Chirurgia plastica Policlinico Foggia

 
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Esperienza da dimenticare

Sono stata mandata al reparto di Chirurgia plastica dalla Breast unit (ottimo ed eccellente reparto di senologia dove mi hanno curato un cancro al seno destro) per concludere il percorso con la ricostruzione mammaria. Mi ha presa in cura il dott. Parisi.
Dopo l'incubo del cancro, della chemio e della radioterapia, la ricostruzione (che dovrebbe essere la parte conclusiva "gioiosa" di un terribile percorso) si è trasformata in un altro incubo.
Questo perchè il dottore
1) Mi ha programmato la ricostruzione dopo 2 mesi e mezzo dalla radioterapia (che brucia i tessuti), contrariamente alla regola non scritta di fare passare almeno 6 mesi per dare al corpo e ai tessuti il tempo di riprendersi (tutte cose che ho scoperto dopo, quando ho iniziato a non fidarmi più e ad informarmi da fonti specialistiche).
2) non ha assolutamente tenuto conto che il mio fisico era provato dalla chemio e radio: il mio non era un intervento di chirurgia estetica cercato e voluto da una persona in salute, ma di ricostruzione dopo un cancro. Così ha programmato appunto l'intervento a soli 2 mesi e mezzo dalla radio, e ne sono derivate conseguenze gravi (infiammazione della protesi mammaria e due interventi chirurgici)
3) usando anche un linguaggio troppo confidenziale senza mai spiegare le cose dal punto di vista medico, non mi ha spiegato le possibili conseguenze dell'intervento (infiammazione e/o infezione della protesi) privandomi della consapevolezza e della possibilità di scegliere se rischiare o no (ovviamente dopo quello che avevo passato, anche un cinque per cento di tali possibilità mi avrebbero fatto cambiare idea).
4) mi ha operata una prima volta e inserito una grossa protesi (taglia quarta) nel seno destro malato ed una protesi più piccola nell'altro seno ( quello sano) portandolo da una seconda ad una quarta. Sembrava essere andato tutto bene. Dopo 15 giorni però ho iniziato ad accusare forti dolori al seno malato e ad avere febbre. Mi hanno ricoverata, fatto raggi ( radiazioni che dovrei evitare come la peste) e curata con un banale antibiotico e antinfiammatorio per una settimana ( medicine che dovrei evitare) senza assolutamente indagare sulla causa e informarmi sul sospetto di una iniziale infiammazione. Nascosta la polvere sotto il tappeto e sfebbrata, mi hanno mandata a casa.
5) dopo un mesetto sono tornati dolori ancora più forti e febbre ancora più alta. Mi hanno ricoverata di nuovo. Questa volta hanno iniziato preventivamente ( prima di averne certezza con le analisi) una potentissima cura per sospetta infezione. Ancora raggi e radiazioni e 3 antibiotici al giorno più antidolorifici. Il dottore ogni tanto passava per pochi secondi a tastarmi la mammella (che nel frattempo era diventata rossa come la mela di Biancaneve e dura come il marmo). Le vene crollano mangiate dalla chemio precedente e dagli antibiotici violenti e devono mettermi un Pic nel braccio (ma non per interessamento del dottore, ma di un gentilissimo infermiere che me lo suggerisce per farmi soffrire meno). Alle mie domande, il dottore rispondeva che non c'erano segni di infezione, "solo" di infiammazione e che stava cercando di salvare la protesi ( ora a mente lucida mi domando: ma se pur con quella cura da cavallo dolore e febbre fossero passati e lui avesse salvato la sua protesi, poi non ero comunque e sempre a rischio di infiammazione visto che era già comparsa due volte??). Finalmente dopo 10 giorni decide di operarmi per la seconda volta. Di nuovo lo stress di una operazione sul seno che era stato prima operato per togliere il cancro, poi per inserire la protesi e ora per toglierla. Altra anestesia totale, disagi psicologici e fisici. Il dott. Parisi (di sua iniziativa, "per evitare aderenze e migliorare l'estetica", come dirà dopo, contestualmente nel togliere la protesi grande, ne inserisce una più piccola. Ora mi trovavo con 2 seni di due taglie diverse. Dopo qualche giorno mi mandano a casa.
