Ginecologia oncologica Policlinico Gemelli
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TROPPI PAZIENTI, POCHI DOTTORI??
Mia madre è stata operata a maggio con asportazione di utero, tube e ovaie; post visita privata con il prof. Scambia a marzo. Operazione rimandata più volte per diverse motivazioni e valutazioni successivamente definite, dagli stessi dottori, errate, in quanto stava rischiando la vita a causa di un linfonodo che premeva su arteria importante.
In reparto un disastro continuo, per fare una sola citazione: prima medicazione effettuata dopo 7 giorni post intervento, con taglio dal seno fino al pube e cerotto sporco dalla stomia. Adesso siamo in fase di cure (chemio) e ritengo ci siamo problemi organizzativi, i dottori dicono dovuti ai troppi pazienti e ai pochi dottori. Ma se si prende in cura un paziente bisogna prendersene cura, per farlo sopravvivere al meglio, ma questo non viene fatto, anzi: viene detto al paziente che ha capito male e che la sua situazione è meno grave delle altre.
Ho atteso per scrivere questa recensione, ma il mio voto complessivo, attualmente, è zero per il reparto e per la fase successiva. Il paziente non viene seguito, non viene rassicurato e tanto meno curato. Mi dispiace per la recensione fuori dal coro, ma questa è la realtà che noi in famiglia viviamo da marzo 2022, nonostante le richieste di chiarimenti.
Incubo
È da tanto tempo che penso di esprimere pubblicamente la mia profonda delusione per aver scelto questo reparto.
Siamo ai primi di dicembre 2015 quando entro nello studio privato del prof. Scambia. Sono già consapevole di avere un sarcoma endometriale di basso grado, gli comunico che un suo collega in un'altra struttura mi avrebbe operata (a cielo aperto) da lì a pochi giorni, e lui, gentilissimo, mi dice che se avessi scelto il Gemelli, mi avrebbe operata personalmente con il Da Vinci, il robot, mi avrebbe fatto un intervento più preciso e meno invasivo, in laparoscopia. Mi dà la sua parola che non avrei dovuto aspettare più di un mese per l'intervento. Lascio 370 euro ed accetto.
A fine dicembre vengo ricoverata, ma non riescono ad operarmi per problemi organizzativi, quindi il dott Scambia mi dice che se voglio proprio lui come chirurgo dobbiamo rimandare l'intervento di una quindicina di giorni, perché lui aveva prenotato la settimana bianca. Nel frattempo però, poiché il mio rene destro dà segni di sofferenza, in quanto il tumore è appoggiato sopra l'uretra, è necessario fare una nefrostomia.
Il 31 dicembre 2015, a 50 anni, sono uscita dall'ospedale con un tubicino attaccato al rene e una borsetta per le urine, con la promessa che entro il 15 gennaio sarei stata operata.
Il 16 gennaio 2016, poiché nessuno mi aveva chiamata, ho passato tutta la mattina al telefono riuscendo finalmente a fissare la data del ricovero il 17 e quella dell'intervento il 18.
In realtà l'intervento è poi avvenuto il 22 gennaio ma, nel frattempo, tutti i giorni ero tenuta a digiuno nell'attesa di essere operata.
Quando finalmente, stremata, sono stata portata in sala operatoria, mi rendo conto che non sarei stata operata dal grande dott. Scambia (come invece mi aveva detto chiaramente convincendomi ad abbandonare la strada precedente), ma da un suo collaboratore, e del Da Vinci nessuno sapeva nulla... A dire il vero l'impressione è che la mia problematica era stata poco approfondita e mal valutata, tanto che l'intervento inizia in laparoscopia ma poi successivamente viene convertito in laparotomia.
Circa 10 ore di intervento.
