Chirurgia del pancreas Policlinico Verona Borgo Roma

 
4.4 (93)

Recensioni dei pazienti

8 recensioni con 2 stelle

93 recensioni

 
(73)
 
(5)
 
(7)
 
(8)
1 stella
 
(0)
Voto medio 
 
4.4
 
4.5  (93)
 
4.5  (93)
 
4.4  (93)
 
4.4  (93)
Torna alla scheda

Filtra per malattia, intervento, sintomo

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Competenza
Assistenza
Pulizia
Servizi
Commenti
Informazioni
Inviando il modulo si dichiara che quanto scritto corrisponde al vero e si assume responsabilita' legale in caso di commenti falsi. L'invio di commenti non veritieri positivi o negativi costituisce reato.
8 risultati - visualizzati 1 - 8  
 
Per Ordine 
 
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
2.0

Errore/ ritardo diagnostico

Mio padre, 67 anni, dopo un periodo di dimagramento (senza alcun altro sintomo) diventa itterico. Viene ricoverato all'Ospedale Niguarda di Milano, dove gli viene inserito uno stent biliare e gli vengono fatte due biopsie, entrambe con esito negativo per neoplasia. La tac e l'ecoendoscopia segnalano la presenza di una massa di circa 2 cm. alla testa del pancreas. Il primario dà indicazione all'intervento di duodenocefalopancreasectomia, tuttavia preferiamo sentire un altro parere e ci rivolgiamo al San Raffaele di Milano, dove pure il Prof. Falconi dà indicazione all'intervento.
Sul web vedo che la Chirurgia del pancreas di Verona è nota per grande competenza (mio padre vi giunge convinto che quello sia il posto giusto in cui subire l'operazione). Ci rechiamo in visita dal primario, Prof. Bassi, il quale fornisce una interpretazione diagnostica diversa: a suo dire il valore appena sopra la media del marcatore Ca 19.9, la negatività delle biopsie, la presenza di tessuto cicatriziale in tutto il pancreas, ecc.. fanno propendere per una pancreatopatia di natura non neoplastica. Chiediamo dell'intervento chirurgico, ci viene detto che è assai prematuro parlarne, di non pensarci neppure ("non mettete il carro dinanzi ai buoi" furono le parole del professore). Viene data indicazione a mandare via mail il risultato di una risonanza magnetica, già in programma, e ci viene detto che il caso verrà discusso in equipe.
Torniamo a casa rianimati da grande speranza! Dopo pochissimi giorni spediamo il risultato della risonanza... rimaniamo in attesa di una telefonata che ci aggiorni sull'esito della discussione in equipe, che non arriva mai. Dopo UN MESE arriva una telefonata per dirci che il radiologo (non l'equipe) ha visto la documentazione e si dà indicazione ad un'ulteriore biopsia.
Nel frattempo lo stent biliare emigra, per cui ci rechiamo in Humanitas, vicino al nostro domicilio, per un reinserimento. Nell'occasione viene fatta una Tac: la massa è cresciuta ed ora lambisce la vena mesenterica: quello che era un tumore borderline resectable, diventa un tumore localmente avanzato su cui non è più possibile intervenire chirurgicamente. Il treno è perso per sempre. Mio padre era tra quel 20% di pazienti operabili ed ora non lo è più. Viene anche effettuata un'ulteriore biopsia, che dà ancora esito negativo, tuttavia in Humanitas si raduna un'equipe multidisciplinare che dà indicazione a procedere con un trattamento chemioterapico.
Mia madre, e io anche, riponiamo ancora fiducia nel primario di Verona. A distanza di 6 mesi ci rechiamo ancora in visita da lui, il quale afferma che prende sempre più corpo l'idea di una pancreatopatia. Mio padre morirà di adenocarcinoma pancreatico localmente avanzato, confermato da una biopsia.
Siamo andati fino a Verona a cercare la salvezza, quando era sotto casa!
Aggiungo che a Verona la quantità dei casi presi in carico, a mia impressione, non permette di seguirli, che è imbarazzante doversi sempre confrontare con specializzandi e che venga proposta la biopsia percutanea come gold standard quando le linee guida (basta leggere) affermano altro.

