Ginecologia Ospedale Di Venere Bari
Recensioni dei pazienti
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Estenuante esperienza
La mia esperienza di parto in questa struttura è stata traumatica da ogni punto di vista.
Hanno trasformato una delle esperienze più importanti nella vita di una donna, in un evento stressante e traumatico.
Nonostante le membrane rotte da più di 24 ore, le acque tinte e le poche contrazioni che non giocavano a favore di un parto naturale... hanno tentato in tutti i modi di indurre il parto, e il mio bambino per ben due volte con ossitocina sparata al massimo è andato in grave sofferenza. Ho dovuto obbligarli, minacciando lo staff, di farmi un cesareo d'urgenza. Fosse stato per la loro avrebbero tentato ancora con ossitocina, nonostante il mio
organismo reagisse molto male all'induzione.
Per non parlare del fatto che, dopo aver speso fior di quattrini, il mio ginecologo che lavora nella struttura non mi ha minimamente considerata nel momento più difficile. Non escludo di approfondire nelle opportune sedi la correttezza delle metodologie usate nel mio caso. Aggiungo che, a parte qualche infermiera e ostetrica mosse a pietà dalla mia devastante condizione post parto, ho trovato poca collaborazione anche dopo. C'erano momenti in cui ero disperata, avevo bisogno di assistenza, suonavo il campanello e nessuno si presentava. L'ultimo giorno di ricovero avevo flebo attaccata, bimba che piangeva disperata e nessuno veniva ad aiutarmi. Mi hanno esasperata fino al pianto.
Non solo parti, anche aborti
Purtroppo nel reparto di ginecologa si trattano sia parti che aborti, almeno avrei creduto fosse così. Arrivo al PS in data 10, con una emorragia, a 10 settimane di gravidanza. Mi visita una dottoressa che chiede per telefono al medico di turno, il dott. C., cosa fare: avevo un polipo emorragico. Costui dice nulla, non viene nemmeno a visitarmi, se il feto è intatto, e lo era, mandala a casa con Tranex. Dopo 6 giorni l'emorragia non si ferma, torno allora al PS, stavolta c'è anche un distacco e mi tolgono un residuo del polipo. "Signora, La devo ricoverare, è imminente l'aborto e il raschiamento". Mi mettono infatti già nel blocco parto. Il mattino dopo mi visita la dott.ssa L. e la teoria cambia. "Al PS hanno sbagliato a ricoverarLa, è un banale caso di distacco amniocoriale, la terapia è riposo e alcuni medicinali, si può fare a casa. Si riassorbirà, ne ho viste tante". Nel frattempo controllano l'emocromo, pericolosamente crollato data l'emorragia, quindi mi tengono un giorno in più per la cura di ferro e mi spostano in reparto. Le emorragie non si fermano, chiedo anche della carta igienica, ma l'infermiera mi dice che lì occorre portarsela da casa, arrangiati. L'indomani la stessa dottoressa dà per scontato che non abbia nemmeno perdite. Le dico che ne avevo eccome, mi riferisce che le infermiere non lo avevano annotato. Mi attaccano antiemorragico, ma mi si conferma che sono imminenti le dimissioni. Cambia di nuovo tutto quella stessa mattina, il primario mi visita durante il suo giro, conclude che la situazione è molto grave, non posso assolutamente essere dimessa, sono in pericolo io stessa in quanto anemizzata, il distacco è aumentato, alimentato da vaso, le perdite sempre vive, il feto per ora ha battito ma la situazione è delicata. "Signora, La dobbiamo tenere qui qualche altro giorno, vediamo che si può fare, la situazione è critica, ma ci proviamo". Conferma il tutto durante le visite del giorno dopo, cercando evidentemente di essermi di conforto data la situazione grave (grazie per la Sua professionalità, professore) disponendo di nuovo analisi emocromo, che si scoprirà poi non essere risalito granché (da 8 a 8.6). L'indomani però il primario non c'è, mi rivisita la dottoressa dei primi 2 giorni, che conferma che tutto è in regressione, il professore si sbaglia, io la dimetto. "Vedrà signora, questa gravidanza sono certa andrà assolutamente avanti, ne ho viste tante". Io sono a terra fisicamente, chiedo qual è la mia situazione fisica, qual è il mio limite per capire se devo tornare al PS dato che perdevo ancora ingenti quantità di sangue rosso vivo e non mi reggevo in piedi; mi risponde che è normale, che il battito c'è e che loro pertanto non intervengono, essendoci il battito, in alcun modo. Si intromette un altro medico che era con lei, mi dice "d'altronde signora, vorrebbe mai avere sulla coscienza una vita se c'è ancora battito? Deve continuare". Ok dottori, grazie. Mi dimettono. Chiedo se serve una sedia a rotelle, di nuovo assolutamente no. Vada a casa e stia a riposo lì. Scendo, entro in auto, vado a casa, mi infilo a letto, a riposo assoluto come detto. Mio marito corre in farmacia a comprare tutti i medicinali prescritti. Io sono un fantasma, ho 3 kg. in meno e il colore del latte, forse peggio. Il tempo per lui di rientrare, iniziano le contrazioni, fortissime, insopportabili, dolore folle. Chiamo di corsa in reparto, ma i medici non ci sono. Chiamo il PS, mi dicono di prendere una tachipirina. Le contrazioni continuano per 18 ore consecutive, con me che vado e vengo dal bagno, incapace di capire nulla, di reggermi in piedi, nemmeno di pensare di mettere un pantalone e raggiungere il PS. La mattina dopo torno al PS raccontando tutto, mi visitano: "Signora, una brutta notizia, non c'è più niente. Deve espellere qualche altro coagulo, ma il feto non c'è più".