Non voglio dilungarmi troppo, dico solo che mi è venuta una brutta broncopolmonite (non diagnosticata e, quindi, non curata in ospedale), ho passato i successivi giorni che non riuscivo a respirare e neppure a tossire (a causa della ferita), ho ricevuto solo un paio di volte il pranzo (consistente in un po' di minestrina scondita), le altre volte il servizio mensa superava la mia stanza (probabilmente perché accanto al mio letto c'era la signora Angela, che poi è morta, che si alimentava solo con le flebo e quindi, non so per quale ragione, pensavano che anch'io non mangiassi).
Prima di uscire, invece di togliermi la nefrostomia di destra, me ne mettono erroneamente un'altra a sinistra.
Un incubo.
Le infermiere poco professionali, con i camici sporchi ... non avevano neppure i cerotti adatti a fissare l'ecocanula (avevo le braccia e le mani completamente nere).
Il martedì successivo finalmente sono riuscita ad allontanarmi da questo posto e, faticosamente, sono riuscita a riprendermi grazie alle cure della mia dolcissima mamma e all'amore di mio marito, di mia figlia e di tutta la mia famiglia.
Poche le persone umane che ho incontrato in questa situazione surreale, una è il dott. Petrillo Marco, il medico che mi ha operata, poi uno specializzando, un bel ragazzo alto e moro di cui non ricordo il nome, e un un'infermiere, Giulio.
Successivamente mi sono rivolta al Centro Tumori di Milano e da lì sono stata affidata al Campus biomedico di Trigoria, dove hanno immediatamente provveduto a togliermi le due nefrostomie e dove sono tutt'ora seguita con diligenza, professionalità e rispetto.
Altro mondo.
Totale delusione
Mia madre scopre di avere masse tumorali alle ovaie il 22 maggio ad Ascoli Piceno (Marche), dove vive. Le indicano Tac e ricovero urgente per asportazione, su consiglio al Gemelli, dal dr. Scambia.
Sono stati veloci, bisogna riconoscerlo, tra visite e inserimento per l'operazione, tanto che il 21 giugno l'hanno operata. C'è da dire però che siamo dovute passare tramite studio privato a pagamento e che, pur sapendo che la paziente sarebbe dovuta venire a Roma dalle Marche (almeno 3 ore di viaggio), l'hanno chiamata alle 12.00 del giorno prima per dirle di recarsi in reparto alle 8.00 del mattino, e una volta arrivata facendola stare a digiuno completo in sala d'attesa dalle 8.00 alle 18.00, fin quando non le hanno assegnato una camera. Operazione quindi rimandata al giorno dopo. Già solo per questo avremmo dovuto capire che qualcosa non andava.
Dopo 8 giorni in ospedale torna a casa; fortunatamente tra infermieri, medici ed OSS, c'era chi sapeva avere un contatto umano con i pazienti, ma non sono di certo mancati elementi che di umano non avevano assolutamente nulla, incluso un dottore che non ha mosso un dito per aiutare mia madre, aperta dal torace all'inguine, ad alzarsi dal letto per essere visitata.
Comunque ci dicono che l'avrebbero richiamata per il colloquio con un oncologo, per discutere della chemio. Colloquio il 13 luglio: bisogna decidere se fare la chemio vicino casa o a Roma. Ci riferiscono che facendola al Gemelli mia madre avrebbe potuto partecipare a un protocollo di ricerca, che significa avere la possibilità di ricevere una cura in più rispetto alla sola chemio. Ci presentano i 4 protocolli di ricerca a cui avrebbe potuto partecipare, il giardino zen per le pazienti di ginecologia oncologica, tutto molto bello. Rimaniamo d'accordo infatti di ricontattare il Gemelli entro 2 giorni per comunicare la decisione presa: decidiamo di farla a Roma, proprio per la partecipazione alla ricerca. Li richiamiamo dopo due giorni, nessuno risponde. Per farla breve, dopo 5 giorni di tentativi finalmente ci rispondono e comunichiamo la scelta. Entro fine luglio avrebbe iniziato il primo ciclo di chemio.
