Chirurgia Ospedale Ascoli Piceno
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Devo ringraziare un santo in paradiso
Alla 19ma settimana di gravidanza corro in pronto soccorso per fortissimi dolori alla bocca dello stomaco e alla schiena. Inviata in ginecologia, vengo visitata e rispedita a casa da ginecologo superficiale con la seguente terapia "signora se non va in bagno durante la giornata, la sera si DEVE fare un clistere", i dolori sono dovuti all'intestino pigro in gravidanza. Per 5 giorni ho seguito questa atroce pratica non trovando alcun giovamento e con dolori lancinanti che si ripresentavano ogni sera. Al 5° giorno, stremata dai dolori, impongo a mio marito di riportarmi in ospedale. Finalmente una ginecologa molto brava e professionale azzecca la diagnosi: colica biliare con presenza di calcoli nella colecisti. Ricovero in ginecologia in attesa di consulto chirurgico. Il pomeriggio seguente arriva il simpatico abbronzatissimo chirurgo con camice slacciato e camicia semi aperta (sembrava stessa andando più a prender un aperitivo che a visitare una paziente). Controlla l'eco fatta la notte precedente e sentenzia, la signora è in gravidanza non è operabile, teniamola a dieta e passa tutto! Dopo 15 giorni di ricovero in ginecologia senza più un minimo controllo chirurgico, le cose sembrano migliorare e mi mandano a casa. Dopo circa 6 ore nuova colica atroce e nuova corsa al pronto soccorso. Ennesimo trasferimento in ginecologia, dove la dottoressa che aveva individuato la prima volta i calcoli, mi consiglia di insistere per l'intervento chirurgico perchè non avrei potuto continuare in quelle condizioni ancora a lungo; intervento che secondo lei era sostenibile in gravidanza. Ritenendo il problema di carattere chirurgico e non ginecologico, mi rimanda in pronto soccorso dove finalmente richiama un chirurgo. Ovviamente fortuna vuole che sia di turno lo stesso chirurgo del primo consulto, che dopo una visita frettolosa e insofferente, afferma che il problema è da risolvere in ginecologia perchè "la signora è gravida" (certo, se ti rompi un piede mentre sei incinta, suppongo che il gesso te lo mettano in ortopedia!), quindi viene chiamata la ginecologa. In preda a dolori atroci assisto a venti minuti di litigio tra chirurgo e ginecologa, con questa che alla fine si rifiuta (e giustamente) di ricoverarmi in ginecologia. Il chirurgo a quel punto effettua seduta stante nuova eco addominale, da cui afferma che non ci sono calcoli alla colecisti (probabilmente miracolosamente spariti, visto che li aveva riscontrati 15 gironi prima) e che i dolori sono dovuti a blocco intestinale. Si procede senza alcuna tutela della dignità della persona (la MIA) davanti a tutto il personale presente in PS e soprattutto davanti a porte scorrevoli che si aprivano e chiudevano, in sequenza a: ispezione rettale, inserimento di naso cannula (ben due volte perchè nella prima avevamo messo un catetere troppo piccolo).. e nonostante tutto continuo ad avere dolori lancinanti e a vomitare bile! Dopo circa 2 ore di torture in pronto soccorso vengo ricoverata in chirurgia, dove vengo lasciata da sola in una camerata con mio marito a urlare dal dolore e vomitare e sentirmi dire da un'infermiera (scocciata perchè avevo chiesto delle traverse per non vomitare sul pavimento) che se urlavo così in quelle condizioni, quando avrei partorito chissà che avrei fatto. Non ho più visto il chirurgo, neppure la mattina intorno alle 7.00 quando ho iniziato ad avere le contrazioni. Contrazioni prese subito come ottimo pretesto per rimandarmi in ginecologia! Sono quindi stata rimandata in ginecologia, nonostante vomitassi bile ormai da ore. In ginecologia chiaramente non hanno potuto far altro che cercare di bloccare le contrazioni (cosa per fortuna riuscita) e calmare il dolore (senza alcun successo)! Ho passato in ginecologia tutta la giornata di domenica e la notte seguente senza avere quasi forza per parlare, continuando a vomitare e perdendo spesso conoscenza. Il lunedì alle ore 13.00 mio marito ha chiesto al primario di ginecologia di trasferirmi in un'altra struttura, oppure di dimettermi, perchè era evidente che la situazione non era assolutamente tollerabile. Si è sentito rispondere che non potevo essere spostata in alcun modo perchè le mie condizioni erano gravissime, avendo riscontrato un numero altissimo di globuli bianchi che evidenziavano la presenza di un'infezione acuta in corso e che stavano attendendo il chirurgo di turno per un consulto urgente. Alle ore 14.00 arriva il chirurgo (grazie a Dio un chirurgo bravo e competente!), nuova ecografia addominale (ricompaiono i calcoli, mavah!) il chirurgo cambia espressione, nei pochi attimi di lucidità sento l'operatore all'ecografo che dice "portati queste immagini in sala operatoria". Mi riportano in reparto (ginecologia) nel giro di 20 minuti mi ritrovo in sala operatoria. A mio marito (e non a me) viene detto che le possibilità di salvare il bambino sono praticamente nulle e che anche la mia vita è in pericolo. Prospettano circa 2 ore di intervento. In realtà resto sotto i ferri per più di 4 ore senza che nessuno dia notizie a mio marito sull'evolversi delle mie condizioni. Vengo riportata in reparto (chirurgia) alle ore 20.00, dopo l'asportazione della colecisti in cancrena!!!!! Al risveglio dall'anestesia (in realtà mi hanno dovuto mandare in coma farmacologico) trovo un medico degno di essere chiamato tale (il chirurgo che mi ha operato) ed ho avuto solo la forza di chiedere: il mio bambino? Ho sentito una mano che stringeva la mia e mi diceva: stai tranquilla, mentre ti ricucivo l'ho visto che ballava! Mi sono ritrovata il primo chirurgo in una visita di controllo dopo qualche giorno ed ha avuto anche il coraggio di dirmi "allora signora alla fine è stata capace di farla andare in cancrena questa colecisti". Se questo è un medico.....
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