Oncologia Casa Sollievo della Sofferenza

 
3.8 (28)

Recensioni dei pazienti

5 recensioni con 2 stelle

28 recensioni

 
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(7)
 
(5)
1 stella
 
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Voto medio 
 
3.8
 
3.5  (28)
 
3.4  (28)
 
4.4  (28)
 
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5 risultati - visualizzati 1 - 5  
 
Per Ordine 
 
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

Esperienza in Oncologia

Mia cognata è stata in follow up per diversi anni in questo reparto, dove è stato ignorato un marcatore tumorale senza far fare mai una TAC, sebbene richiesta più volte dalla stessa paziente. Adesso ha una recidiva diffusa e più aggressiva. Ovviamente mia cognata ha lasciato la struttura, anche perchè i tempi di risposta sono molto lunghi. Non consiglio a nessuno l'esperienza vissuta a Casa Sollievo.

Patologia trattata
Tumore al seno.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Non consiglio

Nessuna umanità. Ore ad aspettare il personale medico. Il day hospital oncologico è un vero inferno: in tempo di Covid, tutti gli ammalati ammassati in una sala d'attesa senza alcun comfort. Dottoresse che entrano ed escono dalla stanze di visita senza attenzione per i pazienti, che si sentono dei numeri.
Se poi i vostri cari sono anziani, se ne strafregano alla grande.

Patologia trattata
Tumore uterino.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
5.0
Servizi 
 
1.0

Impianto Port invece del PICC-Port richiesto

Sono una paziente oncologica della Casa Sollievo della Sofferenza da circa 1 anno. Mi è stato impiantato un PICC per le infusioni di terapia chemio, su mia richiesta. Dopo 1 anno, considerata la scarsa praticità del PICC, per essere esterno, per essere scomodo per le docce e l'estate in generale, ho chiesto di essere impiantata con un PICC-PORT che avevo visto su internet e, anche essendo anche questo sul braccio, non aveva le scomodità dell'altro, essendo tutto sottopelle.
Il medico impiantista, di cui non faccio nome (tanto è solo lui che lo fa), mi ha detto che nel mio caso era meglio un port, che non si sarebbe visto, che lo avrebbe posizionato in modo tale che potevo indossare un vestito scollato, che impiantano gli stessi anche ai bambini. Quello che non mi ha detto è la verità, e cioè che a San Giovanni Rotondo non li impiantano i PICC-PORT (non ne hanno le competenze!). Mi sono pertanto ritrovata con una scatolina tipo porta-pillole sul decollete in prossimità della bretella del reggiseno, una cosa inguardabile di circa 3 cm. di diametro e fastidiosa. Ho poi risolto la situazione contattando l'azienda produttrice dei PICC-PORT, da cui mi sono fatta indicare un ente presso cui potevo sostituire l'accesso venoso. Devo ringraziare il sig. Marco Soldani, dell'ospedale di Bisceglie, che con grande maestria e competenza mi ha tolto il PORT e mi ha impiantato un piccolissimo PICC-PORT di circa 1 cm. di diametro sotto il bicipite destro, nessuno lo vede, a nessuno devo parlare della mia malattia per forza, e come donna il mio umore è decisamente migliorato. Il mio reclamo va quindi all'ospedale per non tenere conto di questi aspetti della malattia e di non essere aggiornati e all'avanguardia anche con i cateteri centrali. Anche i bambini vivrebbero meglio la loro malattia con un PICC_PORT invisibile sul braccio.

Patologia trattata
Impianto Accesso venoso centrale per neoplasia colon.
Esito della cura
Guarigione parziale
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Grandissima delusione

Un anno fa mio padre veniva ricoverato per carcinoma squamoso non a piccole cellule al polmone, purtroppo avanzato. Da subito ho avvertito la poca disponibilità di alcuni medici del reparto, per parlare con loro dovevi quasi quasi supplicare la loro attenzione, ed anche se provassi ad avvicinarli con tanta educazione e umiltà venivo ricambiata con un atteggiamento quasi ostile, eppure mio padre era un ammalato oncologico e pertanto a mio avviso un medico oncologico più di tutti gli altri medici dovrebbe avere un atteggiamento più amorevole e disponibile sia nei confronti dell'ammalato che dei suoi familiari. Inoltre, per capire quale cura dovesse fare mio padre, abbiamo aspettato più di un mese. Finalmente un giorno il primario Dott. Maiello, durante il suo giro di visite, gli comunicava che avrebbe iniziato l'immunoterapia, che a quanto pare è la cura più adatta per questo tipo di tumore. Peccato che il giorno dopo uno degli oncologi del reparto comunichi a papà che non avrebbe potuto fare questa terapia in quanto non idonea per lui e così gli hanno prescritto la classica chemioterapia. Questa "stranezza" avrebbe dovuto farmi riflettere, ma nonostante tutto ho riposto fiducia in questo ospedale forse perché volevo crederci con tutte le mie forze. Nonostante la prima Pet di accesso riportasse lesioni ossee alla L2-L3, mio padre non è stato sottoposto a radioterapia preventiva, tant'è che a metà giugno 2018 papà ha iniziato a non camminare più. Soltanto dopo esito della seconda Tac di controllo, visto che la chemio non funzionava affatto, lo sottopongono a radioterapia e a immunoterapia con nivolumab - quest'ultima iniziata il 6 luglio 2018. Peccato però che era troppo tardi, infatti il 28 luglio mio padre ci ha lasciati. Oggi devo dare atto a tutti i commenti negativi che avevo letto su questo reparto e a cui non ho voluto credere, ed ora scrivo per tutte quelle persone che come me cercano riscontro e informazioni sul reparto di oncologia dell'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza.

Patologia trattata
Carcinoma squamoso polmone.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
1.5
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
1.0

Considerate i pazienti esseri umani

Ho perso mio padre il 1 luglio dopo il primo ciclo di chemioterapia, praticato nel reparto di oncologia dove era stato ricoverato il 14 giugno. Le cause del decesso le sa solo il Signore!
Noi avevamo voluto fidarci di un ospedale considerato da sempre un'eccellenza.
Purtroppo le nostre aspettative sono state deluse da medici e personale paramedico fantasma, disinformazione, camere anguste e pazienti trattati con poca umanità.
Se papà potesse parlare, direbbe la sua.
Io so soltanto che, dopo essersi ripreso da una crisi respiratoria, grazie all'intervento di una dottoressa dotata di grande spirito di umanità (forse l'unica), ha pregato mia sorella di portarlo fuori dall'ospedale.

Patologia trattata
Adenocarcinoma polmonare.
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