Casa di Cura Palazzolo Don Gnocchi Milano
Recensioni dei pazienti
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Fisioterapia riabilitativa con ricovero
Mia madre è arrivata in questa struttura per proseguire la riabilitazione a seguito di un intervento chirurgico al femore subìto al policlinico. All'atto delle dimissioni dal policlinico, mia madre con l'ausilio del girello deambulava autonomamente, ma da quando è stata ricoverata qui presso il reparto "cure intermedie" la situazione, anziché migliorare (come ci si auspicherebbe da una struttura riabilitativa) è peggiorata vistosamente. Certo che, facendo solamente 45 minuti di fisioterapia al giorno e passando la stragrande maggioranza della giornata o immobile su una sedia, o a letto (eh si i pazienti vengono messi a letto alle 15:00), non credo si potesse auspicare molto di più, e questo accade in settimana; durante i weekend invece, a causa della carenza di personale, si è già fortunati se i pazienti vengono alzati dal letto.
Il reparto dove è stato ricoverata mia madre è veramente scarso sia a livello di pulizia degli ambienti che di interazioni tra pazienti (familiari) e lavoratori della struttura. A mia madre al policlinico prima delle dimissioni era stato consigliato l'utilizzo di un busto, che abbiamo prontamente ordinato e, appena il busto è stato reperito, l'abbiamo prontamente portato in struttura, ma ci hanno impiegato più di una settimana per comunicarci che il busto ordinato non andava bene e ne serviva uno diverso... In caso di necessità bisogna sperare di non avere troppa urgenza perché il personale arriva con molta calma. Durante i primi giorni di ricovero nella stanza di mia madre era presente una televisione che, viste le scarse interazioni col personale di struttura, poteva essere uno strumento utile per aiutarla a passare il tempo, ma dopo poco e senza alcun motivo apparente la televisione era sparita. Stendiamo un velo pietoso sull'empatia del personale. Dottori che con arroganza, mancanza di educazione e di empatia non si impegnano minimamente, anche a livello burocratico. Da un medico fisiatra ad esempio sto ancora aspettando una telefonata dall'inizio del ricovero di mia madre. Sconsiglio vivamente questa struttura.
Pessima esperienza
Un posto gigantesco con un solo medico.
Fisioterapisti bravi, ma lavorano a cottimo.
Cucina pessima.
Medicine distribuite sempre in ritardo.
Pessimo ricordo!
Riabilitazione ortopedica
Mamma si è qui sottoposta a terapia riabilitativa post intervento all'anca per frattura del femore.
Recupero completo al 100%!
Complimenti a tutto il personale: medici, infermieri e OSS!
Grazie per vostro lavoro.
Familiare ricoverato 3 mesi
Familiare ricoverato in questo istituto per 3 mesi per riabilitazione intermedia a seguito di ictus e 2 mesi in riabilitazione intensiva presso un altro istituto. A seguito di ictus ischemico, il paziente era incapace di muovere gli arti del lato destro e di parlare. È arrivato in carrozzina in seguito a grandi miglioramenti ottenuti presso il precedente istituto in cui erano stati in grado di fargli riprendere parzialmente l'uso della gamba destra ed era stato anche verticalizzato. Inoltre era in grado di bere autonomamente con una cannuccia, mangiare cibi anche solidi (pasta scotta etc.) e aveva iniziato ad accennare movimenti con la mano destra. Una volta giunto al Palazzolo, per 22 giorni (di quarantena nonostante due tamponi negativi in ingresso) ci è stata negata la possibilità di vederlo, se non con sporadiche e supplicate videochiamate. Dopo questi 22 giorni l'abbiamo trovato allettato, incapace di restare seduto e sostenere il tronco e il collo. La gamba sinistra, sana, è ormai ridotta al solo osso e non gli consente più di sorreggersi nè aiutarsi a raddrizzare sulla carrozzina. La mobilità accennata della mano destra è anch'essa sparita. Se prima usava una carrozzina normale, ora ha bisogno di una basculante che lo sorregga sul tronco. La verticalizzazione è ormai un miraggio e la risposta dei medici a questo peggioramento è stata che, a loro dire, è impossibile che precedentemente fosse nella situazione sopra descritta e sia peggiorato così tanto in soli 20 giorni. Inoltre non gli fanno più bere acqua liquida, ma solo gelificata e i pasti sono solamente omogeneizzati. Per di più spesso ci è sembrato fosse trascurato anche a livello igienico, con barba visibilmente non fatta per giorni, cavo orale sporchissimo e odori sgradevoli. Con il Covid gli incontri avvengono solo in spazi dedicati e non c'è modo di vedere la camera, nè interagire con gli infermieri. A questo aggiungo che i medici sono spesso irrintracciabili per giorni e indisponibili a richieste elementari come le prescrizioni di farmaci per le dimissioni al domicilio del paziente. Dopo 3 mesi in cui la condizione fisica e anche psicologica del paziente sono state ridotte ormai al nulla, le dimissioni avvengono con paziente allettato in barella, una condizione sensibilmente peggiore rispetto al suo arrivo nella struttura.