Mi limito al racconto dell'accaduto, che è di certo il miglior commento.
Parto NON ASSISTITO
Nel 2017, in un ospedale ci si dovrebbe sentire a casa propria, e invece al Di Venere sembra di fare un salto negli anni in cui è stato creato, quando per avere un qualunque diritto dovevi raccomandarti a chiunque.. Struttura vecchia e fatiscente che avrebbero dovuto abbattere piuttosto che ostinarsi a "rianimare" con pessimi risultati; basti pensare al fatto che le pazienti per passare dalle sale parto e travaglio alla degenza, devono passare attraverso la sala attesa. La mia compagna ha avuto più di 30 ore di travaglio, di cui le ultime in sala travaglio con neanche l'ombra di un addetto ai lavori. Fortuna che avevamo il nostro ginecologo di turno nel momento del parto, il dott. Lovascio, che splendidamente ha dichiarato che non poteva assistere perché era oberato di lavoro.. Lo stesso dicasi per le varie ostetriche, le quali hanno alzato le braccia confortandoci del fatto che il nostro caso pareva essere meno grave degli altri che stavano assistendo in contemporanea. Risultato:
sala travaglio trasformata in sala parto, io in pantaloncini e maglietta senza alcun indumento sterile, costretto a controllare l'andamento del tracciato mentre la bambina nasceva, assistere la mia compagna nelle respirazioni e contrazioni con il parto aperto. Eravamo soli io e lei, fin quando non mi accorgo che la testa della bambina è praticamente fuori, e a quel punto come per magia (invocata dalle mie grida di rabbia e sconforto) riceviamo onorati la presenza di una ostetrica, la quale chiama finalmente lo staff al completo per portare a termine il lavoro...
Pronto soccorso ginecologico
Domenica scorsa, data 23/04/2017, alle ore 19.30 mia figlia, gravida alla 22° settimana, si presenta al pronto soccorso più vicino con forti dolori sotto il ventre. La mandano in ginecologia per farsi visitare, dove trova un medico che si rifiuta di visitarla perchè il ginecologo di mia figlia era della Mater Dei. Mia figlia (tosta di carattere) gli ha detto che è un pronto soccorso e il suo dovere era quello di fare il medico!!! Dopo il battibecco l'ha visitata con arroganza, le prescrive terapia, si alza e si allontana senza spiegarle nulla. Per fortuna l'infermiera le spiega tutto..
Mia figlia torna a casa delusa da come è stata trattata, poi passa un'oretta, va in bagno ed a un certo punto la sento urlare: vedo mia figlia tutta sporca di sangue! Corriamo all'ospedale S. Paolo (non siamo tornate al DiVenere perchè il marito era furioso), ove la visitano e la curano. Praticamente il medico precedente le aveva fatto una visita un po' troppo brusca da procurarle una emorragia (la bambina stava bene) e la dottoressa ci ha detto che il medico poteva essere un po' più delicato.. L'hanno tenuta sotto osservazione ed ora sta meglio.
Credo non servano altri commenti.
