Cardiologia Ospedale Brindisi
Recensioni dei pazienti
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Gentilezza e competenze
In UTIC si vive in un ambiente sereno e attento, quasi ad alleviare la sofferenza per la propria patologia.
Infermieri, Oss, specializzandi e medici sono un unico gruppo coeso, costantemente rivolto ai bisogni dei pazienti.
INFARTO - CORONAROGRAFIA E ANGIOPLASTICA
Devo ringraziare vivamente la Asl di Brindisi per l'assisteza prestatami presso l'ospedale Perrino (BR), reparto Cardiologia, a seguito dell'infarto che mi ha colpito la notte del 28 dicembre 2023. Veloce è stato il 118 che mi ha soccorso - veloce è stato l'intervento medico per la coronarografia e tutto il resto - ottima l'assistenza post intervento nel reparto UTIC - bravissimi e cordiali i medici e le infermiere e infermieri.
Grazie di tutto, vi auguro tanto benessere.
Pierino da San Michele Salentino.
Opinione molto positiva
Reparto cardiologico ben organizzato e professionale.
Ho avuto la sfortuna di essere ricoverato presso la clinica San Donato Milanese ed ospedale Perrino di Brindisi per ben due volte nei rispettivi reparti di Cardiologia. Al San Donato ho avuto modo di constatare le eccellenze mediche strutturali e tecnologiche che hanno, nonché la strumentazione chirurgica e quant'altro di positivo si possa immaginare.
Al Perrino, vista la nomea, credevo di andare in mano a dei professionisti che lavorano solo per lo stipendio e invece, come è successo già nel 2018, l'equipe medica di cardiologia del Perrino, per la seconda volta, ha dimostrato che le eccellenze non sono fuggite tutte al nord o all'estero, ma le teniamo anche al Perrino. Medici che sono rimasti al sud al servizio dei loro conterranei e che lavorano con coscienza, umanità pur avendo strumentazione inadeguata o obsoleta, per cui senza quegli incentivi o stimoli di cui hanno bisogno. Mi spiego meglio: la sala operatoria del San Donato, reparto cardiologia, è munita di adeguati piani di lavoro, schermi da 80/100 pollici, sgabelli adeguati per chi opera, lettini adeguati per i malati, luminosità fantascientifica ecc.. Al Perrino, poverini, operano su lettini stretti per i pazienti, con braccioli mobili che si staccano molto facilmente, piani di lavoro, sgabelli, illuminazione, schermi inadeguati (20”) ecc.. che risalgono ai tempi che furono.
A tutto ciò aggiungasi che le stanze di degenza, e gli arredi, sono anch'essi del tempo che fu. Per non parlare dei bagni, rubinetteria a rotelle con cromatura che salta, bagni ciechi privi di areazione forzata con fuoriuscita nelle stanze dei cattivi odori.
Nella panoramica del San Donato pubblicano foto delle sale operatorie, delle stanze, delle sale d'attesa tutto positivo, al Perrino pubblicano foto del prospetto e del verde.
Coronarografia e angioplastica
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla professionalità straordinaria di tutta l'equipe di Emodinamica presso il Perrino di Brindisi. Reparto al massimo delle aspettative con strumenti all'avanguardia. Mi sono sentita al sicuro in mani davvero esperte di medici e assistenti.
Nella sala emodinamica sono stata sottoposta prima ad una coronarografia, un'esame mini-invasivo che viene eseguito in anestesia locale.
Un piccolo catetere inserito all’interno di un’arteria del polso viene fatto risalire sotto guida radiografica. Successivamente sono stata sottoposta ad un'angioplastica, un'operazione che consente di allargare l'arteria coronaria ostruita, nel mio caso del 70%, con l'impiego di un catetere a palloncino e l'inserimento di uno stent.
Introvabili
Sto cercando di contattare il Dott. Ignone da mesi, premetto che è il medico di mio padre da anni, ma dopo il Covid-19 è impossibile prenotare la visita programmata, visto che hanno cancellato tutte le visite e ogni volta che chiamo mi dicono che è in ferie... Ma quante ferie hanno, 3 mesi? Non c'è nessun contagio e non capisco perchè al nord le visite siano riprese più o meno normalmente, mentre al sud accampino ancora questa "scusa".
In questo momento mio padre non sa che fare, perchè andrebbe rivista la terapia; ioo mi trovo a 1000 km. e non posso andare ad occuparmi della faccenda, ma che non si trovi il proprio medico è inaccettabile. Cosa dovremmo fare per aggiustare la terapia che provoca malessere? chiamare il 118?
