Ortopedia Ospedale Marino
Recensioni dei pazienti
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Pessima esperienza
Pessima esperienza. Non rispondono mai al telefono, impossibile parlare con un medico, infermieri molto scortesi e maleducati. Intervento chirurgico da farsi in urgenza entro le 48 ore, rinviato di 5 giorni!!! Per riuscire ad andare via e trasferirmi altrove, attesa infinita di un foglio di dimissioni.
Una clinica chirurgica che non opera d'emergenza
Una clinica ortopedica chirurgica che non può operare d'emergenza nel momento nel quale il paziente ne abbia bisogno, è a mio avviso inaccettabile. Che organizzazione catastrofica da parte della struttura organizzativa dell'ospedale che non gli permette di usare le sale operatorie fuori dai due giorni prestabiliti. Operare una frattura peritrocanterica dopo più di 48 ore, è un errore medico. Poi c'è da aggiungere che non mi è stato possibile, negli ultimi due giorni, raggiungere qualcuno via telefono (responsabili, segretaria, infermieri).
Figlia di paziente
Mia madre, 92 anni, è stata ricoverata una prima volta al secondo piano del Marino il 25 novembre, trasferita dall’ospedale di Isili, dove era ricoverata per una broncopolmonite, e dove cadendo dal letto si era fratturata il femore. Il medico che la ricovera le sospende immediatamente il Pradaxa dicendo che verrà operata il lunedì successivo con urgenza. L’indomani, un secondo medico sostiene che mia madre non poteva assolutamente essere operata in quelle condizioni. Il lunedì, un terzo medico conferma che è necessario curare la broncopolmonite, che l’intervento non è affatto da escludere. Il martedì viene trasportata nuovamente a Isili, dove rimane per circa tre settimane.
Prima domanda: i medici parlano la stessa lingua e, quando si parlano, si capiscono? Che senso ha trasportare una paziente anziana con il femore fratturato e una broncopolmonite in atto inutilmente? I medici della Clinica ci dicono che se avessero risposto loro non ne avrebbero consentito il trasferimento. Ma al telefono non ha risposto un centralinista, ma un medico, e a ricoverarla è stato un medico. A quadro radiologico risolto, e con la consulenza dell’anestesista, che afferma che mia madre poteva essere operata, viene nuovamente ricoverata al Marino. Ennesima sospensione del Pradaxa, l’intervento viene calendarizzato per il giovedì o venerdì successivo. Da lunedì alla domenica le fanno una Rx al torace e una consulenza cardiologica il venerdì all’ora di pranzo, l’eco al torace slitta inspiegabilmente.
Dal mercoledì mia madre accusa forti dolori alla gamba destra, non quella fratturata. Mai sentito mia madre urlare così dal dolore. I medici non capiscono perché, dal quadro clinico non risulta nulla, dicono. Chiedo se stiano proseguendo con la somministrazione del Perfalgan, rispondono che al Marino si somministra l’Orudis. Chiarisco che il suo cardiologo vieta la somministrazione di Fans, replicano che ne avrebbero tenuto conto. In realtà, il farmaco non glielo cambiano affatto.
Dal giovedì, oltre ai dolori mia madre giace in un improvviso stato di sonnolenza e torpore. Chiedo spiegazioni, voglio sapere se l‘hanno sedata, “ma quando mai” rispondono le infermiere, è soltanto appisolata, deve svegliarla. Più che svegliarla devo scuoterla per riuscire a farle mangiare e bere qualcosa. Dalla bottiglia a fianco al letto è sparita la cannuccia rigida che mia madre usa e quindi probabilmente sta anche bevendo poco, ma le urine sono a posto, sostengono le infermiere: “abbiamo appena cambiato il sacchetto”. Venerdì stessa condizione e stessa domanda:”Perché mia madre è in queste condizioni?, stessa risposta da parte del medico “non lo sappiamo”. Sabato stesso stato. Mangia qualcosa e chiede quando la operano.
La domenica una infermiera mi accoglie con un “Oggi sua madre non è molto brillante”. Perché usare eufemismi? Non si dovrebbe parlare in modo chiaro e trasparente? Di lì a poco muore. Il medico al quale, domenica mattina, chiedo di mostrarmi la terapia che sta seguendo, mi comunica che mia madre era arrivata già grave; il medico del terzo piano al contrario mi dice: ‘Mi dispiace molto signora, sua madre quando è arrivata non era così". Supponiamo che il medico in servizio nel reparto avesse ragione, se era già grave all’arrivo perché tenerla in reparto per una settimana, perché non rimandarla a casa e soprattutto, perché non dirlo?
Mia madre è arrivata che godeva di buon appetito, era reattiva, voleva essere operata per poi tornare a casa e sapeva che il periodo successivo all’operazione non sarebbe stato facile. Si vaneggia di reparti orto-geriatrici quando non si ha neanche la professionalità sufficiente a fornire risposte diverse da “non lo sappiamo- non risulta niente”. Io cerco di informarmi, faccio domande, è mio diritto sapere, i medici sono tenuti a rispondere in modo circostanziato, preciso e puntuale. Penso che adottare un atteggiamento di sano distacco sia indispensabile per chi lavora in ospedale, ma avere atteggiamenti di insofferenza, di supponenza, di presunzione e di mancanza di umanità, è tutt’altra cosa.
Ancora oggi mi chiedo che cosa è successo a mia madre in quei sei sfortunati giorni che ha trascorso al Marino. Non trovo risposta, rimane l’amarezza e la rabbia. Io posso soltanto affermare di avere quotidianamente chiesto ai medici come stavano andando le cose e che mai hanno lasciato intravedere preoccupazione alcuna. Medici, forse specializzandi, dei quali non conosco il nome visto che non si sono mai presentati e che non indossavano il badge, ma dei quali ricordo molto bene la fisionomia.
Un’ ultima cosa: oltre alla richiesta della cartella clinica, ho provato a mettermi in contatto con l’ospedale spedendo via fax e via email questo scritto. Nessuna risposta.
Esperienza aprile 2015
Ho messo voto 1 perché zero non me lo fa mettere. Ho avuto la sfortuna di andare in questo ospedale perché mi ci ha portato l'ambulanza. Ero in ferie a Cagliari nell'aprile 2015, ebbi un incidente in scooter. Dopo 5 ore di attesa mi visitarono con una caviglia che sembrava uno zampone, mi fecero i rx e mi liquidarono con una distorsione. Dopo diversi giorni di dolori tornai a casa mia in Toscana, dove i medici che mi visitarono mi fecero la diagnosi di frattura composta malleolo tibia.
Operazione a data da destinarsi..
Dopo 5 giorni dal mio ricovero per frattura scomposta bimalleolare, mi fissano l'intervento, eseguo la preparazione quindi digiuno ecc. ecc., ma l'intervento viene rinviato e non mi viene data nessuna comunicazione.
Il giorno dopo mi rimettono in lista, ero il secondo per l'esattezza per le ore 14.00 circa; quindi sempre a digiuno già dal primo avviso, ma alle ore 18.00 nuovo rinvio, sempre senza spiegazioni da nessuno!!!
Quindi alle mia richiesta di parlare con il medico per avere spiegazioni.. niente!!!! non si presenta, manda una infermiera che l'unica cosa che dice è che l'intervento sarà in data da destinarsi!... ma si può?
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