Ortopedia Ospedale Arezzo
Recensioni dei pazienti
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Frattura del femore
La paziente di 87 anni arriva all'ospedale con una frattura del femore destro (paziente affetta da altre patologie come morbo di Alzheimer e aneurisma aortico). Una volta ricoverata in ortopedia, il medico accettante Capria Oreste ci propone l'intervento chirurgico come opzione migliore, secondo il suo parere, per rimettere il prima possibile la paziente in piedi, parlando eventualmente di pochi giorni per raggiungere tale risultato (mai avverato), dato che prima della caduta camminava e non era in condizioni ancora tragiche. La stessa sera si parla, a fronte dei nostri dubbi, per una eventuale operazione da affrontare con una eventuale anestesia epidurale - e comunque di un consulto il giorno dopo, prima dell'intervento, con l'anestesista che avrebbe compensato i nostri dubbi (cosa mai avvenuta).
Il giorno dell'intervento, eseguito dal dott. Marco Mocchi, la paziente viene portata in sala operatoria e le viene eseguito un intervento con anestesia totale senza il consulto dei parenti, a cui viene fatto firmare un modulo di accettazione solo ad intervento iniziato ed eseguito ad anestesia Totale dall'anestesista Nannoni Sonia Alida, che pretende la firma del figlio che era non convinto nel firmare, in quanto pensava che una anestesia totale potesse avere conseguenze gravissime se non portare alla morte della madre; ma l'anestesista in modo deciso dichiara di essere la più anziana e competente nel suo mestiere, pretende la sua firma in quanto figlio. Secondo nostro parere avrebbe dovuto, in qualità di medico anestesista, valutare meglio le conseguenze riportate dall'intervento in anestesia totale, visto il quadro clinico della paziente, e informare meglio i familiari sui rischi e sulle conseguenze di un intervento di questo tipo. Ad intervento terminato il paziente viene riportato in camera dal personale infermieristico e non viene detto nulla ai familiari sull'esito dell'intervento, nè delle condizioni attuali del paziente, tanto che ad oggi noi non conosciamo ancora il volto del medico operante e trovo questo sia vergognoso. La paziente che prima, nonostante le sue patologie, riusciva a camminare e a condurre una vita dignitosa anche se non autosufficiente, ad oggi dal giorno dell'intervento il 12/09/2015 è stata ricoverata più volte per più complicazioni in reparti di MIG, MEDICINA INTERNA e MODICA ed è in fase terminale. Concluderei con il mio pensiero nel dire che non consiglierei questo reparto nè a livello professionale, nè umano per i medici con cui sono venuta a contatto in questa situazione, in quanto come familiare avevo diritto a conoscere la situazione in tutti i suoi aspetti e credo che a livello umano dopo un intervento un medico si debba presentare da un familiare in attesa a spiegargli il tutto, e non mandare solo il personale infermieristico a depositare in camera il paziente come se fosse un numero e non una persona.
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