C'è, purtroppo, e mi duole dirlo, una differenza di trattamento abissale del paziente tra il nord e il sud. Mi dispiace ma è questa la nuda realtà.
GRAZIE al dr. MAVILIO reparto UTIC
La mattina di Natale alle 5:17 chiamo il 118 per improvviso dolore al petto e forte sudorazione. Immediatamente giunti, vengo sottoposto ad ECG, inviato con telecardia al reparto UTIC del Perrino, che allerta il medico reperibile. Giunto a Brindisi trovo già pronto in camice il Dr. Mavilio, che era arrivato prima di me. Vengo sottoposto ad angioplastica e tenuto in Terapia Intensiva. Ora sono in reparto in attesa di essere trasferito a Lecce per bypass. Un ringraziamento al medico di cui non conosco il nome e a tutto il 118 per il tempestivo intervento e diagnosi. Un grazie sentitissimo al Dott. Mavilio, di una bravura eccezionale. E poi dicono che la sanità non funziona!!!
Tommaso Epicoco - Ostuni
Scompenso cardiaco
Professionalità di tutti, assistenza ai pazienti non autosufficienti altamente qualificata e svolta con umanità. Per mia sfortuna da tre anni, a causa della sindrome di Brugada riscontratami, mi reco al Policlinico San Donato Milanese, dove mi hanno impiantato un defibrillatore, e faccio i controlli semestrali. La professionalità riscontrata a Brindisi non ha nulla da invidiare all'equipe Milanese e, per quanto riguarda l'assistenza ai pazienti non autosufficienti, Brindisi è di gran lunga migliore.
Professionalità e competenza ma...
Indubbia la professionalità di tutti, ma l'assistenza ai pazienti non autosufficienti è totalmente inesistente. Chi può paga infermieri esterni (80 euro per notte), chi non può si arrangia con mezzi di fortuna. Chi non ha nessuno è abbandonato a sè stesso ed al buon cuore dei compagni di disavventura. Con la mole enorme di tasse che ci fanno pagare, una situazione del genere è davvero intollerabile!
NECESSARI CAMBIAMENTI
NEL REPARTO DI UTIC NATO PER ACCOGLIERE 8 POSTI LETTO, TUTTI I GIORNI IL NUMERO DEI PAZIENTI ARRIVA FINO A 15, DI CUI MOLTI DI QUESTI SENZA LA POSSIBILITA' DI AVERE UN LETTO E QUINDI ADAGIATI SU BARELLE DI PRONTO SOCCORSO.. PER NON PARLARE POI DEL FATTO CHE QUESTI NON POSSONO ESSERE MONITORIZZATI. E' ORA DI CAMBIARE QUESTE ABITUDINI ORMAI VECCHIE DI 10 ANNI ORMAI, DIVERSI ARTICOLI DI QUOTIDIANI SONO STATI SCRITTI CON LE STESSE CARATTERISTICHE, MA NULLA E' CAMBIATO. IL PERSONALE, ORMAI ESAUSTO, NON REGGE QUESTI RITMI E GLI AMMALATI NON MERITANO DI ESSERE INFILATI COME SARDINE TRA UN LETTO O UNA BARELLA. I SINDACATI ASSENTI E LA DIREZIONE GENERALE E' MENO COMPETENTE DI TUTTO IL RESTO DELLA ASL. E' ORA DI CAMBIARE.
GRAZIE AL DOTT. IGNONE
Mio padre, a seguito di un arresto cardiaco, e' stato ricoverato presso il reparto di cardiologia di Brindisi. Dopo essersi ripreso ed operato a Lecce, tutt'oggi viene seguito e supportato egregiamente dal dott. Ignone, persona alla quale dobbiamo molto e stimata per merito anche nell'ospedale di Gallarate, dove svolgo la mia attivita' lavorativa.
