Ginecologia Policlinico Martino Messina
Recensioni dei pazienti
Filtra per malattia, intervento, sintomo
Pessima esperienza
Premetto che la mia gravidanza è stata seguita da una ginecologa del Policlinico che però, guarda caso, mi ha voluto vedere solo nel suo studio privato dove ho sborsato, a conti fatti nel corso della gravidanza, più di 1000 euro tra visite ed ecografie.
Ho pagato perchè ingenuamente pensavo che (come accade di solito in questa città) avendomi come cliente privata, se avessi partorito nella struttura ospedaliera in cui lavorava, mi avrebbe seguito con attenzione durante il parto... Invece neanche per sogno!!
Da brava neo mammina ho seguito con diligenza anche il corso pre-parto, tenuto sempre al policlinico: una marea di cavolate!
Ma non perchè quello che ti insegnano sia sbagliato di per sè, ma perchè sono loro stessi a non seguire quello che dicono:
1) ti insegnano l'importanza dell'immediato contatto alla nascita, ma a me il bambino non me lo hanno lasciato addosso nemmeno un minuto (con tutto che avevo portato il tanto richiesto "cappellino di nascita"), non me lo hanno fatto nè vedere nè allattare per più di 3 ore perchè, essendo nato a ridosso dell'orario di visita, dopo averlo controllato e lavato dovevano prima esporlo invece di dargli il contatto della madre.
2) ti insegnano che è importante cercare di rilassarsi, ma durante le mie 12 ore di travaglio mi hanno lasciata in una saletta buia e grigia con un vecchio lavandino che gocciolava ritmicamente (sembrava una scena da film horror), mettendomi dei pannoloni (avevo le acque rotte e grondavo) così scarsi che si aprivano continuamente facendomi insudiciare.. Per di più io ho vomitato per quasi tutto il tempo (al corso pre parto nessuno mi aveva avvertita che può succedere, ed ero terrorizzata) e mi hanno dato solo delle traverse da tenermi io da sola con le mani; ovviamente le traverse si piegavano sotto il peso del rigurgito, facendomi ritrovare ancora più sudicia e avvilita.. In tutto questo passavano ostetriche e infermiere dicendo "che schifo, tutto sporco".. Vi lascio immaginare come mi sentissi: in preda a dolori atroci, sentendomi in colpa verso altre partorienti più capaci di me a gestire il dolore, perchè eravamo tutte in stanze vicine e io non riesco a non urlare quando ho dolore, sentendomi sudicia, terrorizzata e persino derisa!
3) ti parlano tanto di allattamento al seno, di quanto sia importante, e poi nei giorni di ricovero ti impongono il latte sintetico per sbrigarsi a poter dimettere i bambini, generando nelle neo mamme (quantomeno a me di sicuro) che vogliono allattare al seno, confusione, paura e un'ansia da prestazione assurda.
Ma torniamo al parto...
dopo queste 12 ore, in cui la mia ginecologa non si è degnata di venire, con una dilatazione massima mi portano in sala parto.
Lì c'è l'ostetrica (di cui per sua fortuna non so il nome) e il Dott. Benedetto, che mi dicono continuamente che non spingo bene (e ci credo, dopo 12 ore di travaglio sono stanchissima!), mi imbottiscono di flebo con ossitocina ed io, con le poche forze rimaste, cerco disperatamente ed inutilmente di dirgli che non le volevo e provavo a chiuderele bloccando il tubo del flusso (scatenando le loro ire) : avevo contrazioni fortissime e regolari, la dilatazione ottimale, semplicemente ero troppo stanca per dare delle spinte sempre vigorose, bastava incoraggiarmi invece di darmi ormoni in eccesso che rendevano le contrazioni ancora più dolorose e più frequenti. impedendomi di avere anche quei pochi attimi di respiro tra una contrazione e l'altra!
Evidentemente però io continuavo a non essere abbastanza veloce e brava per i loro gusti, perchè oltre a rimproverarmi perchè gridavo "più forte di una cantante lirica", il dottore decide di praticarmi la manovra di schiacciamento per far uscire più in fretta il bambino, con il solo risultato di FRATTURARMI UNA COSTOLA.
