Casa di Cura Don Carlo Gnocchi Roma
Recensioni dei pazienti
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Riabilitazione post frattura femore
Mia mamma è stata ricoverata a novembre presso il reparto "Casa di cura" al secondo piano. Non sono riusciti a rimetterla in piedi perché definita non collaborativa. Io continuavo a dire ai medici che mia madre non stava bene e che non era da lei quel tono di voce basso, era evidente che qualcosa non andasse.
Due settimane dopo veniva portata al San Pietro perché scompensata (non si erano accorti, continuavano a definirla "depressa": per fortuna la febbre ha fatto sì che venisse chiamata l'ambulanza).
Non l'ho portata a casa perché speravo in un cambio di atteggiamento dopo le mie continue sollecitazioni e poi, come si può ben immaginare, non è una scelta semplice e di poca responsabilità.
Al San Pietro l'ho trovata più volte seduta sul letto. Al Don Gnocchi era sempre sdraiata, solo una volta l'ho trovata in sedia a rotelle perché chiesto esplicitamente da me.
Il giudizio peggiore va al terzo piano, reparto riabilitativo dove mamma non è stata riabilitata nè accudita in modo accurato. Ha avuto una congiuntivite che ho dovuto io stessa segnalare al medico, che vedendola mi ha risposto: "questa mattina la secrezione non c'era"!
Sempre trovata sdraiata, mai nè seduta sul letto, nè in sedia a rotelle.
Trovate anche una volta le medicine non somministrate a pranzo, nel bicchierino ancora sul comodino.
Ho portato via mamma, in accordo con la mia famiglia, firmando contro parere medico (che non mi ha ovviamente compilato un programma riabilitativo svolto, per capire da dove ricominciare).
Mamma alla dimissione viene definita addirittura "priva di controllo del tronco".
Ora mia mamma è a casa da venti giorni circa, CAD attivato per la fisioterapia domiciliare. Già fa i primi passi. Controlla perfettamente il tronco e si tira su da sola seduta nel letto.
Don Gnocchi: struttura sconsigliatissima.
Dimenticavo!! Dopo una settimana dall'uscita mi ha scritto la struttura, chiedendomi dei medicinali da reintegrare in infermeria per la paziente: evidentemente non si controlla nemmeno cosa ci sia o cosa no, o ancora peggio chi ci sia e chi no!
Non parliamo poi dei decubiti e del grande eritema sul gluteo destro.
Ora mia mamma è in piedi, lucida e felice, ed io con lei.
La mia esperienza
OSS sgarbato e arrogante. Campanelli che suonano anche per 15 minuti senza che arrivi qualcuno. Non esistono padelle ma solo pannoloni. Pazienti sempre allettati perché forse più comodo.
INFERMIERI: appena sufficienti che si limitano al minimo indispensabile (2 pasticche al giorno).
MEDICI: un centro di riabilitazione senza ortopedico.
FISIOTERAPISTI: competenti, gli unici che salvo, ma disorganizzati in un mare di caos.
PULIZIA: appena sufficiente, una volta al giorno a tirare via.
Per fortuna sono uscito presto da qui.
Un posto che definirei un DEPOSITO per anziani.
Sede di S.Maria della Pace
Mio padre era in dimissioni al 30 settembre 2016, ma è morto il 19 dello stesso mese.
Aveva subìto una frattura del femore il 15 giugno 2016 e il medico ortopedico dell'Istituto Don Gnocchi aveva già autorizzato l'uso del carrello non ascellare.
La sua riabilitazione era stata difficile, poiché il piede della gamba fratturata era stato amputato nel 1957 a causa di un infortunio sul lavoro.
Mio padre era un campione e, grazie ai terapisti eccezionali della Fondazione Don Gnocchi, in particolare grazie alla Sig.ra Lionella, era riuscito a rimettersi in piedi.
Mio padre, che per la sua età (87 anni), aveva valori cronici di creatinina, al rientro dalle ferie del medico internista responsabile, è stato sottoposto a una dieta aproteica che lo ha indotto a digiunare, con diretta conseguenza in particolare sui valori del sodio, che incide sulla funzionalità dei muscoli e sulla corretta idratazione.
Mio padre si è indebolito; all'inizio della dieta accusava fatica durante gli esercizi fisioterapici e poi la notte tra il 12 e il 13 settembre ha cominciato a respirare male; infine è morto per un arresto cardiaco.
In realtà, la dieta aproteica praticata non era una vera dieta aproteica, ma una dieta in cui erano state tolte tutte le proteine, finché non ho aspramente protestato e ho parlato con il medico responsabile e la dietista dell'Istituto.
Ma questo non è bastato, poiché gli ausiliari infermieristici hanno continuato a sbagliare nella distribuzione dei pasti (ai familiari è severamente vietato portare cibi da casa anche per evitare infezioni alimentari).
Agli stessi assistenti infermieristici era affidato anche il compito di curare le piaghe da decubito.
Mio padre aveva alcune piaghe da decubito trattate dagli assistenti e una piaga del moncone che ho trattato di persona, poiché se non lo avessi fatto io, nessuno lo avrebbe fatto.