Patologia trattata
Adenocarcinoma del pancreas.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

Adenocarcinoma del pancreas

Il 01/02/2017 alla nostra adorata mamma viene diagnosticato un adenocarcinoma del pancreas, in seguito a controlli che lei faceva annualmente; fortunatamente era circoscritto. Io e mio fratello (abbiamo perso nostro padre 3 anni fa) ci mobilitiamo per cercare la migliore struttura, anche se mio fratello voleva farla operare nell'ospedale regionale di Torrette di Ancona (noi siamo marchigiani), dove mia madre anni prima aveva subìto due interventi ed era stata trattata da persona e non come un numero di letto. Ma sulla carta le migliori strutture sono Verona e Milano, e mia madre decide per Verona. Fa la prima visita a pagamento dal primario, che conferma l'operabilità, ma che quando mia madre decide di affidarsi a lui, noi non lo vediamo più. Non sto qui a raccontarvi le incongruenze che avvengono prima del ricovero. Arriviamo al giorno dell'intervento, non vediamo e non parliamo con nessun medico nè rianimatore, non ci viene spiegato il tipo di intervento che intendono fare... Dopo circa 6 ore ci chiama un dottore, che non avevamo mai visto, e ci dice che l'intervento era perfettamente riuscito, che erano riusciti a togliere solo il corpo coda, che la signora non aveva sanguinato e che i parametri era rimasti nella norma; l'unica cosa che ci si aspettava era una fistola. Mia madre fu portata da prassi in sala intensiva per il risveglio e dopo un giorno in reparto, il terzo giorno dall'intervento (il giorno di Pasqua) fu nuovamente riportata in rianimazione per un problema respiratorio... Dopo circa 12- 15 giorni fecero la prima Tac. Premetto che i drenaggi erano stati tolti ed erano rimasti solo i tramiti anche se i valori delle amilasi erano altissimi. Al controllo si riscontrava il liquido pancreatico nell'addome e un principio di necrosi. Cercando di parlare con uno strutturato, visto che il reparto è "gestito" da specializzandi, non ci siamo riusciti e alla nostra domanda "ma il liquido non è corrosivo ? Non può creare delle emorragie?" ci viene risposto "sì ma abbiamo tutto sotto controllo.
Dopo 36 giorni dall'intervento la prima emorragia, che viene cauterizzata tramite angioplastica. Purtroppo il giorno dopo decidono di aprirla di reintervenire per posizionare i drenaggi e pulire l'addome. Premetto che di tre drenaggi, uno non ha mai funzionato, uno raccoglieva pochissimo e l'altro insomma... tanto che il liquido si é trovato dopo alcuni giorni una propria via uscendo dalla parte inferiore della mediana. Aggiungo che comunque mia madre, donna fortissima sia caratterialmente che fisicamente, non si è mai alzata dal letto già dal primo intervento. Tornando all'intervento, dopo lo stesso mia madre viene infettata dalla klebsiella, rimanendo colonizzata a livello intestinale e purtroppo da quel momento io e mio fratello non abbiamo avuto più la possibilità di abbracciarla e baciarla, neanche per l'ultimo saluto. Da quel momento mia madre non si riprende più, viene isolata in reparto, ha episodi di forte delirio e purtroppo sale e scende dal reparto alla rianimazione per ben 5 volte. Noi stanchi chiediamo più di una volta di poter trasferire a nostre spese nostra madre in un'altra struttura, ma ci viene detto che la loro è una struttura d'eccellenza e che mia madre sta bene lì dove si trova. Il 14 /06 purtroppo si presenta un'altra emorragia con perforazione dello stomaco, dell'intestino e della vagina ... Viene operata, non riescono ad intervenire e la lasciano con l'addome aperto per tre giorni; purtroppo la klebsiella prima colonizzata, ora entra in circolo e il 20 la nostra adorata mamma vola in cielo. Io ora mi domando: ma io in quale reparto sono stata? Sono contenta per chi scrive umanità professionalità, ma io, per quella che è stata la nostra personale esperienza, purtroppo ho solo cose negative. 70 giorni di calvario per lei, soprattutto, e per noi..
Scusate lo sfogo e se ho sbagliato termini... ma stiamo vivendo il dramma più grande, siamo entrati in ospedale con la speranza di allungare un po' la vita di nostra madre, invece non è accaduto. Ovviamente io parlo per quello che ho visto e, per quando riguarda la professionalità, ci saranno sedi opportune perché, fosse l'ultima cosa che facciamo, vogliamo sapere la verità sulla morte di nostra madre.

