Gastroenterologia Policlinico Milano
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Nessuna anamnesi e tabelle standardizzate
Dopo più di un anno dalla diagnosi di celiachia accedo alla visita con nutrizionista e gastroenterologa.
Mi presento e una delle due dottoresse invece di rispondere con il suo nome, commenta il mio nome "oh ma che carino"... infantilizzata entro il primo secondo della visita. L'altra non si presenta.
Non mi fanno anamnesi di nessun tipo, zero di zero.
Gli do i miei esami del sangue, gli dico di un valore che mi ricordo e loro si mettono a darmi soluzioni solo per quel valore con tabelle standardizzate sull'essere umano in generale, nessuna distinzione DONNA/UOMO o altro.
In queste tabelle ci sono gli alimenti che dovrei mangiare per migliorare uno solo dei miei valori, la maggior parte di essi contengono glutine. Lo noto e mi danno altre tabelle, nonostante la mia cartellina sia già piena di queste tabelle, che si trovano tranquillamente su internet.
Tali tabelle contengono, per ogni cibo, il peso e le quantità consigliate, loro mi invitano a pesare pranzo e cena senza preoccuparsi di chiedere se ho o ho avuto Disturbi del Comportamento Alimentare. Ho i brividi a pensare che queste tabelle vengono somministrate senza chiedere nulla del rapporto con il cibo, in una città come Milano poi...
Continuano a sostenere che per tutta la vita dovrei cucinare pranzo e cena pesando gli alimenti e quando dico che è difficile proporre una cosa del genere ad una libera professionista dicono che sono stressata e che ogni tanto posso mangiare un po' di glutine perchè "non muore mica nessuno".
Nel giro di due frasi, sono passate da un'estrema rigidità (pesa e cucina il cibo tutti i giorni) a un lassismo esagerato ("ma sì certo che puoi mangiare lo street food a Delhi, al massimo chiedi").
Raccontando questo passaggio a posteriori mi sono fatta delle risate per l'assurdità della cosa, al momento ero completamente senza parole, mi trovo di fronte ad un atteggiamento oppositivo degno di due sedicenni, non ascoltano e contraddicono o svalutano tutto quello che gli viene detto.
A questo punto sono visibilmente contrariata, loro mi definiscono "stressata", troppo stressata per una dieta: dicono che me la manderanno via mail (mai arrivata). Più che stressata mi sento offesa.
Continuano a riferirsi alla mia visita precedente come se l'avesse svolta il capo reparto, quando in realtà era uno specializzando. Si indispettiscono quando chiedo di commentare le ultime analisi risolvendo con "ma si, va tutto bene".
Concludono la visita misurandomi peso e altezza (alla fine) e riportando un valore dell'altezza diverso dall'ultima misurazione professionale.
Il mio parere è che sono andate sulla difensiva quando si sono trovate di fronte una persona che ha prestato servizio in ospedale e perciò si accorge quando una visita è fatta bene e quando invece il paziente viene trattato come una macchina o come un incapace.
So bene che ormai nel pubblico l'anamnesi è un lusso e per una visita c'è pochissimo tempo ma una nutrizionista che non chiede delle abitudini e dei disturbi alimentari può far danni importanti sul corpo e sulla psiche, soprattutto delle ragazze giovani.
Visto il poco rispetto che ho ricevuto, mi permetto anche io di lanciare giudizi e definizioni: queste dottoresse dovrebbero fare un lavoro su se stesse, per definire come percepiscono il loro ruolo e le emozioni che provano nel ricoprirlo, per evitare di proiettare sul paziente le loro insicurezze, anzi per dirla con le loro parole, il loro "stress".
Vado a cercare qualcuno che ami il suo lavoro.
A mai più rivederci!
Colonscopia
Non ci sono parole per descrivere lo sconcerto che ho provato entrando in questa struttura. Non sembrava un ospedale di Milano, sembrava abbandonato.
Tanto per cominciare non hanno voluto vedere il green pass. E questo mi ha lasciata di stucco.
La colonscopia sarebbe dovuta avvenire con anestesia completa, invece hanno deciso per la sedazione parziale, ero sveglia e ho sentito dolori forti. Alla fine sono intervenuti infermieri per darmi conforto. Uno mi teneva la mano destra, la dottoressa la mano sinistra e un altro la testa.
Hanno sospeso il tutto perché ero poco tollerante alle manovre.
Alla fine mi sono messa a piangere.
Mi è sembrata una fabbrica di colonscopia di massa. Non entrerò mai più in questa struttura.
