Medicina Baccelli Policlinico Bari

Esperienza negativa non tanto per il fatto che dopo un mese di ricovero mio padre sia morto, perché da loro detto era questione di tempo, così doveva andare avendo un linfoma al cervello molto aggressivo, ma per il fatto che i pazienti non più autosufficienti dovrebbero avere la possibilità di essere assistiti da parenti quasi 24 ore su 24, dato che ciò non è possibile per gli infermieri e OSS del reparto. Inoltre in un reparto come Medicina Baccelli non è possibile che il pomeriggio e il fine settimana non ci sia un medico che ha sotto cura i pazienti, ma ci siano solo medici di guardia che non conoscono (detto da loro) i problemi dei singoli. Tutto ciò per i parenti più prossimi non è umanamente sostenibile... Non è sostenibile vederli spegnersi così senza poter dare loro un sostegno morale (e materiale). Inoltre anche le cure il parente non sa come vengano fornite, non potendo avere conferme dal paziente/parente non più autosufficiente e visto che parlare con i medici non è facilissimo.. Dovrebbe esserci più umanità a Medicina Baccelli, da parte di tutti.

In seguito ad una prima visita privata fatta dal Prof. F. Dammacco in data 29 Ottobre 2019, mio fratello viene immediatamente fatto ricoverare in data 31 Ottobre 2019 presso Medicina Interna Guido Baccelli del Policlinico di Bari, il cui primario è il Prof. A. Vacca, per sospetto Linfoma di Hodgkin.
Dopo dieci giorni ed in seguito a tutti gli accertamenti (pet, tac, biopsie), viene dimesso in attesa dei risultati.
A distanza di un mese viene nuovamente ricoverato, per altri quattro giorni, per ulteriori esami di controllo.
Si continua a parlare di SOSPETTO linfoma, senza mai mettere per iscritto la diagnosi.
Ci viene dato un appuntamento per il 27 Marzo per ulteriori approfondimenti. Veniamo ricontattati a fine Febbraio e ci sentiamo dire che l'appuntamento dal 27 Marzo è slittato al 24 Aprile (del Covid-19 ancora non si avevano sospetti).
Qualche giorno prima del 24 Aprile veniamo ricontattati e ci dicono che, stavolta causa Covid, l'appuntamento di mio fratello, è stato rinviato in data da destinarsi.
A fine Maggio ci chiamano per fissarci un appuntamento per una visita di controllo che ovviamente abbiamo snobbato.
In tutte queste attese, fortunatamente, ci siamo rivolti altrove dove, nonostante il Covid, nell'arco di un mese, constatando l'effettiva gravità della patologia, abbiamo finalmente avuto una diagnosi.
A mio fratello è stato diagnosticato un Linfoma di Hodgkin ad uno STATO AVANZATO, e fortunatamente è già in terapia da due mesi, presso un'altra struttura.

L'equipe in questione ha preso in cura mia madre ipertesa da alcuni mesi. Ci ha consigliato questo centro il medico di famiglia. Da quando è passata (prima seguiva le terapie del medico curante) sotto la cura del professore Ranieri (che a quanto pare è anche cardiologo) non ci troviamo più con i valori pressori misurati a casa, quando da lui in ambulatorio sono sempre ottimi.

Mi sono recato presso il centro dal professore Ranieri perché l'unico che aveva date disponibili nell'immediato. Sono stato accolto da una infermiera (Silvia) ed uno specializzando gentilissimi. Il professore mi ha visitato superficialmente e preso la pressione, confermando la terapia del medico di famiglia, non sapendomi spiegare il perché dei picchi ipertensivi, nè tantomeno motivandomi il perché non volesse sottopormi al monitoraggio della pressione continua nelle 24 ore (altro motivo per cui il mio medico di famiglia mi aveva proposto la visita qui).