Medicina Interna San Camillo
Recensioni dei pazienti
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Reparto Medicina 3A padiglione Maroncelli
Mio padre di 84 anni è stato 48 ore in PS al San Camillo, sotto terra, senza neanche una finestra e in mezzo a decine e decine di persone sulle barelle. Ha blocco intestinale e in PS non gli hanno mai effettuato un clistere. Anzi, all'inizio pensavano avesse un problema neurologico.
Ricoverato in Medicina interna al padiglione Maroncelli 3 A, è entrato che camminava, parlava, si muoveva e ragionava bene, ora è allettato da 12 giorni per una diagnosi non chiara e alquanto preoccupante.
Mio padre è stato allettato senza alcuna giustificazione medica valida. Gli è stato messo il pannolone e non è mai stato stimolato a camminare. Da Tac addominale fatta al PS di notte e da Tac addominale ripetuta in reparto dopo 7 giorni (!), risulta forse una massa tumorale- linfoma.
Viene nutrito con carne, prosciutto e patate, quando tutte le pubblicazioni mediche dichiarano che sono cibi nocivi per chi soffre di eventuali tumori. Ho chiesto con la massima urgenza di avere una diagnosi, un'anamnesi dettagliata per poter intervenire con una terapia chirurgica e di farmaci adeguati. Ogni giorno però lo trovo peggiorato!!! Oggi non parla quasi più, respira a fatica, sta con ossigeno e non cammina, non coordina i movimenti delle braccia. Ad oggi sono stati effettuati esami come Tac e RX, ma per la Entero RM stiamo aspettando da 12 giorni!!! In un caso di sospetto tumore, 12 giorni di attesa sono cruciali! Il ritardo della diagnosi e di una centrale terapia possono essere fatali. Ad oggi mio padre è in semi coma a letto e non ha la forza di parlare, è digiuno da giorni. Volutamente i medici hanno deciso di dargli dieta liquida, cioè a base di flebo. Abbiamo ricevuto dai medici solo presunte diagnosi e oggi ci hanno detto di prepararci al peggio e che la salute dei malati peggiora sempre quando si entra in ospedale. Assurdo, dovrebbe migliorare invece!
Medicina critica IIIB - Padiglione Maroncelli
E' difficile riassumere in poche righe il calvario che ha patito mia madre presso il reparto di Medicina 3B. E' stata ricoverata una prima volta per abbassamento del sodio e dimessa dopo pochi giorni, nonostante la preoccupazione espressa di noi figlie che vedevamo nostra madre in condizioni peggiori di quelle in cui era entrata.
Ricoverata nuovamente in reparto dopo pochi giorni, la situazione clinica di mamma è andata sempre più peggiorando, fino al decesso.
Il reparto di medicina 3B è a mio avviso gestito da medici troppo giovani, che non hanno quella esperienza clinica necessaria per giungere a correlazioni tempestive. Dovrebbero perlomeno essere affiancati da medici con più anni di esperienza e casistiche. Dimissioni precoci, tentativi disparati di diagnosi, infermieri che cercano di supplire invitandoti di nascosto a fare una cosa piuttosto che un'altra. Arroganza e assenza di comunicazione. Interventi invasivi, che hanno peggiorato il suo stato clinico, rifiuto di somministrazione di una terapia del dolore. Ma la vita di un essere umano ha così poco valore? E la sua eventuale morte deve avvenire in tale modo? Nostra madre è entrata in ospedale da donna completamente autonoma e ne è uscita solo per il suo fine vita.
Almeno siamo riuscite a portarla a casa negli ultimi giorni, attivando delle vere cure palliative, evitandole tutti quegli inutili e dannosi interventi la cui immagine difficilmente svanirà.
Un reparto etereo
Arrivati al pronto soccorso con codice giallo, diagnosticato dal medico della croce rossa, fulmineamente per incontestabile miracolo, viene derubricato in codice verde durante il triage. Il paziente arriva non deambulante, con dolori violenti alla schiena, manifesta inappetenza, obesità di grado severo, persistente sonnolenza, episodi confusionali e forte disidratazione. Nonostante il persistere di questi sintomi, viene dimesso senza una diagnosi chiara, precisa e concordante. In tredici giorni di degenza le verifiche mediche sono state tutt'altro che esaustive. Si chiama dimissione protetta. Ma ci si chiede protetta da cosa? Un nulla di fatto. Rintracciare un medico è come trovare il quadrifoglio della fortuna. Personale infermieristico demotivato e spesso malato di "sordità umana". Rimango basito e spero in un miracolo che riporti agli antichi splendori questo ossidatissimo gioiello.
Poteva andare meglio....
Dopo un mese di ricovero, hanno dimesso mia madre con la scabbia, senza diagnosi nè terapia.
Medicina 3 San Camillo Forlanini
Mamma ricoverata per una sospetta ischemia. Superficialità e disinteresse nei confronti di una paziente con gravi difficoltà di linguaggio in seguito all'attacco. Totale mancanza di umanità e di dialogo coi familiari sconvolti per una situazione del genere. Nessun intervento per coinvolgere neurologi nel trattamento della paziente e stabilire una corretta diagnosi e cura. Ad esempio veniva somministrata una cura antiepilettica ipotizzata al pronto soccorso, ma che non è stata mai verificata successivamente con ulteriori accertamenti, coinvolgendo magari anche i medici neurologi.
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