Casa di Cura San Carlo di Arona
Recensioni dei pazienti
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Degenza coniuge
Durante la degenza di 1 settimana in clinica, a mio avviso mia moglie non ha ricevuto l'assistenza attenta e meticolosa idonea per una paziente colpita da ictus e in cura oncologica in condizioni di gravità. Solo Calcina Susy ha dato prova di profondo impegno e dedizione, umanità e sensibilità, il resto del personale l'ho trovato poco attento e presente alla patologia di mia moglie. Ho riscontrato anche personale di servizio decisamente carente nel fine settimana, la corsia era quasi sempre vuota, situazione decisamente inadatta per la situazione. Ci sono anche stati ripetuti problemi di somministrazione delle medicine da assumere per via orale (la paziente non ingeriva nulla), in quanto è stato riferito dalle infermiere che per via endovenosa non sarebbe stato possibile trattarla. La somministrazione delle medicine per via orale è stata effettuata da noi familiari quando presenti, in quanto gli infermieri non riuscivano nell'intento, essendo lei inappetente. Il primo giorno di ricovero è stata addirittura trovata a terra dopo un tentativo di fuga dal letto, situazione decisamente inaccettabile per insicurezza del letto stesso e personale infermieristico disattento. Ci è stato consigliato, a seguito di questo incidente, di abbassare l'altezza del letto per evitare un impatto più forte in caso di nuova caduta, anziché provvedere ad aggiungere sicurezza tramite sponde più efficienti ed alte.
Lungodegenza
È un posto che non consiglio per un ricovero.
Il problema è che non somministrano i farmaci necessari, che vengono fatti portare dai pazienti stessi. I medici sono pochi.
Peggio di così non poteva andare
Ricordo ancora il ricovero temporaneo della mamma, afflitta da una patologia neurodegenerativa e dell’incuria attuata, per cui è caduta ripetutamente dal letto (non mettevano le barre di protezione) e infine dalla sedia a rotelle, da dove è caduta rompendosi il femore. Caduta che non l’ha fatta alzare più dal letto fino al decesso, avvenuto pochi mesi dopo. Ma ricordo soprattutto l’arroganza del direttore sanitario, che pretendeva che la mamma “ascoltasse” e capisse di non alzarsi da sola...
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