Ginecologia Ospedale Galatina
Recensioni dei pazienti
Filtra per malattia, intervento, sintomo
Esperienza non bellissima
Premessa: ho partorito la mia prima bambina all’ospedale di Galatina e mi sono trovata benissimo.
Mi sono recata in ospedale con la febbre per quanto riguarda la mia seconda gravidanza ed ero alla 38ª settimana. Mi fanno il tampone per il COVID, esito negativo. Mi fanno salire in reparto e mi apre una dottoressa (non faccio nome per delicatezza) alquanto scocciata. Le spiego il motivo per cui ero lì e tutta agitata mi chiede in continuazione se avessi fatto il tampone COVID, nonostante io spiegassi che ero salita dal pronto soccorso e appunto lì me l’avevano fatto. Dopodiché inizia a dirmi che ho sbagliato ad andare in ospedale e che lei più di farmi un’ecografia o un tracciato, altro non poteva farmi, e che avrei dovuto vedere il mio medico di base per farmi controllare la gola. Alchè io le spiego che non è che mi faccio la strada alle 15.00 del pomeriggio con tutto quel caldo in pieno agosto, solo per andare a vedere lei, ma perchè la mia ginecologa me lo aveva consigliato (forse non vista di buon occhio, essendo che la mia gravidanza è stata seguita al consultorio di Nardò e non presso uno studio privato). In conclusione, mi liquida dicendo di prendere la Tachipirina da 1000 e di andare dal mio medico di base per farmi controllare questa benedetta gola. Concludo dicendo che due giorni dopo ho dovuto partorire in un altro ospedale perché la mia febbre alta era dovuta alla dilatazione del rene. Se magari la dottoressa in questione avesse fatto bene il suo lavoro, io non avrei rischiato tanto.
Bene Ostetricia, male il Nido
La mia è stata una pessima esperienza! Riguardo il reparto di Ostetricia nulla da dire, a parte qualche ostetrica poco sensibile in momenti così delicati, a differenza di Rosy, che non finiró mai di ringraziare! Dott. Gerardo D’Ambrogio bravissimo, competente e gentilissimo!
Del reparto Nido invece sono rimasta molto delusa.. Il rooming in non scegli se farlo o meno, è un obbligo anche se scegli di non firmare, anche dopo un cesareo dove si è limitate a muoversi ti viene portato il neonato subito dopo un'ora.. Te lo portano e se ne lavano le mani di tutto, sia nel cambiare il pannolino o portare il latte se la mamma non ne ha o ne ha poco. Mamme e neonati vengono seguiti poco e niente! Il rooming in ormai esiste in tutti gli ospedali, ma non viene gestito in questo modo, mi dispiace!
Due giorni di travaglio e cesareo
Purtroppo devi essere fortunata a capitare nel turno giusto: a me si sono rotte le acque alle 2.15 di notte. Corro in ospedale e vengo accolta dall'ostetrica Sofia, che non solo mi fa una visita approfondita, ma riesce a darmi tanta forza e calma. Vengo ricoverata perché ancora non ho dilatazione. Passo l'intera giornata in ospedale e, nonostante fossi seguita dal primario, non mi viene spiegato nulla di quello a cui vado incontro. Intanto continuavo a perdere liquido amniotico. All'indomani il dr. D'ambrogio opta per la stimolazione e qui comincia il calvario. Durante le operazioni per la stimolazione assisto a un battibecco tra due ostetriche su come si facesse o meno la stimolazione e io, ovviamente, entro un po' in panico. Le due ostetriche in questione erano colleghe da poco in quanto il reparto di Ostetricia di Copertino è stato accorpato a quello di Galatina: potete immaginare in che clima si lavora. Per tutta la degenza noi pazienti abbiamo assistito a litigi tra personale. Comunque, fino alle 2.00 vengo lasciata in camera, ma il sopraggiungere delle contrazioni mi spinge a chiedere di stare in sala travaglio anche perché cominciavano le visite dei parenti e per me era molto imbarazzante stare a letto con le doglie con tanta gente intorno. Vengo fatta accomodare in sala tracciati. Il medico di turno, Barnaba, si affaccia per dirmi che devo avere pazienza, ma i miei dolori sono così forti che spesso non riesco a trattenermi e grido. Subito le due ostetriche di turno, Rossella e Maria, corrono a sgridarmi perché disturbo tutti e metto ansia anche alle signore che stavano facendo tracciati. Io e mio marito veniamo lasciati