Ebbene, per tutto agosto chiamiamo 3-4 volte per chiedere informazioni, dato che nessuno aveva chiamato per comunicarci la data di inizio. Risponde sempre una segretaria, che ci dice soltanto "lascerò una nota ai medici con nome e cognome e numero di telefono". Ci richiamano il 2 settembre, a ferie finite immagino (peccato che il tumore di alto grado in ferie non ci è andato), e ci chiedono se mia madre avesse iniziato la terapia o no. Rimaniamo allibite e senza parole. Non sapete cosa stanno facendo i vostri pazienti? No comment. Ma non finisce qui!
La richiamano il 3 settembre per darle appuntamento il 7, ulteriore colloquio con un oncologo.
Il 7, cioè oggi, ci comunicano che non è possibile partecipare a nessuna ricerca, senza darci spiegazioni, dicendo che il reparto che se ne occupa il sabato è chiuso e quindi non possono nemmeno chiamare per chiedere spiegazioni. Ci comunicano la data di inizio della chemio: 12 settembre. Senza orario, ce lo fanno sapere nei prossimi giorni. Sapendo che dobbiamo affrontare un viaggio di almeno 6 ore tra andata e ritorno.
Una vergogna.
Due mesi di attesa per non ricevere quello che ci era stato proposto, mi madre avrebbe potuto iniziare la chemio vicino casa. Invece nell'attesa chissà quanto è andato avanti il tumore, essendo di alto grado.
Inutile dire che ovviamente provvederemo a trasferire le cure nelle Marche. Se questa è l'eccellenza, davvero non sappiamo cosa dire.
Da cosa deriva la fama?
Era diverso tempo che non controllavo le opinioni dei pazienti del reparto di ginecologia oncologica del Gemelli e devo dire che oggi sono stata felice di leggere molte recensioni negative... forse la gente comincia a capire che non è tutto oro quel che luccica. Bravura? Con me proprio no.
Operata di carcinoma collo dell'utero, ho ha avuto un'esperienza più che negativa (emorragia post intervento e reintervento per laparocele nello stesso anno). Correttezza? Con me proprio no. Ho aspettato due mesi per essere operata dal prof. Scambia e poi ho scoperto di essere stata operata da un altro.
Umanità? Essere umani non vuol dire distribuire baci e abbracci e poi non calcolare il paziente per niente.
Per fortuna il mio tumore è stato eliminato e fisicamente sto bene... ma peccato che io non mi sia mai più ripresa da quella terribile esperienza. Pensare che sono anche una collega!!!
Inaffidabilità
Se venite da fuori Roma potrebbero esserci problemi nelle visite successive alla prima (controlli). L'appuntamento per mia moglie è stato rinviato per tre volte consecutive (con perdita di tanto denaro per la perdita delle prenotazioni aeree). Sintomo di scarsa attenzione per le pazienti nella fase successiva alla prima visita.
DELUSIONE TOTALE
Mia madre purtroppo è morta il 15 febbraio di recidiva di K all'endometrio. Era stata operata alla fine di novembre 2016 nella tanto decantata modalità robotica, sembrava che tutto fosse andato bene, e invece il 12 gennaio 2017 abbiamo scoperto, mediante ecografia fatta effettuare da noi PRIVATAMENTE, che si era già riformata una massa di 13 cm. che insisteva sopra la vagina... E pensare che noi eravamo stati in visita "di controllo" poco prima di Natale, sia in Ospedale al Gemelli che privatamente presso il mitico prof., e in nessuno dei due casi hanno fatto ecografia di controllo come sarebbe stato raccomandabile e si sono accorti che mia madre aveva una massa tumorale che si stava riformando. Che dire, sono molto delusa, mi sono sentita abbandonata, anche nel post operatorio (noi abitiamo fuori regione). Unica nota positiva le specializzande, sempre molto gentili e umane. Esperienza disastrosa.
Post operatorio in pronto soccorso
Mia madre ultranovantenne e' stata operata di BOT nel reparto del prof. Scambia. La decisione di farla operare e' stata molto sofferta da noi figli, considerata l'età, e presa in extremis. L'intervento sembrava ben riuscito e dopo 5 giorni la paziente e' stata dimessa. I problemi sono subentrati dopo qualche giorno con febbre alta.