Essendo però io rea di non aver partorito subito anche dopo essere stata scafazzata, decidono di farmi una assolutamente inutile episiotomia (il bambino era molto piccolo, si vedeva già dalla testa e loro stessi lo avevano detto durante quel mio calvario) che però poi.. HANNO RICUCITO MALE!
Solo che la mia ginecologa (di allora ovviamente) alle visite post parto (che ha fatto nel suo studio, ovvio no??) mi ha sempre negato che avessi problemi di prolasso e di pavimento pelvico distrutto, e solo dopo mesi, quando disperata per i continui dolori e problemi ho preso un consulto con più di un medico fuori Messina, scopro che mi hanno lasciato i genitali MUTILATI A VITA, rendendomi incontinente a vita, più soggetta a ragadi anali, con abbassamento di tutti gli organi interni che mi porta problemi a mai finire e con una vita sessuale distrutta.... e Dio solo sa cosa accadrà con la menopausa!
E il bello è che sono uscita da quell'ospedale pure sentendomi in colpa e dovendomi giustificare con tutti perchè "non ero stata abbastanza brava".. Quasi quasi ero arrivata a pensare che me l'ero meritata una costola rotta.
Chiedo scusa se ho scritto tutto questo e in modo così accorato, ma l'ho fatto per altre donne: non date soldi nel privato a medici del policlinico, perchè tanto vi lasciano nelle mani del medico di turno lo stesso; se riuscite andate a partorire in ospedali non di Messina.
P.S: dimenticavo, pretendete di vedere la cartella clinica di vostro figlio/a PRIMA delle dimissioni: durante il parto oltre alla mia costola hanno rotto pure la clavicola del bambino e NON HANNO DETTO NULLA. Io l'ho saputo solo alle dimissioni.
Gravidanza a rischio
Ero seguita da poco dal ginecologo dott. D'Anna, che si è rivelata una persona arrogante, soprattutto nel parlare è molto cafone. Lo stimano molto come un professore di alti livelli, ma per quanto mi riguarda io cambierò ginecologo e ospedale.
Non mi sono trovata bene
Ho subìto un anno fa una IVG e mi sono trovata malissimo. Il dottore sembrava gentile, ma alla fine è stato sgarbato e a fine intervento è scomparso.. Mi hanno presa in giro perché ho chiesto un analgesico e mi hanno lasciata sola tutto il tempo..
Grave ed allarmante
Sono al quinto mese di gravidanza. Ho pensato che, per mio diritto, potevo usufruire del servizio sanitario nazionale per avere assistenza alla mia prima gravidanza. Naturalmente mi sbagliavo. Mi è stato diagnosticato al pronto soccorso del policlinico, all'inizio del terzo mese, un igroma cistico di cui non ho mai avuto una ecografia, e confermato qualche giorno dopo da una ginecologa del policlinico. Mi hanno mandata a fare una villocentesi di urgenza a Palermo al centro genetica. Tutto questo in due visite che in tutto saranno durate, insieme, 6 minuti. A Palermo si scopre che hanno confuso l'igroma con la placenta, complimenti per gli studi. Nel frattempo il mio terzo mese è stato un incubo immane. Faccio anche lo screening a Palermo, mi dicono che il bimbo è sanissimo e mi mandano a casa con tranquillità e con la sensazione di essere stata assistita da persone professionali, giovani e che hanno davvero indagato sul mio caso.