Centro di riabilitazione?
Mia zia è stata mandata qui in seguito ad asportazione di cancro della vescica.
Appena arrivata riusciva a camminare con il girello, doveva essere l'occasione per ricominciare a camminare. Invece, "causa normativa COVID", l'hanno tenuta ferma su un letto con le sbarre per 20 giorni. Certo che, a 90 anni, una volta fermi per 20 giorni, è ben difficile riprendere a camminare. Così è uscita, dopo 2 mesi in stanza a pagamento, in carrozzina, visibilmente dimagrita, riempita di medicine. Se questa è riabilitazione...
Pessima esperienza
Mio padre è stato trasferito dal San Raffaele a questa struttura conseguentemente ad un Ictus.
La Palazzolo doveva essere la struttura ideale per la riabilitazione…….
È stato tenuto 2 settimane in isolamento, malgrado il tampone del COVID fosse negativo, ed in isolamento ha preso il COVID! Altre 2 settimane di isolamento…..
Dopodiché sondino naso-gastrico, fissato al letto per 2 mesi perchè “si toglieva il sondino”, è dimagrito di 25 kg.
Io sono riuscita a vederlo 1 volta in 3 mesi, 1 video telefonata ogni 15 giorni e mi hanno fatto fare la visita “per compassione” 1 settimana prima che tornasse a casa. Dimesso alle 12.00 di giovedì 22 aprile 2021, è deceduto a casa giovedì 22 aprile alle 22.00.
Fistola sulla schiena grande come una pallina da tennis e piaghe ovunque, dimesso con bombola dell’ossigeno e a noi non era stato comunicato e tanto altro.
Trovo disumano il trattamento di mio papà, una persona non merita una fine così, soprattutto in una struttura dove si pensa che lo aiutino a stare meglio. Per noi parenti è stato impossibile stargli vicino perché si sono sempre trincerati dietro al periodo COVID e sue limitazioni.
Mi auguro che nessun altro si trovi costretto a passare 3 mesi di sofferenza e solitudine come ha dovuto fare mio padre.
Reparto Medicina
Mia madre è stata ricoverata 3 settimane nel reparto Medicina. L'hanno dimessa questa mattina con un enorme piaga da decubito, che non aveva al momento del ricovero, un braccio che sembra uno zampone (grazie ad una flebo fatta da loro) e in condizioni igieniche che non sto a descrivere (sicuramente per tre settimane non le hanno mai lavato i capelli e, di rado, il resto del corpo).
Reparto Oncologia
Mio padre è stato in questo ospedale nel 2017, ricoverato in oncologia.
I medici sono gentili e preparati.
Gli infermieri no.
Mio padre rimaneva anche 4 ore senza essere cambiato, infermieri nella stanza degli infermieri a ridacchiare.
Sottolineo che ci sono persone che amano il loro lavoro, ma ci sono degli elementi che si vede vanno lì solo per lo stipendio...
Ricoverato in Ortopedia
Sono stato ricoverato per 3 mesi, curato molto bene e ben trattato dai medici, sempre molto gentili. Anche dal personale infermieristico e dal personale OSS.
Preparati e gentili i fisioterapisti. Ho di loro un buon ricordo.
Ringrazio il reparto Hospice
Gentilissimi,
anche a nome di Iris, esprimo la mia più grande e sincera gratitudine a tutto il Reparto HOSPICE.
In primis la dr.ssa Alexandra Ileana Gabris, che con la sua dolcezza, professionalità e cordialità ci ha infuso tranquillità ed una conoscenza più approfondita di tutta la condizione generale di Iris.
Secondo il dr. Monti, professionale, gentilissimo e sempre disponibile.