Patologia trattata
Adenocarcinoma del pancreas.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
3.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
1.0

CENTRO DI ECCELLENZA ITALIANO

Gennaio 2015, a mia mamma viene diagnosticano “un qualcosa“ al pancreas. Ci consigliano Verona. Visita, poi biopsia velocissima. Il tumore viene da subito valutato “borderline resectable”. Dopo un mese ci richiamano a visita, i risultati della biopsia erano pronti dopo pochi giorni, ma non ci viene detto nulla prima, nonostante le richieste. Si propone l`intervento chirurgico senza chemio neo adiuvante (il referto della biopsia, consegnatoci ben dopo l`intervento, rivelava presenza di cellule maligne). Nuova attesa: ogni settimana potrebbe essere quella “buona” per venir chiamati per l`intervento nella settimana seguente. Passano altri DUE mesi durante i quali mia mamma, persona sempre stata vitale e attiva, sta fisicamente bene ma decide di rinunciare, oltre ad un breve viaggio che ama, anche a frequentare luoghi pubblici (anche il centro commerciale per far spesa) per paura di prendere una influenza e dover rimandare ancora l`intervento, in cui ripone tutte le speranze di poter ancora vivere un po’. Infine, finalmente, la chiamata; nel frattempo sono trascorsi tre mesi prima dell`intervento (valutato urgente nell`ospedale della nostra città, e con tumore “borderline resectable” da valutazione degli esperti di Verona) senza nessun tipo di cura. Mia mamma entra in sala operatoria (non vengono fatte analisi per valutare i marker tumorali, nè una nuova TAC, la più recente risaliva a due mesi prima). Un giovane medico si lascia scappare un commento a mezza voce: “Speriamo non sia cambiato molto….”) e mia madre ne esce dopo ore, sfigurata dal dolore che non viene ASSOLUTAMENTE controllato neppure nelle giornate successive, che trascorrono come un vero inferno. Il primo chirurgo non e` il professore con cui abbiamo parlato durante le visite, che neppure e` presente in sala operatoria durante l`intervento, ma un giovane dottorando o specializzando (comunque medico non strutturato). Una piccola chicca fra le altre cose: uno o due giorni dopo l`intervento ci viene detto che mia mamma deve fare una TAC la mattina, i dolori sono fortissimi e c`è una fistola in corso (non trattata, ovviamente, se non in seguito, poco dopo esserne venuta a conoscenza per puro caso, ed aver richiesto intervento medico, visto la pericolosità della situazione.. ma questa è un’altra storia ancora). Mia mamma vorrebbe bere un sorso della bibita nutriente che le è stata data, ma non può poichè per la TAC, occorre il digiuno. Si attende, a digiuno, e così vengono le 20.00 della sera. A questo punto entro in sala medici per sapere qualcosa e uno fra i tanti giovani specializzandi, mi rivela che la TAC è a puro scopo di ricerca e non funzionale alla buona riuscita dell`intervento, o altro di diretto “interesse” per la salute della paziente. Piccoli sacrifici, richiesti in nome della scienza, o della presentazione del ricercatore di turno. In ogni caso, disorganizzazione e assenza di cura e rispetto del malato (di cancro!!), neppure allo scopo di alleviarne il dolore anche “solo” fisico, traspaiono in modo tristemente evidente.
Dopo 7-8 giorni finalmente le dimissioni, i dolori sono sempre molto forti e continuano a casa. Mangiare e` dolorosissimo e da allora mia mamma non potrà mai più sdraiarsi su un fianco per i forti dolori. Prima di tornare a casa nuova visita con consegna del referto istologico (non incoraggiante): ci viene consigliata visita da un radioterapista (coautore di pubblicazioni scientifiche con medici del reparto) di un centro oncologico non molto distante. L`oncologo di Verona consiglia un ciclo standard di chemioterapia di 6 mesi. Tornati a casa mia mamma inizia la chemio, i marker tumorali sono altissimi ed ha qui inizio la seconda parte dell’incubo, merito del secondo centro d’eccellenza italiano per la cura del cancro. Il radioterapista raccomandatoci a Verona (del “centro d’eccellenza” citato), infatti, insiste per sospendere la chemio in anticipo e far la radioterapia mentre l`oncologo della nostra citta` la sconsiglia caldamente. Tento ripetutamente di mettere i due in contatto per prendere una decisione congiunta esprimendo ciascuno le proprie opinioni, ma sono entrambi “sempre impegnati” e non c’è modo di metterli in comunicazione per parlare delle due decisioni terapeutiche diametralmente opposte. Consultiamo quindi altri oncologi, che sconsigliano la radio, tuttavia uno specialista molto illustre pone una nebulosa indicazione a favore. Mia mamma comunque si fida ciecamente del chirurgo di Verona e decide di fare la radioterapia. La terapia si rivelerà dannosa, a causa della sospensione della chemioterapia, nonchè un vero calvario (fuor di metafora, intendo!!) con netto aumento dei dolori, a cui si aggiungeranno costanti nausea e vomito.
Alla luce della personale esperienza, mi chiedo dove siano state ricoverate le persone che postano commenti positivi sul centro di Verona. Non escludo esperienza e competenza all’interno del centro, peccato tuttavia che non sembrino essere sempre messe a disposizione, prevalendo talvolta, come purtroppo nel caso nostro, in modo netto se non esclusivo l’aspetto d’eccellenza come centro di ricerca e formazione. Quanto ad umanita` e rispetto per il malato di cancro, i pochi fatti che ho riportato penso siano abbastanza esplicativi.
In conclusione, dovendo attenermi a ciò che l’evidenza sperimentale ci ha tristemente insegnato, l`interesse pare rivolto in modo nettamente prioritario al tumore, poco all’essere vivente senziente e pensante che lo contiene, essere vivente con un buon 90% di probabilità di morire a breve e nel dolore, come ben noto a tutti gli “abitanti”, strutturati e non, del centro. Ma forse ciò succede solo ad alcuni pazienti (magari pensionati di poco over 60, visto che praticamente tutti i commenti positivi di questo sito provengono da pazienti più giovani).
Ultima nota: in fondo alla lettera di dimissioni viene, elegantemente, indicato l’importo dell’intervento chirurgico: quanto essenzialmente il malato è costato alle casse dello Stato (invito tutti a controllare per prendere coscienza di quanto ogni malato e relativo parente debba sentirsi grato e in colpa, cosa che, come credo, è ciò a cui si è invitati); per mia mamma il costo è stato di circa 6000 euro. Peccato che, pur di salvare la vita (o anche solo non far soffrire ed evitare l’esperienza di certe surreali brutture, quale “aperitivo”, in attesa della morte) ad un proprio caro malato di cancro, credo chiunque sarebbe disposto a pagare ben di piu`, anche a costo di vendere TUTTI i propri beni e oltre. Ma il contributo alla scienza (a cui sono peraltro sempre stata assolutamente favorevole prima di questa triste vicenda) QUANTO COSTA al malato e ai suoi cari?