ROSA E VANNA GEMMA
15 marzo 2012
Mia zia è morta il 15 marzo 2012 al reparto Utic di Brindisi in seguito a complicazioni di natura cardiovascolare. Ricoverata qualche settimana prima per una infezione a livello degli arti inferiori a causa di una vasculopatia diabetica, viene sottoposta ad una angioplastica alla gamba; colpita da un infarto, successivamente subisce un'angioplastica al cuore e viene trasferita al reparto Utic. Inizialmente la situazione risulta stabile. Per cause non ancora note, la paziente entra in coma ipoglicemico nella totale indifferenza del personale di turno, che chiedeva A NOI parenti da quanto tempo fosse in quelle condizioni e il motivo dei suoi lamenti. Tra il menefreghismo e la maleducazione totale, pale per le feci sporche e soprattutto monitor della paziente spenti e fili staccati, la paziente riesce ad uscire dal coma. Frasi standard dette nel reparto da giorni erano "è stazionaria" ed "è grave". Dopo un paio di giorni la paziente muore per svariate complicanze.
Claudio N.
esperienza negativa
Mia madre è giunta al pronto soccorso il 29 settembre scorso mandata dal suo medico curante per il cuore e per una diarrea che gli antibiotici non erano riusciti a curare e gli accertamenti fatti non ne avevano diagnosticato l'origine. A lungo indecisi se metterla in cardiologia o in geriatria, i medici hanno optato per quest'ultima.
Ricoverata in geriatria e tenuta a digiuno totale perchè ella non riusciva a mangiare, nè la cibavano per via parentale, dopo essere stramazzata a terra per ben due volte si sono decisi a interpellare il medico nutrizionista, che le ha prescritto la sacca con il nutrimento che io stavo richiedendo al responsabile da più di due settimane. Il giorno dopo è stata spostata in cardiologia perchè convinti che avesse bisogno di un MP, ma qui la mamma ha avuto la febbre per una infezione di cui bisognava conoscere l'origine. Si' ma quando? La mamma è morta il 25 ottobre scorso, una settimana dopo, e proprio il giorno in cui è stato chiamato il medico virologo per stabilire il tipo di globuli bianchi e somministrare il giusto antibiotico.
Mi ha colpito il menefreghismo(?) del dott. Ignone, che il 23 ottobre pur constatando che la mamma si era aggravata di molto, è sparito dalla stanza e solo dopo oltre due ore è ricomparso inviando la paziente in sala rianimazione. Dov'era stato? A far le sue visite cominciando dalla stanza n°1! Che importava se nella stanza 5 una sua paziente stava così male?. E quando esasperata sono andata a chiamarlo mi ha redarguito dicendo che dovevo suonare il campanello. Dopo la sua visita, ha concluso che alla mamma era stato perforata la vescica con il catetere ed ha aggiunto: "è una cosa grave". Poi ha mandato la mamma in sala rianimazione.
Agosto del 1995
Nell'agosto del 1995 ho perso mio padre, deceduto all'età di 57 anni a causa di un infarto. Il 9 agosto mio padre accompagnato da noi al pronto soccorso in seguito a dolori al torace, nella notte ebbe un infarto. Rimase circa 10 giorni in terapia intensiva. A giudizio dei medici poteva tornare a casa. Prima di dimetterlo venne sottoposto ad un primo test da sforso, ritenuto poi controindicato dai Medici Legali d'ufficio, in quanto trattavasi di paziente già infartuato e con serie complicanze. Diversamente, mio padre avrebbe dovuto essere sottoposto ad una coronarografia.
Il giorno successivo venne disposto un secondo test ergometrico con copertura farmacologica.
Nonostante mio padre avesse già manifestato segni di ischemia miocardica nel corso del primo test, ad un livello da sforzo di 50 W, e successivamente anche nel corso del secondo, allo stesso livello da sforzo, il test non venne interrotto ma addirittura eseguito al livello di 100 W, determinando così la rottura del muscolo papillare. Occorreva pertanto trasferirlo a Bari per intervenire chirurgicamente entro 12 o 24 ore al massimo. Si superarono, invece, le 30 ore, arrivando a Bari troppo tardi; l'ambulanza, prima di dirigersi verso Bari con mio padre a bordo, attraversò tutta la città per rifornirsi di carburante al distributore convenzionato. L'autopsia effettuata a Bari evidenziò successivamente la rottura del muscolo papillare del ventricolo sinistro, che aveva causato un edema polmonare e quindi la morte. A seguito del nostro esposto alla Procura della Repubblica, abbiamo ricevuto in parte giustizia dal momento che, grazie a Giudici e a Medici Legali onesti, sono stati condannati, fino in Cassazione il 17/4/2009 ad otto mesi di reclusione pena sospesa, un medico e l'allora responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva coronarica dell'attuale ospedale "A. Perrino" di Brindisi.
Spero che oggi le cose siano completamente cambiate.
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