Infine, ma non per ultimi, tutti gli infermieri e assistenti nelle cure igieniche che con la loro gentilezza, garbo, rispetto, professionalità, cortesia, ci sono stati sempre vicini e aiutato in questo lungo periodo di degenza.
Sinceramente, viste le condizioni di Iris, non pensavo di portarla più a casa, per me è stato un miracolo che spero continui a lungo, ma soprattutto spero che questo miracolo possa compiersi anche per tutti gli ammalati, non solo di questo reparto, non solo dell’Istituto Palazzolo, ma per tutti gli ammalati che soffrono.
In questi giorni ho visto e toccato con mano situazioni estreme, terribili che mi hanno toccato il cuore, ed in tutto ciò vedevo che c’erano anche degli Angeli, che aiutavano ed alleviavano il dolore e quegli Angeli siete tutti Voi.
Grazie, grazie di cuore per tutto quello che fate ed anche a nome di Iris e di Mariya vi auguro buon lavoro sempre col sorriso sulle labbra e che Dio vi benedica tutti.
Milano 19 Novembre 2019 Vincenzo Pirone
Apprezzamento Struttura delle Cure intermedie
Desidero rivolgere il mio più sentito apprezzamento per la qualità dell'assistenza ricevuta da mio fratello, Aldo Meani, ottantenne professore in pensione dell'Università di Padova, nel corso del suo ricovero nella Struttura delle Cure intermedie diretta dalla Dott.ssa Paola Galetti.
Mio fratello, dopo un prolungato ricovero a Padova per una grave polmonite recidiva, seguita da numerose gravi complicanze, è stato ricoverato dapprima nell'ottimo reparto di Riabilitazione respiratoria dell'Istituto Don Gnocchi di via Capecelatro, egregiamente diretto dal Dott. Paolo Banfi, dove si è raggiunto un primo decisivo miglioramento delle sue condizioni cliniche; quindi trasferito il 14/11/2018 all'Istituto Palazzolo nella Struttura delle Cure intermedie.
L'assistenza di alto livello professionale e di non comune umanità qui ricevuta da mio fratello da parte della Dott.ssa Galetti e da tutta la sua squadra di collaboratori, infermieri e fisioterapisti, gli ha consentito un pressochè completo recupero generale (respiratorio, motorio ed anche psicologico), tale da averlo portato oggi a camminare senza dispnea e senza ausili deambulatori e persino alla recente riconferma della patente di guida automobilistica.
Ringrazio
Mia mamma e' stata ricoverata nella sezione cure sub acute dopo un'operazione per frattura del femore e susseguenti complicazioni, il tutto avvenuto in altre strutture.
Dopo due settimane purtroppo, a causa di ulteriori complicanze, e' stato necessario il trasferimento al pronto soccorso del San Carlo, con pochissime speranze.
Nonostante cio' e pur essendo una struttura evidentemente vecchia e non certo di gradevole impatto, non posso che ringraziare il personale di tutti i gradi per il lavoro svolto, con una menzione particolare per la dr.ssa Pedroso, che si e' dedicata a mia madre. Una persona e un medico di grande umanita' e professionalita'.
Ricovero RSA
Personale mancante e poco paziente; i degenti devono aspettare i turni e rimanere sporchi per essere cambiati. Mancanza di organizzazione.
Medicina generale
Gli infermieri fanno quello che possono. Sono pochi ed i pazienti sono sempre troppi. Alcuni infermieri sono un po' burberi ma sono in pochi. I medici sono competenti ma non fanno miracoli. Manca la organizzazione fra i vari reparti. Medicina e riabilitazione non si comunicano. I pazienti vengono parcheggiati nei propri letti spesso con le sponde. Poca umanità in questi casi.
Da dimenticare
Mi sono ritrovata a portare qui mia mamma a causa di un trasferimento dall'istituto "don gnocchi " di Milano di via Capecelatro (posto fantastico e con personale stupendo nel reparto riabilitazione neurologica).
Appena varcata la soglia di Palazzolo.. struttura fatiscente, ti accoglie un odore di pipì in tutti i reparti, letti vecchi, sporco, assistenza praticamente nulla.
Mia mamma si stava soffocando e non sono arrivati in soccorso..
Lasciano pazienti ore e ore sporchi delle loro feci.
Rispondono male e trattano male anziani e disabili.
Un posto da dimenticare.
Ah: mi sono dovuta portare i farmaci da casa..
Inoltre hanno sbagliato la cura dando meno dose di farmaci salvavita.