Il reparto non si è assolutamente fatto carico delle complicanze post operatorie ed i medici interpellati si sono attenuti a quanto scritto nel foglio di dimissioni: in caso di complicanze rivolgersi al pronto soccorso.
Per noi che non siamo residenti a Roma e' stato tutto difficile senza un medico di riferimento..
Stanotte siamo al pronto soccorso del policlinico gemelli con una povera donna ultranovantenne costretta su una barella da ventiquattr'ore per poter fare accertamenti ed eventualmente essere ricoverata.
Sconsiglio il reparto del professore Scambia, dove ho trovato estrema indifferenza da parte dei medici e del personale infermieristico.
Tempi di attesa assurdi e personale menefreghista
Attendo da più di 3 mesi di essere chiamata per un intervento di miomectomia, nonostante abbia fatto notare al Prof. Scambia che il fibroma mi creava seri problemi intestinali.
Ho provato un miliardo di volte a chiamare la sig.ra che si occupa della lista di attesa, sono riuscita a trovarla una sola volta in 3 mesi. Nella maggior parte dei casi a quel numero che mi hanno dato, o non risponde nessuno, o è occupato, oppure ti risponde la segreteria telefonica anche negli orari in cui ti dicono che devi chiamare.
Insomma, l'unica volta che sono riuscita a parlare con lei non è stata nemmeno in grado di fornirmi una data indicativa dell'intervento (che so? Il mese almeno?), nè alcun tipo di informazione utile. Non ne parliamo proprio di ricevere qualche risposta via email. Nel frattempo io sto sempre peggio. Non ho mai incontrato un menefreghismo di tale portata. Cosa devo fare? Un mutuo per fare l'intervento in regime privato, almeno cosi si danno una mossa?
Mia moglie tra gli angeli di Dio..
A parte il prof Scambia - umano, competente , disponibile quanto basta visti i suoi tanti impegni - vi confermo che al Gemelli, come in ogni altro ospedale, il malato di cancro, dico cancro cattivo, maligno, mortale - guarisce se Dio lo vuole, non per le cure mediche che sono uguali per tutti.
Mia moglie Amalia aveva voglia di vivere, sopportava il dolore, reagiva.. ma la avevano catalogata fra le terminali, un fastidio in meno per tutti.
Pensate, la pancia si gonfiava sempre di più ed i medici davano risposte generiche e mi facevano gran pena perché io sapevo tutto. Ciao amici, specie all'ultima dottoressa che la visitò, di cui non ricordo neanche il cognome tanto fu inutile il suo intervento, che ci consigliò di rivolgerci alla terapia del dolore. Era luglio e la mia cara Amalia moriva dopo circa due mesi.
Prego sempre che mia moglie Amalia, dal Paradiso, assista i malati di cancro ed i medici che li curano. Soprattutto che abbiano dolcezza, umanità, comprensione e senso del dolore.
Pasquale Vaudo
Medici maleducati
Non mi sarei mai aspettata un reparto così in un ospedale così rinomato. Potessi tornare indietro mi rivolgerei ad altri ospedali di Roma molto volentieri. Tutti i medici del reparto in oggetto, compresi i molti specializzandi anche poco preparati, sono maleducati, altezzosi, non rispondono alle domande ed è impossibile parlarci. Tutto questo in un reparto così delicato... Tutti i medici, dal primo all'ultimo, hanno un atteggiamento di superiorità come se solo loro avessero la laurea e non hanno il minimo di sensibilità verso i pazienti. A mia figlia (poi deceduta) che lamentava fastidi respiratori, prima di dimetterla una dottoressa le disse che non aveva nulla e che era una sua impressione quella di non riuscire a respirare. Per non parlare di certi professori che si fanno pagare profumatamente e poi non si vedono mai.
Al personale infermieristico invece non si può dire nulla: sono eccellenti.
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