Ortopedia Ospedale Avezzano

 
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Segnalazione di prestazione non adeguata

Al Direttore Sanitario dell’Ospedale di Avezzano
Al Primario del Reperto di Ortopedia dell’Ospedale di Avezzano

Spett.le Direttore Sanitario, Spett.le Dirigente,
mi rivolgo a voi quali responsabili del servizio offerto ai pazienti dai medici della struttura ospedaliera di Avezzano.
Vi riferisco il caso di mia madre per evitare che analoghe situazioni si ripetano in futuro.
Mia madre, di 84 anni, autosufficiente seppur in equilibrio precario a causa di un’artrite reumatoide ormai cronicizzata da 20 anni, in seguito a caduta accidentale e frattura dell’omero, l’8 novembre è stata ricoverata nel reparto di ortopedia dell’Ospedale di Avezzano. La frattura era multipla e scomposta e perciò i medici hanno ritenuto necessario operare. Avendo mia madre battuto la testa nel cadere, è stata, prima dell’operazione, sottoposta a Tac, una immediata, una di controllo dopo 24 ore, che hanno dato esito negativo. In seguito all’operazione, avvenuta il 10 novembre e tecnicamente andata a buon fine, mia madre è stata per due giorni confusa e dissociata, cosa che spesso accade agli anziani sottoposti ad anestesia totale. Ha poi cessato di avere questo disturbo ma ha continuato a manifestare un malessere diffuso, lievi difficoltà respiratorie, conati di vomito e nausea, che le impedivano di mangiare, e sopore. Nel momento in cui facevo presente ciò ai medici del reparto di Ortopedia, non facilmente reperibili, perché per lo più impegnati in sala operatoria e presenti in reparto solo al momento della “visita” durante la quale i parenti dei pazienti sono allontanati, mi veniva risposto che era una situazione “normale”, che sarebbe passata nel momento in cui fosse tornata a casa, che non era il caso di nutrirla per via parenterale e che facevo domande ed osservazioni “improprie”. Nel frattempo, alla mia richiesta di provare a farla camminare (aveva un braccio rotto, non una gamba) o, almeno, farla sedere sul letto, mi veniva risposto che, avendo subito un trauma cranico, era meglio tenerla sotto osservazione (Quale? Da parte di chi? Era stata di nuovo sottoposta a Tac dopo 4 giorni e ad elettroencefalogramma, entrambi negativi…). Vista la situazione, secondo loro tranquilla, mia madre è stata messa in dimissione alle 13.30 del 20 novembre con la dicitura “parametri clinici normali”. L’ho riportata a casa in ambulanza, perché debolissima e non in grado di reggersi neanche seduta. A casa ha manifestato difficoltà a respirare e continuava ad avere nausea e conati di vomito. Dopo 1 ora ho chiamato il medico di famiglia che, arrivato poco dopo, ha diagnosticato una dispnea importante e affaticamento cardiaco e ha subito ordinato un nuovo ricovero, avvenuto tramite il 118 nella stessa giornata. In pronto soccorso le è stato assegnato codice rosso: era in acidosi e scompenso cardiaco e completamente disidratata. Dopo essere stata sottoposta a interventi d’urto per rianimarla, condotti con grande competenza dai medici ed infermieri di turno e il rianimatore, chiamato d’urgenza, è stata ricoverata nel reparto di geriatria. Lì è stata assistita con attenzione, penso, con competenza, anche se non ho elementi per esserne certa. Purtroppo i geriatri non sono riusciti a sanare lo scompenso metabolico in cui ormai versava. I reni hanno cominciato a non funzionare, il cuore è andato in affaticamento, i polmoni hanno cominciato a riempirsi di liquido. Il 28 novembre mia madre è morta.
Voglio credere che il tutto sia stato legato al fatto che l’intervento ha trovato un fisico debilitato dall’artrite reumatoide, che gli organi di mia madre non abbiano potuto smaltire la tossicità dell’anestesia e che perciò l’esito era ineluttabile. Sono però sicura che nel reparto di Ortopedia non è stata data giusta attenzione al malessere che lei lamentava, che non è stata presa in giusta considerazione la mia richiesta di aiuto e che mia madre è stata dimessa in una condizione di grave difficoltà fisica.
Spero che questa mia segnalazione possa servire perché i medici, che voi coordinate, attuino comportamenti più idonei alla loro professione, in modo che in futuro i pazienti vengano curati, o almeno considerati, con maggiore attenzione.

Avezzano, 11 dicembre 2017
In fede
Cristina Salciccia

Patologia trattata
Frattura omero.
Esito della cura
Nessuna guarigione
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