Medicina Ospedale Brindisi
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Grazie
Grazie a tutti i medici della Medicina interna per aver capito il mio problema, e averlo risolto.
Grazie in particolare al dottor Pietro Gatti e alla simpaticissima e bravissima infermiera con i capelli corti e gli occhiali.
Ho sperato dal primo momento di salvare la mamma..
Vengo avvisato per telefono che mia madre stava avendo una crisi respiratoria, forse causata dal reflusso alimentare che aveva ostruito le vie respiratorie stando sdraiata; premetto che mia madre l'ho sentita per telefono mezz'ora prima che andasse a letto, aveva pranzato e stava bene, quindi hanno chiamato il 118 per portarla poi dopo al pronto soccorso del Perrino. Sono il figlio e vivo a Roma, al pronto soccorso ci è arrivata con l'ossigeno e qui dopo averla visitata ed accertamenti vari l'hanno portata alla OBI.
Il giorno dopo il 29/7 , aspettando per molte ore, chiedendo di sapere di mamma, venivo avvisato che di lì a poco l'avrebbero portata al pronto soccorso per decidere la sua destinazione. Felice di incontrare la mamma, ho ancora aspettato, fino a quando sono stato chiamato ed invitato ad accompagnarla al reparto di Medicina Interna al 3° piano. E' arrivata in barella, con maschera ed ossigeno, appena l'ho vista l'ho chiamata... le sono scese le lacrime. Siamo arrivati al 3° piano Medicina Interna e sono venuti incontro due medici (uomo e donna) e pronti per portare barella e mamma per visitarla. Dopo poco tempo sono venuti a riferire sulle condizioni di salute di mia madre: crisi respiratoria, del liquido nel polmone, e poi ha 92 anni... quindi grave... gravissima.
Premetto che mia madre fino al momento del ricovero non ha mai avuto alcun problema grave se non quello di stare su una sedia a rotelle per molto tempo, e pochi farmaci. Mi chiedo, come mai, cosa costava dire... faremo tutto il possibile (era appena arrivata!) invece di dire gravissima, ha 92 anni ecc.
Ho visto tanta solitudine nella sua stanza, ho portato i ricambi, magliette e pigiama mai utilizzati. Con enorme dispiacere ho visto mia madre che per cambiarle la maschera dell'ossigeno in questo reparto le hanno procurato escoriazioni sia sul naso che sulla guancia coperti da una vistosa benda. La mamma non poteva parlare e niente poteva fare!!! Ho notato un giorno che era finita la boccetta per la flebo; ho chiamato io qualcuno per farlo presente. Hanno parlato di cura antibiotica, di altro... ma mai nessuno di Voi è venuto in mia presenza a vedere la mamma, per chiarire tutto quello che stavano facendo, oppure se serviva ancora l'ossigeno per recuperare. Tutto questo cosa costava? Mia madre poi è morta, e me ne dispiace tanto...
Considerazioni varie
La competenza medica viene sminuita notevolmente dalla mancanza totale dell'interazione medico, paziente, parenti dell'ammalato. L'ammalato viene assistito in maniera distaccata e trattato come una pratica Amministrativa da smaltire. Poca comunicabilità, non è previsto nessun giorno di colloquio e, se si ha bisogno di conoscere la patologia del proprio caro, si viene trattati in maniera sgarbata da tutti i medici del reparto. La parola d'ordine è: io non so niente, ho appena iniziato il mio turno e non ho tempo! Nessuno sa niente di quello che fa l'altro (eppure basterebbe aprire una cartella medica per aggiornarsi o meglio, basterebbe un coordinamento tra medici; o manca deliberatamente la volontà di comunicare con i parenti e l'ammalato?). L'unico disponibile è il primario, dott. Sarli, che molto probabilmente non è al corrente di questi comportamenti dei suoi collaboratori. Mio padre è stato ricoverato per una trasfusione di sangue, è stata diagnosticata un'ulcera gastrica in via di guarigione, pare abbia contratto un'infezione ospedaliera, considerata normale. Mio padre, portato a casa, ci ha purtroppo lasciato dopo una settimana.
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