soli per quasi sei ore. Non vi dico come abbiamo passato quelle ore. Nel frattempo i miei familiari erano fuori dalle 2.00... Senza notizie. Finalmente mia madre riesce ad affacciarsi e sento che le dicono che ero stata sedata perché ero isterica. Ovviamente non vero. Si ricordano della mia presenza solo perché serviva quella stanza. In modo a dir poco scostante mi dicono di spostarmi, ma ero senza forze. In tutto ciò mio marito ha dovuto caricarmi sulla sedia a rotelle, ha dovuto pulirmi e lavarmi nonostante la presenza di una OSS. Riesco a raggiungere la sala travaglio, qui l'ostetrica Rossella mi propone finalmente di sedermi su una palla per fare yoga e improvvisamente i miei dolori si placano. Sento solo le sopportabili contrazioni. Cambio turno. Barnaba va via senza nemmeno venire a vedermi, intercettato da mia madre le dice 'Signora Pazienza!'. Arriva il dr. Linciano. Si accorge subito che qualcosa non andava e riprende immediatamente le ostetriche che non si erano accorte che io ancora, dopo 12 ore, non ero dilatata. Chiama immediatamente la sala operatoria e si procede al cesareo. In sala operatoria sono stati tutti gentilissimi, umani. Addirittura mi hanno abbracciata mentre arrivava la contrazione... Ricordo la voce di una dottoressa, forse anestesista, che con dolcezza ha detto: 'Questo bimbo vuole nascere con la zia Lella, adesso lo aiutiamo noi'... Ed è nato il mio piccolino. Che dire... Bisogna essere fortunati.
Travaglio di notte da dimenticare
Ho partorito alle 6.40 del 5 luglio 2016 la mia bellissima bambina di 3.490 kg. Ho vissuto una bellissima gravidanza fisiologica, seguita a Siena in un consultorio familiare e, dopo diverse riflessioni ed esitazioni su dove portare a termine la gravidanza, ho scelto di raggiungere mio marito e futuro papà in provincia di Lecce e di partorire nell'ospedale di Galatina, dove l'ambiente luminoso, pulito e sereno e l'accoglienza del personale, ostetriche e medici, mi hanno rasserenata sulla scelta presa. Ho eseguito tutti i tracciati di controllo e le ultime settimane di gravidanza in questo ospedale, la mia bambina infatti non si decideva a nascere e se avesse aspettato un altro giorno avrebbero dovuto procedere con l'induzione. Essendo la mia prima gravidanza, ho avuto un travaglio lungo e faticoso, alla fine è andato tutto bene grazie a Dio, ma sicuramente non mi sento di fare ringraziamenti. Ogni parto ha la sua storia e credo che la sofferenza non si possa evitare e faccia parte del racconto di ogni madre, però mi aspettavo di concludere diversamente una gravidanza che fino a lì era stata perfetta. Forse avendo il confronto con realtà diverse, Siena e Brescia (mia città natale), trovo inaccettabile che io sia stata lasciata da sola in camera ad affrontare i dolori di un travaglio che dopo 8 ore mi ha portato allo sfinimento. Io avevo dolori già dalla notte precedente, che quindi ho passato in sonno veglia, ero dilatata di 2 cm. da 5 giorni, la mattina avevo avuto perdite ematiche, tutto lasciava presagire che ci eravamo quasi, nonostante ciò vista la vicinanza dell'ospedale mi hanno rimandato a casa dopo il solito tracciato. Dopo aver avuto regolari contrazioni tutto il giorno accompagnate da dolori simil-mestruali sopportabili, verso le 8.00 di sera mi presento in ospedale dicendo che preferivo rimanere lì, su consiglio di mia madre; da lì a poco inizia il vero travaglio con contrazioni da togliere il fiato e piegarsi in due... Ogni due ore mi facevano entrare in sala travaglio per controllare la dilatazione, che procedeva molto lentamente. Alle 4 di mattina dopo aver passato i dolori dell'inferno chiusa nel bagno della mia camera per non disturbare l'altra neo-mamma che aveva il diritto di dormire e non sentire le mie imprecazioni, torno in sala travaglio (ogni volta facevo tutto il corridoio del reparto che sembrava una via crucis, viste le numerose soste che dovevo fare prima di raggiungere la sala dove l'ostetrica di turno faceva il suo riposino), all'ennesimo controllo mi dice che ero quasi a 7 e che dovevo ritornare dopo due ore. Io stremata da tutte quelle ore di travaglio, erano già 8 ore piene che sopportavo quei