Patologia trattata
CANCRO PANCREAS.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
3.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
1.0

Delusione totale

Mio marito Stefano Marcantoni è affetto da adenocarcinoma pancreatico, dalla diagnosi in poi si è sottoposto a chemioterapie con ottimi risultati, tanto da indurre il medico oncologo ad autorizzare l'intervento. Da qui comincia la nostra Odissea. Ci consigliano Verona e il prof. Bassi, facciamo la visita da lui e il prof. si trova d'accordo con l'oncologo per l'operabilità di mio marito. Ma non ci sono tempi tecnici per operare subito, quindi vengono ordinate altre chemio per arrivare alla data stabilita di fine agosto/ primi settembre. Intanto il giorno 09 e il giorno 10 agosto ci chiamano a fare il day hospital e ci dicono che l'intervento verrà eseguito il giorno 01 settembre. Torniamo a casa speranzosi, quando dopo qualche giorno ci telefonano per tornare su a fare una tac. Una tac???? Ne avevamo tante, chiedo il motivo e dicono che la vogliono recente, ma già da lì avevo capito che non avrebbero operato. Ma andiamo, facciamo questa tac (a Peschiera del Garda) e ci dicono niente intervento, necessità di chemio più forti. Mancava una settimana all'intervento... Torniamo a casa senza dire una parola, senza sapere perché, senza sapere come agire.
Noi siamo delle Marche, abbiamo un grande ospedale regionale che non avevo considerato prima, perché ero stata consigliata per Verona, ma che ora ho interpellato. Ho conosciuto Vivarelli, primario e direttore della chirurgia del pancreas e dei trapianti e..: in una settimana visita, day hospital, intervento!!!!! Mio marito è stato operato il 07 settembre, il male è stato completamente asportato e sta benissimo.
Dalla delusione di Verona alla speranza di Ancona..

Patologia trattata
Tumore al pancreas.
Esito della cura
Nessuna guarigione
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
3.0

Tumore pancreas

Parlano tanto bene di questo centro e allora mi rivolgo a loro. Ma ho trovato tanta indifferenza! A mio padre è stato diagnosticato un tumore al pancreas alla testa che sta attaccando le vie biliari e allora mi hanno detto che intanto gli fanno un ricovero in day hospital - che ad oggi non abbiamo ancora fatto (e sono passati più di 20 giorni). Ho chiamato per sapere e mi hanno detto che non c'è ancora nessuna data.. allora io mi chiedo: ma questa è serietà? Quanto devo aspettare ancora??? Non credo che in questo stato abbia ancora molto tempo! Io trovo questo una vergogna e tanto più avere fatto visite pagando un sacco di soldi per non sapere ancora nulla!!