IBD
Secondo voi è accettabile che ad una visita non si leggano i risultati dei precedenti esami, nonchè i referti dei colleghi, snobbati, e si pretenda di avere il riassuntino bello e pronto da parte di un povero paziente che cerca di fare quello che può? Comportamento inaccettabile! Non solo non è stata effettuata un'anamnesi completa, ma anzi, quasi non si volevano sentire ulteriori dettagli, come a dire "tanto poi chi ti vede più? Tanto ora ti sballotto da un'altra persona, e poi ci penserà quest'ultima a fare lo stesso... io me ne lavo le mani." Prescrizione di esami costosi (più di 1000 euro....) ma, cosa più importante, inutili! Il tutto senza chiedere di eventuali allergie incompatibili con gli esami prescritti. Nessuna terapia prescritta, anzi, considerata inutile quella prescritta in passato. L'esito della visita è stato consegnato senza nessuna spiegazione (tutte le volte in cui ho avuto la stupidità di tornare), e passando immediatamente al prossimo paziente, rendendo impossibile così alcun confronto. Idem per gli altri accertamenti fatti qui. Che dire? Mai più!
Colonscopia
Ho eseguito ieri una colonscopia presso il reparto Regina Elena del Policlinico di Milano, l'esame è stato eseguito dal Dott. Federico Cerrai. Non sono un medico e non ho mai eseguito una colonscopia prima d’ora, quindi non so quali siano iter e procedure, ma mi conosco e so che ho una soglia di sopportazione del dolore molto alta. Comprendo anche che ogni medico abbia la sua “mano”, come pure ogni paziente abbia una propria conformazione fisica anche degli organi interni. Detto ciò, il mio esame è stato dolorosissimo, invasivo e traumatizzante sia a livello fisico che psicologico.
Non sono nella posizione di poter esprimere un giudizio circa la professionalità a livello medico del dottor Cerrai. Nella mia ignoranza mi sento però di poter affermare che il sedativo andrebbe iniettato qualche minuto prima di iniziare l’esame e non nel momento stesso in cui viene inserita la sonda. E che se il paziente si lamenta ripetutamente ci si può fermare e dare un minuto di respiro…. Quello che posso certamente criticare del dottor Cerrai è la sua mancanza di “delicatezza” con un paziente che si sta sottoponendo ad un esame endoscopico. Nonostante le mie lamentele per il dolore che stavo provando, non si è mai interrotto, non mi ha dato “tregua”, non mi ha detto una sola parola che potesse essere di conforto, nemmeno a esame ultimato. Quando l’ho fatto chiamare per sapere se era tutto a posto, mi ha detto che non ha potuto (o voluto? Ero certamente una paziente non facile…) visionare gli ultimi 10 cm. A quel punto ho chiesto se questo poteva costituire un problema e la risposta è stata che dovevo chiederlo al mio medico. Ma come? In quel momento non ero forse all’interno di una struttura pubblica, con impegnativa del mio medico di famiglia? Non avrei forse pagato il mio ticket? Io in quel momento ero un paziente e punto! Non conoscendolo di persona non posso sapere se si tratti di una questione caratteriale, ma ho trovato il dottor Cerrai tremendamente infastidito e scortese dal primo momento che sono entrata nella sala.
Per quanto non sia più una bambina, una madre rimane sempre una madre e quando mia mamma mi ha visto così sconvolta ha voluto parlare col dottore per chiedere spiegazioni e da lui si è sentita dare per tre volte della villana! Questo fatto increscioso si commenta da se'….
Ho parlato con un infermiere che ha assistito al mio esame e mi è sembrato costernato per come erano andate le cose… Detto ciò, non voglio comunque esprimermi riguardo le capacità professionali del dott. Cerrai, ma certamente posso affermare che sono sconcertata dalla sua mancanza di umanità, di delicatezza, di pazienza!
Quando porto il mio gatto dal veterinario, è impaurito e miagola disperatamente: la prima cosa che fa il dottore nel toglierlo dalla gabbietta è di tranquillizzarlo, coccolarlo e chiamarlo per nome… che altro dire?
Esecuzione gastroscopia e colonscopia
Ho eseguito ieri: gastroscopia e colonscopia insieme. Mi avevano assicurato, prima che firmassi i consensi, che sarei stata sedata e che non avrei avuto coscienza durante gli esami. Dopo aver firmato e messa sul lettino, mi hanno detto che sarei rimasta sveglia e solo con un po' di farmaco iniettato avrei sostenuto questi esami. E' stata una tortura sia per la gastroscopia (ho reagito cercando di strappare la canna dalla gola), sia per la colonscopia, altra tortura. Non sono riusciti a eseguirla totalmente per l'insopportabile dolore. Il dottore del Policlinico che mi aveva prescritto questi esami mi aveva assicurato che avrebbe eseguito lui questi esami con sedazione, non era vero: lui stava solo seduto al computer, erano le infermiere che eseguivano l'esame. Mi hanno messo in una camera dove c'era un'altra signora e la sua parente, la porta aperta, l'infermiera mi ha detto di vestirmi, io ero nuda con addosso il camicino verde di carta, senza nessuna privacy. Nel passato avevo eseguito questi esami invasivi con sedazione presso un altro centro di gastroenterologia, trovandomi molto bene e non ho mai sentito dolore in quanto non ero cosciente. Il dottore del Policlinico ha insistito che li eseguissi presso il Policlinico, Regina Elena, terzo piano (Endoscopia).
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