Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo

 
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Recensioni dei pazienti

2 recensioni con 1 stelle

56 recensioni

 
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Personale distratto e poco sensibile

Giorno 3/10/14: temporaneamente a S.Giovanni Rotondo per visitare i luoghi di S. Pio, ho accusato un disturbo all'orecchio destro e, considerato che il disturbo persisteva, decidevo di presentarmi al pronto soccorso. Dopo la registrazione e assegnatomi il codice bianco, dopo un po' di attesa la dottoressa addetta mi visitava e prescriveva una consulenza di visita Otorino. Dopo aver faticato un po' per raggiungere il 6° piano, giunto il mio turno mi veniva detto che nella richiesta del P.S. c'era un errore, cioe' il medico invece di visita otorino aveva scritto visita oculistica, pertanto mi invitavano a tornare al P.S. per la rettifica. Gia' erano passate circa 2 ore. Ho chiesto per favore di sottopormi a visita per evitare altre 2 ore di fila, tanto dovevo comunque tornare al P.S., o di fare una citofonata per chiarire l'equivoco. Tutto inutile, dovevo prima tornar al P.S... Allora ho rinunciato e sono andato via. Conclusioni: personale distratto e privo di sensibilità.
Nunzio Castrovinci.

Patologia trattata
Dolore all'orecchio.
Voto medio 
 
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Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
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Servizi 
 
1.0

Medicina Fisica Riabilitativa: esperienza negativa

Un mio amatissimo famigliare viene ricoverato nel reparto in oggetto. Ci chiedono assistenza 24 ore su 24 perchè essendo un ammalato non in grado di suonare il campanello, occorre che noi lo facciamo per lui. Ci propongono una lista di badanti a 8 euro l'ora... se facciamo due conti, considerando che siamo stati 5 mesi nel reparto... non sarebbe bastato uno stipendio.
Innamorati del nostro famigliare, a fronte di mille sacrifici, garantiamo personalmente assistenza staffettandoci per 5 mesi, senza interruzione, pur non essendo di San Giovanni Rotondo. Dal giorno dopo che siamo là, capiamo che il programma riabilitativo è su di noi e non sul famigliare. Ci chiedono di diventare infermieri, fisioterapisti... Però nessuno ascolta se abbiamo da dire qualcosa. Noi dobbiamo essere là giorno e notte, ma durante la visita medica siamo pregati di lasciare il reparto... e già qua...l'ammalato non può suonare il campanello e non può parlare. Chi comunica come sta? Chi dice che spesso e volentieri sono saltate le cure (anche antibiotiche) per mancanza di farmaci in tutto l'ospedale? Chi dice che è in corso una diarrea da più di due settimane che nessuno sembra curare? Provo a farlo io per scoprire che la comunicazione è alquanto scarsa e poco è scritto nelle cartelle cliniche. Il mio parente è stato ridotto alla denutrizione, con uno stato di profonda disidratazione, e con una piaga di terzo stadio che ha peggiorato il suo stato di vita.
Non è stata tolta la tracheo per incomunicabilità tra reparti, a detta dei medici stessi.
Per molti medici il nostro famigliare è in coma vegetativo. Non si sono mai accorti che risponde si e no con la testa, che sorride, che soffre.
Abbiamo avuto a disposizione sedie a rotelle rotte, materiale ospedaliero scarso. Fisioterapia del respiro assente. Una nota positiva va ad alcuni infermieri che si sono affezionati e hanno assistito con amore e professionalità. Troppo poco però per dimenticare.
La filosofia del reparto è che loro sono 'obbligati' a tenere ammalati che nessun altro reparto vorrebbe.
Non sapremo mai cosa avremmo potuto vivere altrove. Sappiamo solo che rimarremo sempre col dubbio che in questo reparto si è perso tanto tempo prezioso. Ora raccogliamo i cocci, ma non smettiamo di credere che il nostro ammalato meriti il meglio finchè Dio vorrà. Un ultimo cenno va alla suora del reparto che al mattino distribuisce la comunione. Non si è mai avvicinata a noi e all'ammalato che, certo, la comunione non poteva prenderla, ma che magari poteva ricevere una carezza. Sappiamo che Padre Pio non è in tutto questo. Padre Pio era in quel letto e ha voluto chiedere il nostro aiuto. Cordiali saluti.

Patologia trattata
riabilitazione da stato comatoso (danno cerebrale).
Punti di forza
nessuno
Punti deboli
la presunzione nel ritenersi un reparto di eccellenza nell'ospedale di Padre Pio.
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