L'esperienza peggiore della mia vita
Ho letto con le lacrime agli occhi il racconto dell'utente "lavoro precario" sul suo aborto terapeutico: sono contenta per lei, ma come avrei voluto avere anche io la sua fortuna in questa orribile esperienza... Anche io ho dovuto mettere fine alla gravidanza a 18 settimane per una gravissima malformazione del feto; ero disperata, ma l'esperienza all'ospedale Di venere é stata un incubo. La dottoressa Caradonna si é presentata solo all'inizio, per le pratiche di avvio: mi ha assicurato con grande gentilezza che la sera sarebbe stata di guardia, insieme ad un anestesista che mi avrebbe aiutato a ridurre il dolore, almeno quello fisico. Mi ha perfino illuso, lasciandomi il suo contatto telefonico... Invece ho passato 12 ore di travaglio, abbandonata su una barella, tra le grida dei neonati sani che mi nascevano intorno, con dolori sempre piu' forti, nessuno che volesse neanche toccarmi, perché tutti obiettori... mi sembrava di essere un'appestata, quando ho chiamato la dottoressa e mi ha detto che non sarebbe piu' venuta, di rivolgermi alle ostetriche presenti (tutte obiettrici), ho cominciato a piangere disperata. Avevo capito che avrei abortito li' da sola come un cane, come se avessi non so quale colpa... Nonostante varie richieste é andata cosi', solo alla fine un'ostetrica si é "impietosita" e mi ha portato dal bagno su cui mi ero accasciata alla barella, per poi recuperare quello che era la mia povera bambina.. perfino il dopo, endovene, spinte sulla pancia per far uscire la placenta, richieste di firmare i moduli ancora stonata dall'accaduto, é stato fatto con brutalità e disprezzo.
Sono solo felice di essere uscita dal reparto, ancora tra le grida sovraumane delle partorienti..
Senza parole...
Ho partorito la mia prima bambina nel reparto di ginecologia dell'ospedale "Di Venere" di Carbonara -Bari nella notte di Pasqua... Inutile dire che l'assistenza prestatami durante e dopo il parto è stata oltremodo deficitaria, per non dire di peggio, grazie alla buona abitudine dei nostri ospedali di concedere ferie e permessi a buona parte del personale medico e non durante le festivitá, quasi che in quei giorni non possano verificarsi emergenze e complicazioni. Il dubbio più atroce riguarda una flebo che mi hanno attaccato in sala travaglio e che alla mia domanda hanno definito un "leggero antispastico, perchè lì non volevano far soffrire nessuno", ma che sono certa abbia invece accelerato il tutto e incrementato i dolori, dal momento che erano le 23.00 e forse qualcuno voleva andare a riposare... Riguardo alla degenza di quei giorni, basta dire che il bagno della stanza che condividevo con un'altra mamma non è stato lavato per ben tre giorni, o che nè le infermiere nè le ausiliare erano disponibili a fare una lavanda a chi avesse partorito e non fosse ancora riuscita ad alzarsi per andare in bagno da sola. Per non parlare delle puericultrici, che alla mia domanda sul perchè l'occhio di mia figlia fosse pieno di cacca e appiccicaticcio, mi rispondevano malamente che stavo sempre a pensare a quell'occhio (tra parentesi, la pediatra di mia figlia me l'ha poi curato per congiuntivite). Come non pensare poi al fatto che, trovandomi il ferro basso (emocromo a 7.5), nessuno si sia deciso a darmi nulla, ma abbiano continuato a sforacchiarmi per monitorare il valore e sperare che salisse da solo, salvo poi rifiutarsi di dimettermi perchè "con un valore del genere non si mandano a casa le persone". Perchè non iniziare subito, invece, a fare flebo di ferro? Semplice: nessuno sapeva nulla e nessuno si interessava delle pazienti del reparto.. (la mia ginecologa era fuori Italia, in ferie). Potrei continuare con tanti altri particolari che hanno contribuito a rendere pessima questa esperienza (la mia intolleranza al lattosio, comunicata da me al ricovero, ma puntualmente ignorata all'ora dei pasti,la maleducazione di un inserviente che bussava bruscamente alla porta chiusa del bagno per sollecitare l'uscita perchè doveva svuotare il cestino, l'assurdità di un altro personaggio che ci ha chiesto di alzarci dal letto per liberare il tavolo dalla nostra roba - una borsa e due bottigliette d'acqua- perchè lei doveva pulire...). Per uscire ero disposta a mettere firma, ma per fortuna ho solo dovuto promettere di curarmi a casa con 10 flebo di ferro (a pagamento, w la sanità pubblica!).. Sapete la cosa più bella? Quella di vedere, mentre percorrevo il corridoio per andarmene dal reparto, le inservienti che non hanno voluto farci una lavanda, spolverare le piante che adornavano il corridoio: le ferie erano finite, stava rientrando il primario.
Parto cesareo
Un mese fa è nato mio figlio e, grazie alla competenza del professor Boscia, l'intervento è andato bene, i medici sono stati eccezionali...
Ma l'assistenza da parte delle infermiere, presuntuose ed acide, è stata veramente scarsa.
PER NON PARLARE POI DELLA PULIZIA E, INFINE, DELLE PUERICULTRICI CHE SI OCCUPANO DEL BIMBO NEI GIORNI DI DEGENZA: SONO SCORBUTICHE E PALESEMENTE STANCHE DEL LORO MESTIERE...
A causa loro la mia esperienza presso il reparto è stata negativa.
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