dolori inimmaginabili, con la stanchezza accumulata durante il giorno e la notte prima, rassegnata getto le armi e mi butto nel letto della prima camera del corridoio e cado in una specie di coma... Passate le due ore, mio marito e mia suocera mi rialzano e mi riportano di peso dall'ostetrica, che mi dice che "finalmente" ero a 8 cm... ma che la bambina non spingeva più e io non avevo più le contrazioni efficaci per partorire. Ormai erano le 6.00 di mattina, mi dice che prima di smontare di turno mi avrebbe fatta partorire, mi fa una flebo di glucosio e ossitocina per far ripartire la situazione e riattivare un po' la bambina, che era stanca e non spingeva più. Mi rompe le acque con le dita e mi fa andare tempestivamente in sala parto, a piedi, accompagnata per il braccio da mio marito che mi teneva le ciabatte (ero andata quasi correndo a piedi scalzi, non vedevo l'ora che finisse tutto). Arriva il ginecologo, mai visto in tutte quelle ore, in pochi minuti e due tre spinte nasce. Aveva il cordone attorno a una gamba e al corpo, infatti è risalita due volte, io pensando al peggio ho spinto con tutte le ultime forze che avevo in corpo. Commentano che sono stata bravissima e che ho fatto tutto da sola. Grazie. Lo so. Siccome la testa è uscita con un braccio, mi ha lacerato parecchio, mi hanno messo diversi punti interni ed esterni a crudo senza alcuna anestesia locale, mi hanno fatto molto più male questi che partorire in sé. Al giro visite ero cosciente ma non vigile, totalmente priva di forze per parlare o aprire gli occhi, tant'è che la dottoressa Stasi preoccupata mi fa mettere delle flebo. Appena riapro gli occhi, dopo alcuni minuti sento che stavano portando i bambini dal nido, si affaccia la puericultrice che vedendomi in difficoltà mi porta la bambina a letto... era perfetta ... L'ho stretta e ho pensato: ce l'abbiamo fatta! L'incontro più bello della mia vita... Il giorno dopo sento da alcune ragazze neomamme che avevano fatto il corso preparto lì, che quindi avevano confidenza con tutte le ostetriche, quasi un'amicizia, che avevano avuto assistenza durante il travaglio non solo da una, ma ben due ostetriche per tutta la notte. Tutto sommato la mia bambina è nata sana, il parto non ha causato complicanze e questo è l'importante, però già il fatto che questo ospedale, come altri in Puglia, non offra alcun mezzo per sopportare meglio il dolore del travaglio è disumano, ma lo è ancor di più lasciare una ragazza (io avevo 24 anni) da sola alla prima esperienza ad affrontare tutto ciò da sola in camera senza alcun supporto fisico e psicologico, solo perché non si è stati seguiti da nessuno e non si aveva alcun rapporto con il personale ostetrico. Vuoi che era la mia prima gravidanza, vuoi una mia predisposizione personale a una scarsa elasticità dei tessuti, vuoi perché non sono stata assistita nel raggiungere la massima dilatazione, mi sono traumatizzata molto il perineo e ho avuto diversi problemi nel post partum a causa dei punti. Prima di riuscire a sedermi o a fare una passeggiata, sono passati quasi 3 mesi, per non parlare della vita di coppia. Se si pensa alle altre difficoltà che una neo mamma deve affrontare, ragadi al seno, mancanza di sonno, e tutto il cambiamento che porta la nascita di una creatura, se qualcosa avesse potuto evitare un parto così traumatico avrei affrontato quei primi mesi diversamente da un punto di vista psicologico. Grazie alla mia personalità e all'affetto dei familiari, anche se stavo male ho accudito fin da subito con tanto amore e tanta gioia la mia bambina, cercando di non trasmettere il malessere che ho vissuto quei mesi. Il ricordo che ho del parto è di una prova difficile che ho superato e che mi ha resa ancora di più madre, ma sicuramente mi sarei aspettata di concludere diversamente una gravidanza fisiologica condotta nelle condizioni più auspicabili. Magari mi sarei lacerata lo stesso, pure con un travaglio assistito meglio, un parto meno "violento", ma se non altro, non sentirsi sole in quei momenti sarebbe stato sufficiente per non avere un'esperienza, un ricordo così traumatico, sennò andavo a partorire in un trullo ed era uguale.