Ricovero RSA
Il personale è mancante e di conseguenza sempre di fretta e scontroso. Vengono staccati i campanelli per far sì che gli ospiti non possano chiamare. Poca organizzazione e mancanza gestionale, per cui ognuno può fare quello che vuole a discapito degli ospiti. Capisco che il lavoro possa essere molte volte poco piacevole, ma gli ospiti sono persone che devono essere trattate con dignità, anche perché comprendono più di quello che si possa credere e spesso hanno paura di dire le cose. Sotto l'aspetto umano l'esperienza dell'istituto e' totalmente negativa, ma anche per quello che riguarda i bisogni dei degenti.
Una esperienza da girone dantesco
Ecco la segnalazione scritta in merito ai “disguidi” e alle negligenze e alle gravi carenze riscontrate nel corso della permanenza di Annamaria Camerini, anni 81 e vittima di ischemia plurima, presso il Vs. Istituto.
La paziente è entrata a Palazzolo, proveniente dall’Istituto Humanitas, lo scorso febbraio.
A seguito della permanenza al secondo piano, riabilitazione, la paziente è passata al primo piano, in regime di solvenza.
Dopo pochi giorni di permanenza sono sorti i primi problemi.
Proviamo ad elencare in ordine, con riferimenti temporali, quanto accennato.
In più occasioni, a supporto dei figli, per accudire la paziente, si recava all’Istituto Palazzolo un’amica di famiglia.
Il personale in servizio, sia OSS, sia infermieristico, alle richieste della signora, poste sempre con estrema gentilezza e educazione (ad esempio di avere i parametri appena rilevati per poterli riferire ai familiari), rispondevano con aggressività e maleducazione.
Nel corso di uno dei tanti giorni di permanenza all’Istituto Palazzolo, constatato il preoccupante stato di salute della paziente, il relatore della presente, saliva al secondo piano per chiedere del medico di guardia, bussando alla sua porta, chiusa a chiave e con la luce spenta.
Il medico di guardia si è infilato il camice, ha acceso la luce ed ha aperto la porta chiusa a chiave (la porta ha un ampio vetro posto in mezzo per cui è agevolmente visibile ciò che accade all’interno della stanza).
L’impressione è che il medico stesse concedendosi un momento di riposo e di sonno. La vicenda si è ripetuta con un altro turno domenicale e con un altro medico.
In occasione della pulizia personale dei pazienti le OSS e/o le ASA sono sempre entrate nelle stanze urlando e accendendo tutte le luci a qualsiasi ora ed anche se i pazienti dormivano.
In più di un’occasione la paziente è stata trattata in modo brusco e inumano, senza alcuna attenzione alla gamba semi inferma a seguito di emiparesi sul lato destro del corpo, e senza cautela a non togliere la parrucca che crea particolare disagio alla paziente.
In più di ogni occasione sia all’amica di famiglia Elvira Barbatano, sia alla ragazza che ha sostenuto la famiglia con la propria presenza presso l’Istituto, personale infermieristico e parainfermieristico (in alcuni casi anche due medici uomini), si è rivolto con il “tu” e con evidente cafonaggine e maleducazione.
In occasione di un conato di vomito e di una perdita di conoscenza di cui è rimasta vittima la paziente, la figlia, Barbara Apuzzo, si è trovata sola al bar a dover gestire la situazione. Alla richiesta di aiuto è stato risposto da un’infermiera di “portarla al suo piano”.
Una mattina alle ore 11.00, all’arrivo della sig.ra Elvira Barbatano, la paziente è stata trovata in stato di totale abbandono, penzolante dalla sedia a rotelle.
La stessa sig.ra Barbatano, alla ricerca di un’infermiera, bussava in una stanza con la porta a vetro dove vi erano diverse infermiere e OSS sdraiate a terra intente a fare ginnastica, e veniva apostrofata in malo modo.
Ogni normale richiesta di assistenza per la paziente, avanzata con educazione e gentilezza, è sempre stata vissuta dalle operatrici come una concessione e un fastidio.
Segnalo però anche l’atteggiamento scrupoloso e umano delle dottoresse Galetti e Spannocchi (e di un medico israeliano di cui non ricordo il nome).
