Medicina A Ospedale Asti
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Ricovero in Medicina A
Un grazie di cuore agli infermieri, tutti gentili e molto disponibili. Non discuto poi le competenze, ma qualche dottore sembra troppo indifferente davanti a chi sta per morire.
Brutta esperienza.
Massima delusione
Nel 2000 ho scoperto che all'ospedale di Asti c'era l'ambulatorio di endocrinologia ed allora ho iniziato ad essere seguita dal dottor Saracco, anzichè continuare ad andare a Torino. Pensavo, anzi ne ero proprio convinta, che fosse una persona seria, perspicace, ponderata nel seguire i propri pazienti. Così è stato, ma mi son trovata bene fino a che non ne ho avuto veramente bisogno in modalità grave!
Infatti, come ho detto sopra, si tratta solo di un'ambulatorio, ma se uno dev'essere ricoverato e seguito? Dove viene localizzato? Viene messo nel reparto di Medicina A, che non è certo valido per le patologie endocrine o a loro attinenti.
Nel dicembre 2013 ho avuto un attacco intestinale piuttosto serio aggravato da una probabile influenza e da un'enterocolite successivamente diagnosticatami dal professor Bortolotti del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, ma fino ad allora mai riconosciuta e ovviamente mai curata a dovere. Sono stata quindi ricoverata per 10 giorni in Medicina A, dove il personale infermieristico e le o.s.p. erano gentili, ma non c'era quasi nulla che potessi mangiare perchè io sono intollerante al latte e soprattutto in quei giorni ero con dissenteria..
Per quanto riguarda i medici... nè il dottor Saracco, di cui mi fidavo ciecamente, nè tanto meno alcune dottoresse della sua equipe, mi credevano, anzi: erano convinti fosse tutto dovuto da una forma di stress nervoso, cioè dalla "testa!"
Io avevo anche un dolore persistente nella parte destra dell'addome, ma dato che non si trattava di appendicite, ne è stata segnalata l'esistenza, ma con noncuranza come se si trattasse di un banale raffreddore!
Come se non bastasse, nella lunga e penosa attesa per poter effettuare gli esami, quelli più invasi come la colonscopia e l'enterorisonanza per escludere alcune patologie gravi, mi hanno mandata dalla psicologa, che al terzo incontro ho salutato perchè a me non serviva qualcuno per chiacchierare o sfogarmi, dato che ho una mamma super eccezionale che mi assiste e una solida e ben salda famiglia con cui parlare.
Ma non finisce qui il mio calvario!!! Dopo aver effettuato tutti gli esami, sono riuscita ad incontrare la dott.ssa Battaglia, che ha dato come diagnosi: "colite aspecifica" - definizione che ancor oggi mi domando a cosa serva! E mi ha curata con "budesomide", cioè cortisonici adatti per chi è affetto da Morbo di Crohn, questo mi è stato successivamente spiegato da esperti specialisti.
Terminata questa inutile cura che mascherava sia i dolori intestinali e sia quello inguinale, i dolori sono riemersi, anzi, riesplosi più potenti di prima ed accompagnati da frebbriciattola persistente.
Sono stata nuovamente ricoverata ad aprile 2014 nel reparto di Medicina A e solo grazie ad una dott.ssa dell'equipe del dott. Saracco, di cui non conosco il nome e che ha suggerito di fare un'ecografia in ginecologia dalla dott.ssa Ragno, sono finalmente giunta a capo del mio calvario. Infatti, grazie alla grande pazienza e perspicacia della dott.ssa Ragno che mi ha creduta e trattata come una persona che aveva veramente male, e perciò bisognosa di aiuto, si è scoperto che il mio dolore nella "fossa iliaca" era provocato da un lipoma e non poi così piccolo e che, se pur lentamente, continuava a crescere.
A questo punto, credevo proprio che con una diagnosi in mano il dottor Saracco avrebbe preso provvedimenti, invece...
Chiese sì un consulto in chirurgia e dopo due giorni, anche su mio sollecito, giunse il dotto Amerio che mi aveva già visto 15 giorni prima al pronto soccorso, dove avevo fatto ben 3 ecografie e una tac con mezzo di contrasto da far scoppiare il cuore, e non aveva saputo dire niente perchè da quegli esami sbagliati non si vedeva nulla. Non degnò neanche uno sguardo all'ecografia della dott.ssa Ragno e alle mie domande mi rispose che dovevo convivere col mio male, che non era niente e che più lontano stavo dai medici meglio era per me - e non mi dilungo sui commenti su cui si perse... piuttosto imbarazzanti e riguardanti il mio abbigliamento.
Allora andai su tutte le furie e il dottor Saracco, come si suol dire, se ne lavò le mani dicendomi che ero maggiorenne e se volevo potevo anche uscire e fare come volevo fare.
Così feci e grazie al suggerimento di una mia zia e cugina, contattai subito il dott. Rosina, primario della gastroenterologia del Presidio Gradenigo di Torino, che mi consigliò di lasciar perdere Asti e di recarmi immediatamente dal primario della chirurgia generale del suddetto ospedale.
Il professor De Paolis, visti gli esami sbagliati e contrastanti e sentito quanto gli raccontai, mi propose di rifare gli esami e così accettai ed entro un mese giunsi alla risoluzione del problema: il 30 maggio sono stata operata al Gradenigo dal suddetto professore, che con una grande umanità e delicatezza, vicino al tavolo operatorio, mi chiese ancora scusa perchè doveva fare un intervento trazionale a causa della grandezza del lipoma (3,5 cm. per 5 cm.). Infatti ho ben 8 punti esterni, più della sutura interna perchè i tessuti si stavano indebolendo.
Mi domando solamente: che sarebbe accaduto se i tessuti si fossero lacerati? Dato che dovevo tenermelo e conviverci?
Ora sono seguita anche in endocrinologia al Gradenigo, dove il dottor Arecco mi ha modificato alcune cose della terapia precedente e mi segue con una certa serietà e professionalità.
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