Endocrinologia Ospedale San Martino Genova
Recensioni dei pazienti
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Terapia ormonale sostitutiva
Otto telefoni e non rispondono mai a nessuno; non rispondono nemmeno alle email, e col Covid poi tutto è peggiorato ancora di più,
Alla prossima visita programmata mi faccio restituire tutti i miei documenti e me ne vado!
Adenoma ipofisario
Pensare che questo centro mi sia stato indicato come quello di riferimento per la mia regione, mi lascia sconcertata.. Personale infermieristico poco affabile, scarsa organizzazione, attese lunghissime nonostante l'appuntamento e mai la certezza di essere visitati dal medico di riferimento... Per ben due volte su tre ho dovuto espressamente chiedere di essere vista del medico strutturato e non da uno specializzando. Che dire... per quella che è stata la mia esperienza personale, cambierò centro sicuramente!
Endocrinologia Disem San Martino
Io ho avuto modo di servirmi del Day Hospital del Disem presso il San Martino di Genova circa 4 mesi fa, quando ho dovuto portare mia figlia per una visita endocrinologica. Le attese al telefono per avere la risposta di qualcuno e ottenere l’agognato appuntamento sono state veramente estenuanti.
Faccio presente che con grande sorpresa il giorno che ci siamo recati sul posto, tutti gli ascensori che mi erano stati indicati per poter salire agli ambulatori del Day Hospital dall’addetta dell’accettazione- posta al piano terra, erano fuori uso!
Abbiamo dovuto pertanto affrontare la difficoltosa salita di tre piani di scale a piedi, con i problemi di pressione che mi ritrovo, senza poter disporre dell’aiuto di nessuno e, cosa molto importante, senza poter indugiare per non mancare all’appuntamento che mi era stato fissato alle 9.30.
Oltre a questo non trascurabile dettaglio, prima di essere stati chiamati dal medico addetto, abbiamo dovuto aspettare in sala d’aspetto circa 55 minuti.
Ricevuti da un giovane medico tutto sommato abbastanza gentile, la visita è durata in tutto 25 minuti, meno della metà del tempo di attesa!
Nel complesso ho trovato l’intero reparto e la condotta del personale ad esso assegnato, grosso modo allo stesso livello di altre strutture ospedaliere dislocate nella regione Emilia Romagna- dove da sempre risiedo- e delle quali ho avuto necessità di servirmi in precedenza; pertanto non riesco a capire per quale ragione da Modena ci abbiano consigliato di recarci a Genova.
Leggendo la recensione della transessuale Stefany riguardante il comportamento del Medico nei suoi confronti, come padre voglio sperare che questa vicenda sia stata posta sotto l’attenzione dei vertici più alti dell'ospedale San Martino o, più direttamente, del Direttore del Disem Prof. Francesco Minuto, che ho avuto modo di conoscere e che so essere persona molto sensibile ed attenta alle necessità dei pazienti, tutti quanti indistintamente! Trovo inaccettabile che nel 2012 una paziente, che potrebbe essere tranquillamente mia figlia, solo perchè transessuale venga messa nelle condizioni di lasciare un reparto in modo così avvilente e mortificante, interrompendo le proprie cure ormonali e, per far fronte alle proprie esigenze mediche, cercare allo sbaraglio attenzione presso altre strutture. Fosse anche la conseguenza di un semplice equivoco!
I pazienti che usufruiscono dei servizi del Disem di Genova sono esonerati dal pagamento di un ticket, ma questo è irrilevante; presupposto che il personale che vi prende servizio non lavori a titolo gratuito, sarebbe interessante sapere quanto questa struttura costi alla fine dell'anno ai contribuenti.
Massimo C.
Disem
Sono cresciuta in una famiglia di medici e pensare che una persona come il dott. F. sia addirittura citato come referente per la tutela in ambito medico, delle persone transessuali mi lascia attonita! Oggi mi chiamo Stefany, vivo e lavoro a Londra, tormentata dai mille sensi di colpa nel prendere la decisione di diventare donna, a causa di un’educazione di famiglia profondamente rigida e Borghese. finalmente decisi di rivolgermi al Disem di Genova poco piu’ di un anno fa per cominciare la terapia ormonale, con l’illusione di mettere piede in un avamposto della crocerossa, in uno vero e proprio scenario di guerra. Mai e poi mai avrei immaginato che il dottore fosse cosi maleducato e scostante nei confronti di una paziente transessuale, cosi come e’ avvenuto nel primo ed ultimo incontro che ho avuto nel suo ambulatorio a fine Dicembre 2011, dall’inizio della terapia. Ho avuto profonda vergogna di essere li seduta a parlare, con grande ingenuita’, delle cose piu’ personali e confidenziali che da sempre ho tenuto nascoste a chiunque altro. Premetto che a tutt’oggi svolgo una professione con successo in un ambiente lavorativo estremamente selettivo e profondamente maschilista, dove incredibilmente non ho mai vissuto un solo minuto di emarginazione, e dove nessuno mi ha trattato in quel modo. Manifestando una malcelata e preconcetta scostanza nei miei confronti e un totale disinteresse verso le domande da me ingenuamente poste riguardo le mie sensazioni di 12 mesi di terapia ormonale prescrittami, con uno stile privo di qualsiasi spirito deontologico, sono stata addirittura maldestramente e sarcasticamente invitata dal medico ad andarmene e trovarmi un altro centro di transizione, perche’ non in possesso della residenza nell’ambito della regione liguria ed altri flebili incomprensibili pretesti, il tutto davanti alla presenza di studenti di medicina tirocinanti, allibiti a loro volta, per il suo incomprensibile comportamento. Li’ non ho piu’ messo piede, e non mi importa se chiudermi una porta dietro significhi buttare 15 mesi nella spazzatura ricominciando tutto da capo altrove, ma mi dispiace tantissimo per tutte quelle persone che non avendo alternative, perche’ prive di risorse, si illudono di approdare in oasi dove il rispetto per il singolo individuo dovrebbe essere prima assoluta tra tutte le virtu’, magari trattenedo il respiro a lungo fuori dall’ingresso, cercando il coraggio di entrare e riuscire a parlare di cio’ che si prova a nascere ed crescere in un corpo sbagliato. Mi sono sentita profondamente tradita e mi chiedo come sia possibile che certe persone si fingano portatrici dei diritti delle persone transessuali, con il solo scopo di far parlare di se. Io non ce l’ho piu’ di tanto con i pregiudizi che la gente talvolta manifesta nei nostri confronti a causa della cultura degenere che c’e’ nel nostro paese, ma chiunque riesca ad ottenere la mia fiducia ed entrare in possesso di quanto da me fin’ora gelosamente e intimamente custodito, per poi "sputarci sopra" come e’ avvenuto in quell’ambulatorio, non lo dimenticherò mai. Ora sono seguita a costi elevatissimi, ma con tutt’altra professionalita’, presso il Royal Free Hospital, ad Hampstead Londra, ma mi rimarra’ per sempre la ferita del piu’ brutto Natale trascorso nella mia vita.
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