Oncologia Policlinico Umberto I
Recensioni dei pazienti
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Peggioramento dei servizi
Oncologia del Policlinico Umberto I è andata nel corso degli anni progressivamente peggiorando secondo la mia esperienza.
Non è più da consigliare, peccato.
Ormonoterapia
La prima cosa che si nota di questo reparto, purtroppo, è inevitabilmente la disorganizzazione (migliorata senza dubbio dopo il Covid): raramente rispondono al telefono (più alle email); spesso e volentieri cambia il medico e bisogna ricominciare a raccontare tutto senza creare continuità in un percorso, che emotivamente è senza dubbio faticoso e frustrante. Ciò non toglie che si incontrino persone di cuore (anche se in tutto il percorso, ho notato che proprio gli oncologi sono i meno sensibili) e molto competenti.
La persona con cui mi sono trovata male in questo percorso è la Prof.ssa Mezi, che ho trovato totalmente priva di capacità relazionale con il paziente, empatia, capacità di comunicazione.
Carcinoma polmonare
Mio marito è stato seguito per la sua malattia dalla dottoressa Longo e, se non posso per mancanza di competenza, avere obiezioni dal punto di vista della terapia, molto ho da lamentarmi per l'aspetto umano e relazionale della dottoressa. In cinque anni mio marito è stato visitato una sola volta, mai auscultato, mai palpato ma affidato ai suoi assistenti che non facevano altro che registrare i risultati delle analisi e prescrivere i farmaci. Nel marzo 2013 la TAC evidenziava la presenza di una metastasi cerebrale, per la quale l'assistente di turno prescriveva radioterapia, sottolineando che non c'era fretta e prescriveva a mio marito la navelbine. Tralasciando i particolari, arriviamo a luglio 2014 quando, poiché mio marito non mangiava, ho cercato fin dalle ore 7.00 del giorno 24 di mettermi in contatto con la Longo, ho spedito fax e mail, ma solo alle 15.00, tramite Urp, sono riuscita a parlarle: mi ha liquidata dicendo che mio marito non avrebbe dovuto sospendere il cortisone (ma a noi lo aveva detto il suo assistente) e che dovevo rivolgermi ad un centro più vicino. Sono arrivata così all'ospedale di Sora, dove ho trovato cortesia, affabilità e soprattutto quella chiarezza che è completamente mancata a Roma. La situazione era purtroppo terminale, ma resta il rammarico di non essere mai, e dico mai, stata informata dell'evoluzione della malattia di mio marito. Perché nessuno mi ha mai detto che la navelbine era l'ultimo step della terapia? Perché nessuno mi ha mai detto che mio marito era esposto al rischio di crisi epilettiche? La mancanza totale di informazioni sul decorso della malattia e della terapia, l'essere stati visti sempre e solo da assistenti e a volte anche da altri medici che sostituivano gli assenti, l'essere stati liquidati con una mail di due righe in cui la dottoressa mi consigliava di rivolgermi ad un centro più vicino, non possono che farmi esprimere un parere di sfiducia, soprattutto dal punto di vista umano, nei confronti della dottoressa. Si parla tanto di diritti del malato, di deontologia professionale, ma forse ogni tanto un corso di aggiornamento su questi argomenti, rivolto a chi opera in un settore così delicato, non farebbe male. Grazie dell'attenzione.
Molte carenze
La dott.ssa Longo è sicuramente molto competente, ma con dei modi di trattare le persone molto "particolari" e sempre molto aggressiva verso gli specializzandi. Alla fine abbiamo deciso di passare ad un altro ospedale, dove l'accoglienza ed anche la chiarezza e la professionalità di tutta l'equipe è, a mio personale avviso, nettamente superiore.
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