Patologia trattata
Tumore alla testa del pancreas.
Voto medio 
 
2.0
Competenza 
 
2.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Morire di setticemia..

Mia mamma è stata ricoverata il 29 ottobre 2014. Il 30 è stata operata per adenocarcinoma alla papilla di Vater. Dopo 7 ore di intervento è stata messa in terapia intensiva per precauzione, avendo gia' avuto in un precedente intervento un'embolia polmonare. Dopo il 2 giorni la mandano in reparto con una leggera febbre; sembra si stia riprendendo piano piano, tanto che il dottore che l'ha operata le dice che il giorno 6 novembre sarebbe potuta andare a casa. Dopo averle tolto tutti i tubicini, catetere.. ecc., lei comincia a vomitare, tanto che le rimettono il sondino al naso per i succhi gastrici.. La febbre comincia ad alzarsi e persiste, le sostituiscono il catetere della flebo per paura di infezione.. Fanno la tac.. tutto è nella norma ma la febbre continua ad aumentare.. Si decidono di darle gli antibiotici e alle mie domande di come mai la febbre persista, mi rispondono che devono fare effetto gli antibiotici e ci vogliono un paio di giorni.. Al secondo giorno mia mamma peggiora, la febbre va altissima e la ricoverano in terapia intensiva... La notte si aggrava e la mattina ci chiamano e ci dicono che mia mamma sta morendo e non sanno il perchè!!!! Le fanno 3 tac, tutto è a posto, anzi, è migliorato, ma mia mamma non si riprendera' piu' e da lì a poche ore il 9 novembre muore per arresto cardiaco dovuto ai forti farmaci. E' morta per setticemia in un ospedale all'avanguardia come la chirurgia B di Borgo Roma..
Infermieri (non tutti ma tanti) e caposale arroganti e maleducati.

Patologia trattata
Adenocarcinoma della papilla di Vater.
Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
3.0
Servizi 
 
2.0

Esperienza negativa

Sono stato ricoverato per diverso tempo nella sezione del Dott. Salvia per un colangiocarcinoma della via biliare (confluenza biliare). Mi hanno inizialmente sottoposto a vari esami radiologici e poi al posizionamento, molto fastidioso ma necessario, di un catetere biliare esterno. Poi e' iniziato il calvario, nel senso che passavano i giorni e non si capiva che cosa volessero fare (operare non operare, chemio, radio). I medici sfuggivano letteralmente (ore passate ad aspettare risposte mai arrivate...). Ogni giorno ne saltava fuori una diversa. Pertanto alla fine me ne sono andato e sono stato operato dal Dott. Aldrighetti all'Ospedale San Raffaele di Milano e, a distanza di piu' di un anno, sto bene. La cosa che mi ha spinto a scrivere è che ho poi saputo che in questo reparto si fa solo pancreas, mentre nel reparto a fianco (che confina pochi metri!) lavora uno dei massimi esperti di fegato e colangiocarcinomi, il Prof. Guglielmi. Ma che modo di fare e' questo? non mi poteva il Dott. Salvia e i suoi collaboratori far operare direttamente dal prof. Guglielmi, che e' competente in tale settore? Ho dovuto prendere, andare a Milano, con tutto quello che ne deriva per me e la mia famiglia.. Ma la cosa che mi chiedo e': se non mi fossi dimesso cosa sarebbe successo? Avrei fatto la cura giusta? Mi avrebbero comunque operato? Credo che onestamente questo non sia un modo serio di lavorare, soprattutto in un Policlinico universitario. Sconsiglio pertanto questo reparto.

Patologia trattata
Colangiocarcinoma via biliare.
Voto medio 
 
2.3
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
2.0
Pulizia 
 
2.0
Servizi 
 
4.0

Delusione

In base alla mia esperienza non ritengo questo un reparto serio. La mia cartella è ancora aperta, da gennaio mi dovevano richiamare per risolvere il mio problema, ma continuano a negarsi! Visto il peggiorare della mia situazione ho contattato il prof. FALCONI, che mi ha subito operato e guarito. Dove è finita la serietà e professionalità dei tempi di Pederzoli??

Patologia trattata
distrofia cistica.
8 risultati - visualizzati 1 - 8