Chirurgia dell'uremico e trapianto rene San Camillo
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Follow up trapianto di rene
Dopo essere stata seguita molto bene dal Dottor De Paolis, che mi ha aiutato a rientrare in dialisi dopo la fine di una trapianto in maniera ottimale, ho cominciato le mie sedute di dialisi. Durante questo tempo si parlava di rimettermi in lista per tentare un nuovo trapianto. Avendo io molta fiducia e gratitudine nel Dottore, mi sono iscritta in lista presso il San Camillo Forlanini e, avendo diritto a un altro centro in Italia, scelsi quello di Padova. Il Dottor De Paolis era tentennante e riluttante nel farmi firmare il foglio per l'iscrizione alla lista, forse sperando in cuor suo che io andassi a finire in lista solo in un altro centro, avendo avuto io altri due trapianti pregressi. Mi disse "su quella sedia dove sei seduta tu c'è una bomba pronta ad esplodere; io te lo dove dire perché vi è un rischio del 2% di morire e se accadesse è necessario che tu lo sappia". Io ero intimorita, ma ovviamente firmai per l'inserimento. Contemporaneamente mi recai a Padova dove mi iscrissero subito. Per me in sincerità era indifferente il luogo dove mi avrebbero chiamata, mi auguravo solo che fosse al più presto, ovviamente. Due anni dopo da quel giorno mi chiamò il centro di Padova e feci l'intervento. Tornando a Roma, la mia città, necessitavo di un centro che mi seguisse per il follow up. De Paolis mi disse "non abbiamo strutture per seguirti, prendiamo solo i nostri". Io non credo che un ospedale sia una sorta di negozio, dove uno se non trova gli ortaggi cambia frutteria. Andai dal Prof. Di Giulio il quale, non sapendo bene cosa dirmi, mi confuse le idee ed io rimasi nella stessa situazione. Sono stata costretta ad alzarmi alle 4.00 del mattino per i controlli dall'altra parte di Roma perché al san Camillo "non mi prendono", dopo che fui seguita lì per anni. Immagino che la paura che sussisteva all'inizio per mettere in lista una paziente con pregressi trapianti e senza voglia di restare supina dinanzi alle ragioni irrazionali dei medici (una anestesista che non trova la cartella, risponde al telefono al marito per dire di andare a prendere i figli a scuola e che sottopone per ore una paziente a varie sorti di test psicologici dai quali mi dovetti quasi difendere per non turbare la mia serenità) sia per questo punita. A volte mi reco al Pronto Soccorso dello stesso San Camillo per emergenze e mi trovo a dover combattere con personale totalmente impreparato sui trapianti di rene, che ignora cosa sia un referto di potassio elevato e sia scortese al punto di far piangere le pazienti e che per difendersi da provvedimenti dica "tanto è inutile che chiami la polizia, perché noi siamo di più. Non ce la faresti mai". La professionalità è umile. Mai boriosa. E infatti...
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