Ritorno al quinto mese al policlinico per una visita col primario, racconto della mia storia, mi dice di fretta, forse per non ammettere gli errori dei colleghi, che "queste cose si possono assorbire", e frettolosamente mi saluta dandomi appuntamento per la morfologica. Quest'ultima mi è stata fatta il 12 agosto da una dottoressa specializzanda, la quale ha mostrato una professionalità che fino ad allora non ho mai incontrato tra i professoroni di questa illustrissima università (miei colleghi, ahimè, essendo io ricercatore presso lo stesso ateneo). Dopo essersi consultata col prof. D'Anna, la dottoressa mi convoca in stanza ed insieme, dopo aver pescato per caso dal corridoio il dottor Corrado, mi dicono che di nuovo vedono dei soft markers nella mia ecografia che, uniti alla mia età (35 anni, eppure lo stesso d'ANNA mi aveva detto qualche giorno prima che ero una giovane donna e che non avrei dovuto frequentare l'ambulatorio per le gravidanze a rischio), e all'igroma cistico visto dai due colleghi (evidentemente anche loro scambiano la placenta per un igroma) possono essere segnali di malattia genetica o problemi al cuore. Ricado nell'incubo, a pochi giorni a limite dell'aborto terapeutico. Guardano le carte in maniera frettolosa, non ho la sensazione di essere assistita, né di essere ascoltata e mettono in discussione persino lo screening di Palermo, perché si sa, le percentuali vengono lette secondo "le scuole di pensiero" (per cui a palermo il bimbo è sano, al policlinico potrebbe essere down). Io ricado nell'incubo, loro mi consigliano di fare l'amniocentesi. In realtà non hanno capito niente della mia storia perché non l'hanno ascoltata, vanno troppo di fretta. Mi rifaccio vedere di urgenza da un privato molto bravo, non perché non mi fidassi della morfologica della dottoressa, ma perché ho visto qual è il tipo di assistenza che offre il policlinico: pura medicina difensiva, superficialità, mancanza totale di professionalità (che invece compare, guarda caso, negli studi privati degli stessi dottori). Il nuovo dottore mi dice che per lui l'igroma cistico non è mai esistito, così come mi aveva detto il centro di genetica di Palermo, e che a suo vedere i soft markers che mi avevano segnalato sono insignificanti e non indicano alcuna malattia genetica. Naturalmente la verità la sa solo Dio, ma questa è la sua indicazione dopo aver studiato il caso tre giorni interi. Decido perciò di non fare l'amniocentesi, non perché sono contraria in assoluto, ma perché non condivido la medicalizzazione della vita tout court. Se ci fossero stati dei segnali veri e seri l'avrei fatta, non sono così folle. Detto questo, dopo essere stata salutata dal medico scelto in privato con " per me questa è la situazione ma che Dio vi benedica", resto con tutta la paura che questa tremenda confusione mi ha provocato e arrivo ad una conclusione. Il mio sbaglio è stato quello di non essermi affidata sin dall'inizio al sistema privato, di essermi fidata del fatto che in questa città, in questo paese, esista ancora un diritto all'assistenza pubblica di buona qualità che tuteli quanti non hanno le possibilità economiche di fare altrimenti. Gravissimo dato, unito al fatto che, mi dispiace dirlo, i medici che ho incontrato hanno dimostrato di mancare di preparazione e di professionalità. Capisco le emergenze degli ospedali, ma se non hai intenzione di risolvere le questione in più di 4 minuti e di non prenderti alcuna responsabilità, allora non fai il medico. Io, ad esempio, non l'ho fatto. Spero che il mio bimbo stia bene, spero di avere avuto ragione di fidarmi delle sensazione del mio corpo e delle analisi di chi ha lavorato bene e in profondità. Dopodichè, essendo una ricercatrice che si occupa di sociologia della salute e della malattia, il reparto di ginecologia e ostetricia del policlinico sarà il prossimo teatro di una mia approfondita ricerca, che verrà pubblicata sulle riviste di settore, perché è importante capire se sono stata sfortunata io, o quello che mi è accaduto è una prassi di questo sistema.
A prestissimo, dunque. Non vedo l'ora.
Valentina Raffa
11 anni fa: TC non necessario
Ho partorito 11 anni fa, sono stata trasferita in questa struttura dall'ospedale Piemonte; sono arrivata a 37 settimane con le membrane rotte, le prime contrazioni e 6 centimetri di dilatazione. Il dottore che mi ha seguita (e che ho visto solo per la prima visita e durante l'intervento) non mi ha dato altra scelta che fare il cesareo; motivazione: se la bambina pesava più di 4 kg., forse non sarebbe passata.
Mia figlia è nata di 2,450 Kg. e sono entrata in sala operatoria con le contrazioni molto forti e l'istinto di spingere fortissimo! Avevo 18 anni e sono letteralmente rimasta traumatizzata da questa esperienza.
Ora aspetto un altro bambino, sono già a 39+5 settimane e mi sto facendo seguire in un altro ospedale (il San Vincenzo di Taormina). Salvo complicazioni, farò un parto naturale e mi sto trovando benissimo!
Altri contenuti interessanti su QSalute