Durante il soggiorno c/o l'Istituto mio padre aveva contratto alcune infezioni urinarie - collegate all'utilizzo temporaneo necessario del catetere - risolte con terapie antibiotiche.
Inoltre, una sera aveva rischiato di soffocare per mancata assistenza infermieristica (una sola infermiera per circa 60 pazienti impegnata con il medico di guardia a soccorrere un'altra paziente a due stanze di distanza rispetto a quella di degenza di mio padre).
Di tutto quanto ho scritto esistono documenti (mail inviate all'Istituto e regolarmente lette e ricevute, in cui oltre a informare di quanto era accaduto, diffidavo lo stesso Istituto dal praticare una dieta così drastica a mio padre, poiché avevo interpellato i nefrologi di riferimento dell'Ospedale San Giovanni di Roma).
Grazie alla dieta, i valori di creatinina si sono abbassati.
A seguito delle mie reiterate proteste, il 12 settembre finalmente mio padre ha potuto mangiare a pranzo una porzione di pasta aproteica con il pomodoro.
E' stato questo l'ultimo pasto.
PESSIMA STRUTTURA
Oggi primo marzo 2016 ho rinunciato a continuare con la fisioterapia in questa struttura, in quanto ho trovato in un mese che l'ho frequentata solamente maleducazione e tanta, ma tanta indifferenza nel voler risolvere il problema dei pazienti.
Questa non è solamente la mia opinione, ma è anche l'opinione di tutte quelle persone che hanno frequentato con me il reparto.
Chi dovrebbe controllare non controlla, come succede ormai spesso in tutte le strutture sanitarie a Roma, così i fisioterapisti fanno i loro comodi.
Una volta le strutture della chiesa erano le migliori, UNA VOLTA!!!!!
Pessima esperienza
Sono stato ricoverato qui, inseguito ad una caduta con conseguente frattura del femore. L'assistenza e' scarsa, il medico assente, le analisi e gli esami costosissimi, assistenze infermieristiche latitanti.. Suonavo il campanello di notte per farmi assistere, e si presentavano dopo due ore, senza chiedermi neanche cosa mi servisse per spegnere la luce di assistenza.
Insomma, sconsiglio questa struttura.
In compenso ci sono bravi fisioterapisti, anche se gli orari delle terapie sono assurdi.
Da non crederci
Struttura imbarazzante, sporca, puzzolente; dopo una settimana (di completo allettamento) mancava ancora una carrozzina per permettere al paziente di stare seduto. A 5 giorni dal ricovero ho chiesto un consulto con il medico, il quale, preso impreparato, cercava disperatamente la cartella clinica..
Terapie di fisioterapia (a letto) di circa 20 minuti, che spesso saltavano senza motivo..
Le infermiere gentili ma facevano quel che potevano.
Risultato? Dopo 7 giorni siamo andati via.
Riabilitazione post frattura multipla del bacino
Ho trascorso 4 giorni in questa vecchia struttura come paziente in regime di solvenza alla "modica" cifra di 300 euro al dì. La mia patologia era una frattura multipla del bacino e avevo scelto questa struttura perchè -A TORTO- è considerata un centro d'eccellenza per la riabilitazione motoria, e per proseguire le terapie iniziate presso un'altra struttura. A parte il fisioterapista responsabile, che è molto bravo, tutto il resto è stato inadeguato! Personale medico superficiale, personale infermieristico e assistenziale maleducato e latitante... Appena arrivata mi hanno sottoposta ad una visita di tipo neurologico, perchè evidentemente questo è previsto dal loro ottuso protocollo. Se si fossero dati la briga di leggere i referti con i quali ero arrivata, avrebbero immediatamente capito che non presentavo alcun tipo di lesione neurologica, ma solo delle fratture. E che perciò era del tutto inutile -durante la visita di prammatica- chiedermi se mi stessero toccando l'alluce del piede destro o quello del piede sinistro! Ma questo è solo uno dei tanti esempi della loro superficialità! Capitolo a parte meritano l'ospitalità e il vitto. Con 300 euro al giorno pensavo che mi avrebbero servito del cibo degno di tale nome! Credo che nemmeno in un carcere possano propinare un simile schifo, senza che vengano minimamente rispettate le più elementari norme igieniche. E la fantastica piscina riabilitativa? La prima volta che mi ci hanno portato per fare la riabilitazione in acqua, il giovane fisioterapista di turno ci si è messo a nuotare a stile libero, invece di seguirmi durante gli esercizi! Mentre il terzo giorno hanno pensato bene di condurmi in acqua alle 7.30 del mattino! Da notare che la piscina è all'esterno della struttura di degenza, e che per raggiungerla (nel mio caso in carrozzina) si attraversano delle stradine tutte sconnesse! Un dolore al bacino, che non vi dico! Pensate poi alla "comodità" di condizioni meteo avverse: pioggia o freddo! Avrei dovuto restare in questa struttura 10 giorni, ma al quarto ho scelto andarmene.
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