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Infezione protesica
Non conosco o non ricordo il caso della madre del signor Contini, ma capisco, senza giustificarli, il risentimento e la rabbia che lo hanno indotto a scrivere il commento negativo sul reparto che mi pregio di dirigere.
Vorrei chiarire che l'infezione di un impianto protesico non è da ascrivere ad un errore di tecnica, o a cattiva pratica medica, bensì è da annoverare tra le possibili complicanze (peraltro ben indicate nel consenso informato letto e sottoscritto dalla paziente prima di essere operata) di questo e di altri interventi.
L'infezione è una evenienza temibile che si verifica mediamente nel 2% dei casi anche in presenza di un’asepsi intraoperatoria ottimale, di una procedura chirurgica corretta e di una profilassi antibiotica adeguata. Secondo i dati forniti dal dottor Francesco Centofanti, Direttore del Reparto di Ortopedia dell’Istituto Codivilla di Cortina, relativi alle infezioni protesiche trattate dal 1999 al 2008, su 1266 casi solo il 3% riguarda spalla, caviglia e gomito mentre il 55% riguarda il ginocchio e il 42% l’anca.
"Una protesi si può infettare subito dopo l’intervento, comunque entro 3 mesi, e viene definita acuta; dopo 3 mesi viene chiamata subacuta e dopo 2 anni tardiva” dice il chirurgo ortopedico di Cortina. “Acuta, significa che l’infezione è stata contratta in sala operatoria, anche se oggi sono piuttosto rare; le infezioni subacute e tardive sicuramente non sono imputabili a infezioni contratte durante l’intervento ma derivano da setticemie o batteriemie già presenti, come per esempio focolai settici dentari, cutanei, urinari, respiratori, vasculopatie periferiche, pregressi interventi o infiltrazioni articolari nella stessa sede.”
Vorrei precisare che nella nostro reparto impiantiamo circa 200 protesi l'anno e che negli ultimi 5 anni, da quando il sottoscritto dirige il reparto non abbiamo avuto più di 4 o 5 infezioni (su circa 1000 impianti).
Si capisce, pertanto, che siamo ben al di sotto della media nazionale ed internazionale e ciò grazie alla grande accortezza ed impegno profusi da tutto il personale.
Mi risulta difficile capire, tra l'altro, in che maniera avrei dovuto porre rimedio ad un " presunto danno procurato " dall'operatore (dottor Perrone), tra l'altro qualificato ad eseguire l'intervento e comunque sempre supportato dal sottoscritto, se il problema di cui si tratta è un'infezione.
L'infezione protesica al contrario di quanto afferma il signor Contini con eccessiva enfasi non " infetta tutto il corpo e non conduce alla tomba" bensì è passibile di un ulteriore trattamento chirurgico.
La chirurgia ‘two-stage’, ovvero in due atti operatori distinti, attualmente considerata il golden standard nel trattamento delle infezioni periprotesiche, si effettua in due tempi: prima avviene la rimozione dell’artroprotesi infetta che viene sostituita da uno spaziatore custom-made o preconfezionato costruito con cemento antibiotato; dopo massimo 4 mesi lo spaziatore viene rimosso e si procede con l’impianto di una nuova protesi.
Nel ringraziare per lo spazio concessomi, mi preme precisare che ritengo completamente ingiustificata ed arbitrariamente offensiva la valutazione espressa in merito alla competenza, assistenza, pulizia e servizi del nostro reparto, che al contrario è giudicata da numerosi pazienti di ottimo livello e nettamente superiore alla media.
Dott. Walter Mega Direttore dell'UOC di Ortopedia e Traumatologia del P.O. di Gallipoli.
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