6) in me si era radicata sempre più l'idea (confermata da altre fonti professionali) che mi avevano operata troppo presto e che dovevano passare 6 mesi almeno dalla radio. Chieste spiegazioni sia a Parisi che al primario Portincasa (con profumata visita privata) mi hanno risposto che non era matematica la cosa e che comunque avevo firmato il consenso. Anzi, entrambi i dottori, l'uno in visita di controllo e l'altro in visita privata, mi hanno detto di aspettare un po' e che magari a settembre si poteva fare il lipofiller per migliorare la situazione. L'unica differenza è che Parisi non ha dato nessuna spiegazione medica, Portincasa mi ha spiegato meglio in cosa consista il lipofiller. Mi ha poi congedata dicendomi che avrei potuto contattarlo in qualsiasi momento.
7) per la restante estate la mammella operata già 2 volte lacrimava del siero dalla cicatrice. Il dott. Parisi in sede di visita di controllo diceva che non era niente. Nel frattempo io prenoto una visita ai Gemelli di Roma dal Prof. Gentileschi, specializzato nelle ricostruzioni post-tumorali, ma non faccio in tempo ad andarci perché a settembre all'improvviso ritornano dolori allucinanti alla mammella e febbre alta. Avviso il disponibile e gentilissimo Portincasa per messaggio, ma non risponde, avviso Parisi perché così all'improvviso non sapevo cosa fare. Mi ricoverano di nuovo. Stessa identica sintomatologia: dolore, febbre, rossore e gonfiore. È ovvio ci sia di nuovo l'infiammazione, che non andava rimessa nessuna protesi e che dovevano togliermi al più presto anche questa piccolina. Ma io non sono un dottore. Aspetto che i medici del reparto mi dicano qualcosa e facciano qualche analisi che confermino che c'è l'infiammazione per poi togliere la protesi, causa scatenante del problema. Nel frattempo solita terapia di antibiotico e antidolorifico, altre medicine... In tutto questo il dott. Parisi è totalmente sparito, pur essendo stato ovviamente informato. Sabato mattina alla visita di controllo i dottori di turno confermano la diagnosi dell'infiammazione, ma aggiungono che per programmare l'operazione devono parlare con Parisi, che però non c è. Sabato pomeriggio la febbre è a 39. La diagnosi ormai è ufficiale, ma siccome Parisi opera solo il lunedì e il mercoledì, se entro il lunedì non mi avesse visitata (e dubito che l'avrebbe fatto la domenica) ed inserita in lista, l'intervento sarebbe slittato. Ormai sono al culmine e spossata, ma la paura di dover stare più del dovuto in ospedale, o che l'infiammazione peggiori e inizino di nuovo a farmi 4 antibiotici al giorno, verso le 17.00 chiedo di parlare con un dottore e aggiungo che, se non fosse arrivato nessuno, avrei chiamato i carabinieri. Arriva il dottore di turno (Bisceglia). Gli dico che se lunedì non mi operano senza aspettare Parisi, avrei chiamato i carabinieri, qualche giornalista, amici e parenti finanzieri e giudici. Visto che ero in corsia e non c'era bisogno di Parisi e ogni dottore poteva sfilare la protesi (che tra l'altro è un intervento semplice) Il dott. Bisceglia acconsente e mi mette in lista per lunedì.
8) lunedì mattina appare Parisi per qualche secondo. Nell'anticamera della sala operatoria, con la sensazione di un pugno allo stomaco e le luci accecanti negli occhi (che chi è stato operato ben conosce e non dimentica) mi sento poco bene: ho 39 di febbre sempre a causa della protesi. Mi danno una Tachipirina, dei tranquillanti e poi il dott. Bisceglia mi opera di urgenza per la terza volta la stessa mammella. Altri medicinali, altra anestesia...
9) dal giorno dopo sto già meglio, ho solo i postumi ovvi di un intervento, dell'anestesia e dello stress indescrivibile. Fra qualche giorno mi dimetteranno e andrò a casa moooolto più deforme di com'ero prima di entrare in chirurgia plastica, con all'attivo tantissima sofferenza fisica e mentale, amarezza, delusione, cumulo di medicinali e radiazioni.
Tralasciando l'atteggiamento poco professionale e disinformativo di Parisi relativo al primo intervento e ammettendo che la prima infiammazione era imprevedibile ( anche se facendo passare più mesi dalla radio le probabilità si sarebbero abbassate) e tralasciando anche "l'accanimento" a voler salvare la prima protesi, mi sembra evidente che l'inserimento di una seconda protesi e lo scomparire del dottore, responsabile di tale scelta (con tutte le conseguenze concatenate,) andavano evitati.
10) a contrasto ci tengo moltissimo a specificare che gli infermieri e gli OSS del reparto sono tutti bravissimi e gentilissimi.

Patologia trattata
Ricostruzione mammaria a seguito di mastectomia.
Esito della cura
Nessuna guarigione
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