Nonostante tali attenzioni, la salute della paziente, da quando è stata ricoverata al primo piano, è andata progressivamente peggiorando. La paziente è entrata al “Palazzolo” in grado di proferire chiaramente diverse parole, di camminare, seppur con il supporto di qualcuno, estremamente forte, vigile e presente. Dopo un mese di ricovero all’Istituto, la paziente aveva perso ogni capacità di linguaggio, di deambulazione e restava vittima di patologie non presenti al momento del ricovero. Tra le patologie sorte all’Istituto “Palazzolo” si segnalano una grave infezione alle vie urinarie, un’infezione alle vie aeree e polmonari, una grave piaga da decubito all’osso sacro, segnalata e mai curata né guarita con competenza e capacità professionale. Al “Palazzolo” la paziente ha perso la capacità di nutrirsi autonomamente, costretta a vivere con la nutrizione forzata con sondino. Nel corso del ricovero nostra madre è stata imbottita di tranquillanti e di psicofarmaci, terapie che non ha mai utilizzato nel corso della propria vita. Alle nostre insistenti domande sul perché la mamma fosse così poco vigile, le risposte dei medici erano sempre le stesse: “è la febbre, l'antibiotico etc.”, senza mai ammettere o comunicarci la somministrazione di dosi anche consistenti di psico farmaci.
La febbre, mai debellata, così come la piaga da decubito e le infezioni (vie urinarie etc.) si sono protratte fino a parecchio tempo dopo le dimissioni. All’annuncio della famiglia di voler trasferire la paziente in altra struttura (Anni Azzurri di Opera), i medici riferivano l’insorgenza di complicazioni che ne avrebbero impedito le dimissioni, ottenendo il rinvio delle stesse e la ulteriore permanenza della paziente presso la struttura. L’impressione evidente è stata quella della non volontà da parte dell’Istituto di dimettere la paziente, al solo fine di incassare la retta della sua permanenza presso la medesima struttura.
Di casi simili ci hanno purtroppo abituati le inchieste della magistratura sulla cosiddetta “sanità lombarda” alla Formigoni e gli intrecci reticolari di Comunione e Liberazione-Compagnia delle Opere.
Riusciti finalmente a liberare nostra madre dall’Istituto “Palazzolo”, la paziente è giunta agli “Anni Azzurri” di Opera, dove lentamente e con difficoltà di non poco conto, è riuscita a guarire dalle infezioni contratte al “Palazzolo”, di cui almeno due antibiotico resistenti, alla piaga da decubito e a recuperare le basilari funzioni vitali.
Nostra madre si sta stabilizzando e sta recuperando alcune delle proprie funzioni vitali, perse nel corso dell’infausta degenza presso il “Palazzolo”.
La non professionalità e la maleducazione del personale, senza distinzioni tra personale medico e paramedico e OSS o ASA, sembrano fare meramente da sfondo grigio ad un disegno preciso di interessi economici della struttura o ad una negligenza e totale mancanza di coordinamento e visione etica di approccio e di rispetto nei confronti dei pazienti.
Ricordo con precisione alcune modalità degli operatori: se un degente suonava il campanello di chiamata di soccorso ripetutamente, tale pulsante veniva rimosso, se una paziente urlava o chiedeva assistenza le veniva chiusa la porta. Sono state settimane, mesi, da incubo che non auguriamo di vivere a nessuna persona anziana e ai parenti.
Stefano Apuzzo (7 luglio 2016)
Grazie a tutti
Data Ricovero: 05/04/2016. Data Dimissione: 04/05/2016.
Grazie, con sincera e profonda gratitudine. Personale ed infermieri: una Equipe dal primo all'ultimo sempre presente, gentile, disponibile e premurosa,
Ottimo aver potuto usufruire di una terapia riabilitativa due volte al giorno.
Siete stati meravigliosi! Un abbraccio sincero a tutti ed in particolare a:
in primis il Dr. Massimo Mini, la cordialità fatta a persona;
Benny Lobina, Luis Gomez, Fouzia Abuda, Victor Zegarra (semplicemente meraviglioso) e a tutti gli altri di cui non ricordo bene il nome, personale Oss e non;
un ringraziamento speciale ad un ragazzo indiano che mi faceva sempre le punture e che poi è dovuto partire per tornare in India, sempre carinissimo e con un sorriso speciale.
Ogni mattina svegliarmi ed essere accolta dal vostro buon umore mi ha aiutata a guarire rapidamente.
Opinione sul trattamento
Il cibo e' scadente e sempre uguale. Spesso per merenda c'e solo o il succo di frutta o il tè.