MIA FIGLIA NON è NATA
Mi reco in ospedale a Galatina il 7 agosto 2011 mattina alla 39° settimana di gravidanza, mancavano tre giorni al parto.
Non avvertivo più i movimenti della mia bimba, responso tragico della dott.ssa di turno, dopo un tracciato e un'ecografia lunghissima: "Mi dispiace ma non c’è più battito". Non vi racconto lo strazio che dura tuttora.
Ci tengo a dire che il giorno 5 agosto mi ero recata in ospedale per un controllo il quale, purtroppo, fu effettuato in maniera veloce ed estremamente superficiale dal dott. Michele Linciano. Quando entrai nello studio lo salutai chiedendogli se si ricordasse di me (mi aveva visitata 2 volte nel suo studio privato a Novoli), mi rispose così: "Sì, lei è la raccomandata del primario." All'epoca mi seguiva il dott. D'Ambrogio, persona squisita.
Mi sdraiai sul lettino, dopo circa 10 secondi mi fece rialzare, controllo finito. Non mi ha fatto sentire il battito (la prima cosa che tutti i ginecologi fanno), non lo ha sentito neanche lui, non mi ha fatto ecografia, ha solo rilevato la quantità di liquido amniotico (AFI), tra l'altro in eccesso.
Mia figlia è morta il giorno dopo.
Quando l'esimio ha appreso la notizia, ha riferito al primario, mentendo, di avermi sottoposto anche a flussimetria.
Insomma, afferma di aver fatto ecografia, flussimetria e AFI (tutto nel giro di 10 secondi), esami dei quali non esiste alcun referto a parte l'AFI, l'unico esame che in realtà mi è stato fatto. Mi chiedo perchè sottoporre una paziente ad un controllo completo, ma poi riferirle e darle l'esito di un solo esame? Semplice, ha mentito perchè si è spaventato. La flussimetria avrebbe, senza dubbio, rilevato la sofferenza fetale, così come confermatomi dall'anatomo- patologo che ha effettuato l'autopsia sulla mia bimba e da altri medici che hanno in seguito esaminato le carte e l'ecografia avrebbe, probabilmente, rilevato una frequenza cardiaca forse non nella norma. In quel momento si doveva intervenire.
Avevo avuto la grande fortuna di essere in ospedale il giorno prima, ma purtroppo sul mio cammino ho trovato un medico che non ha fatto il suo dovere. Se mia figlia avrebbe potuto avere anche solo una possibilità di vita, beh, questa le è stata negata.
Salvo l'ospedale e tutto il personale con cui ho avuto a che fare, bravi professionisti, ad eccezione del sopracitato dottore.
In 9 giorni di ricovero, a differenza di chiunque altro nel reparto, era sempre sfuggente e ansioso di andare via dalla mia stanza, evidentemente messo in difficoltà dalle mie domande.
Avrei dovuto pretendere una visita fatta per bene, da un altro medico, dal mio medico, così come mi suggerì mio padre che mi accompagnava. Non l’ho fatto, questa è la mia colpa.
Gabriella Pascali
Altri contenuti interessanti su QSalute