (“con il caldo, a Marzo andrà a sciare, al mare starà meglio”), e ha sentenziato che preferiva un ginocchio rigido a un ginocchio lasso.Mi ha prescritto esercizi di rinforzo di TRX; ovviamente “cure strumentali e massaggi non servono”. Ho continuato per un altro mese la fisioterapia, ho aggiunto gli esercizi prescritti: sempre peggio. Ho fatto la risonanza: condropatia, iperpressione rotulea, liquido reattivo. Mi sono rivolta a una fisiatra. Mi ha fatto sospendere tutto; mi ha prescritto un'ecografia al livido (che ho ancora), sospettando una cisti di Baker. Dopo aver fugato questi ultimi dubbi, temendo la necessità di un secondo intervento chirurgico, mi ha mandato da un fisioterapista molto famoso per il ginocchio, tra l’altro sotto casa, che avevo nominato al chirurgo che, però, mi aveva poi indirizzata altrove, con gli esiti già descritti. A detta della fisiatra i problemi di cui soffro nascono in primo luogo da questa tecnica operatoria della quale al Sant'Andrea vanno tanto fieri. In secondo luogo l'immobilità iniziale e la violenza della prima fisioterapia hanno scatenato aderenze e un'estrema reattività della capsula. In questo studio, che mi segue ormai da Aprile, mi hanno rimesso a fare isometrica, grazie alla quale ho recuperato in due mesi l'estensione. Il ginocchio è stato piegato per tre volte, ho urlato solo una volta, ma l'articolazione è stata completamente sbloccata, anche se a freddo non riesco ancora a prendere il piede e a fare lo stretching del quadricipite. Non riesco ancora a sedermi sui talloni. Per il resto sono state usate tecniche manuali e strumentali per disinfiammare il ginocchio, tutte quelle che sia per il chirurgo sia per i fisioterapisti del suo entourage (il primo e il terzo nell'ordine) non servivano. Non sono ancora guarita, ma sicuramente sono meno dolente e anche il ginocchio sano non mi fa più male. Ma la ciliegina sulla torta è stato scoprire che il team di ortopedici del Sant'Andrea frequenta questo ultimo centro quando ha bisogno di fare particolari test agli atleti che sono in cura presso di loro. Aggiungo, infine, che nonostante un foglio informativo sul dolore presente nelle bacheche delle singole stanze, al reparto lo staff ignora le terapie antidolorifiche: la seconda notte dopo l’intervento, sono stata lasciata per ben quattro ore in preda a dolori lancinanti prima che finalmente decidessero di passare dalla tachipirina, o farmaco affine, almeno al Toradol, che, iniettatomi in endovena, ha fatto effetto solo dopo mezz’ora. Sconsiglio assolutamente di rivolgersi per problematiche ortopediche e chirurgiche al reparto di Traumatologia e Ortopedia del Sant’Andrea. Ancora oggi personalmente non sono in grado dire se il problema sia a monte (scelta arbitraria e non concordata di una tecnica chirurgica che su una donna di 46 kg è risultata devastante e menomante) o imputabile alle insufficienti indicazioni terapeutiche post-operatorie, precise solo nel rifiutare quello che, a detta di ben tre fisioterapisti da me variamente consultati e della fisiatra, sembra essere il protocollo più comune per la riabilitazione: mobilizzazione manuale e strumentale del ginocchio operato fin dai primi giorni, uso di strumenti fisici per disinfiammare. Questa è l’esatta esposizione dei fatti, eseguita esclusivamente affinché altri non debbano soffrire quello che da un anno sto soffrendo io sia fisicamente, sia psicologicamente, sia economicamente.
Ricostruzione LCA sx tramite artroscopia, rinforzo periferico Arnold Coker.
Intervento spalla Dott. Vadalà
Vorrei ringraziare il Dott. Vadalà che ha operato mio padre per una grave lesione dei tendini della spalla. L'intervento è andato bene e mio padre adesso riesce ad usare il braccio come prima della caduta. La struttura è molto bella e tutti sono molto gentili. La visita ai malati avviene ogni giorno. Un caloroso grazie al Dott. Vadalà per la sua competenza e soprattutto per la gentilezza e la vicinanza che ha avuto nei nostri confronti.
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