Molte volte manca il personale e i pazienti devono aspettare il turno del pomeriggio per essere cambiati, anche se ne hanno bisogno.
STRUTTURA CHE NON CONSIGLIO
Nel reparto Cure Sub Acute incuria ed abbandono sia da parte dei medici che del personale. Dopo un mese e mezzo di ricovero, corsa al P.S. del Sacco dove riscontravano nella paziente totale disidratazione e carenza di potassio (le era stata data anche una dose massiccia di psicofarmaci). Trasferita nel reparto di riabilitazione, hanno cercato di rimediare agli errori pregressi, quindi è stata seguita meglio, ma ha contratto due volte il Clostridium difficile, di cui la struttura è satura (solo in quella corsia altri due casi). Igiene assente, i corridoi sono pervasi dall'odore di feci e urine, probabilmente i pazienti non vengono cambiati a sufficienza; meglio nel fine settimana, forse per l'arrivo dei parenti. Nessuna disinfezione della stanza e suppellettili per Clostridium.
Esperienza negativa
Struttura vecchia, fatiscente, mancano le carrozzine e quelle che ci sono sono vecchie e arrugginite. Non è colpa del personale, ma la struttura è deprimente. Poco competente anche il personale medico. I letti sono vecchi, ancora in legno...
ESPERIENZA GRAVEMENTE NEGATIVA
Istituto di riabilitazione gravemente penoso, struttura deludente e senza nessuna professionalità, dai medici agli infermieri, al personale di corsia: il paziente non viene curato ma accompagnato a peggiorare il suo stato clinico (per poi chiedere ai parenti di ricoverare il proprio familiare nella loro struttura!!!!).
Struttura da eliminare dall'elenco della Regione Lombardia per l'accreditamento con il Servizio Sanitario, non assolve minimamente al compito di riabilitare.
Affatto soddisfatta!
Dal momento in cui mia madre è stata ricoverata al Palazzolo, la sua salute è drammaticamente peggiorata, fino a costringermi al trasferimento della mamma presso un'altra struttura più attenta e professionalmente valida. DEFINIZIONE PALAZZOLO: indifferenza, incompetenza, superficialità, arroganza, assoluta mancanza di professionalità.
UNA VERGOGNA
Personale infermieristico vergognoso. Il loro obiettivo è finire in fretta le incombenze quotidiane. E' inutile suonare, tanto fanno finta di niente: sono tutti sordi. Mio papà, anziano e debilitato, era in bagno sporco e, nonostante suonasse più volte, i nostri supereroi dovevano servire il pranzo. La priorità non è certo il paziente.
Quando poi per semplice accertamento sull'anemia è stato trasferito in medicina, il delirio è peggiorato. Mia sorella ha trovato mio papà agonizzante durante la visita pomeridiana. Il medico non è stato in grado nemmeno di capire che il papà aveva uno scompenso, o comunque con fare altezzoso, ha provveduto ad abbassargli l'ossigeno. Tutta notte è stato abbandonato a sè stesso, nonostante le sue ripetute chiamate. Il mattino successivo il papà mi ha chiamato disperato che stava malissimo e che nessuno si era ancora fatto vedere. Abbiamo dovuto chiedere noi di chiamare il 118 e trasportarlo in un ospedale con terapia intensiva. Il papà è arrivato con una anidride carbonica talmente alta incompatibile con la vita.
Insoddisfazione
Non sapevo che i medici facessero l'orario degli insegnanti..
Dopo le 15.00 non se ne trova più uno, quindi le informazioni relative ad un paziente non sono reperibili se non perdendo una mattina di lavoro. Il medico di guardia si rifiuta di consultare la cartella (NON HA TEMPO..!!).
Esperienza negativa
Ci siamo trovati malissimo, a partire dai medici, riguardo ai quali non mi pronuncio sulla competenza bensì sull'atteggiamento, fino al personale di corsia, molto poco disponibile e portato alla relazione con le persone. Nella mia esperienza lamento soprattutto la mancata informazione; purtroppo non è stato applicato il consenso informato, nel senso che è stata modificata la terapia cui era sottoposto il paziente senza interpellare nessuno, nè prima di farlo, per spiegarne i motivi, nè dopo averlo fatto per renderlo noto, nè al paziente stesso, nè ai suoi parenti. Se questo sia accaduto per incapacità comunicativa, maleducazione od altro, io non lo so, ma tant'è che è accaduto. La struttura ha deluso.
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