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MIA FIGLIA NON è NATA
Mi reco in ospedale a Galatina il 7 agosto 2011 mattina alla 39° settimana di gravidanza, mancavano tre giorni al parto.
Non avvertivo più i movimenti della mia bimba, responso tragico della dott.ssa di turno, dopo un tracciato e un'ecografia lunghissima: "Mi dispiace ma non c’è più battito". Non vi racconto lo strazio che dura tuttora.
Ci tengo a dire che il giorno 5 agosto mi ero recata in ospedale per un controllo il quale, purtroppo, fu effettuato in maniera veloce ed estremamente superficiale dal dott. Michele Linciano. Quando entrai nello studio lo salutai chiedendogli se si ricordasse di me (mi aveva visitata 2 volte nel suo studio privato a Novoli), mi rispose così: "Sì, lei è la raccomandata del primario." All'epoca mi seguiva il dott. D'Ambrogio, persona squisita.
Mi sdraiai sul lettino, dopo circa 10 secondi mi fece rialzare, controllo finito. Non mi ha fatto sentire il battito (la prima cosa che tutti i ginecologi fanno), non lo ha sentito neanche lui, non mi ha fatto ecografia, ha solo rilevato la quantità di liquido amniotico (AFI), tra l'altro in eccesso.
Mia figlia è morta il giorno dopo.
Quando l'esimio ha appreso la notizia, ha riferito al primario, mentendo, di avermi sottoposto anche a flussimetria.
Insomma, afferma di aver fatto ecografia, flussimetria e AFI (tutto nel giro di 10 secondi), esami dei quali non esiste alcun referto a parte l'AFI, l'unico esame che in realtà mi è stato fatto. Mi chiedo perchè sottoporre una paziente ad un controllo completo, ma poi riferirle e darle l'esito di un solo esame? Semplice, ha mentito perchè si è spaventato. La flussimetria avrebbe, senza dubbio, rilevato la sofferenza fetale, così come confermatomi dall'anatomo- patologo che ha effettuato l'autopsia sulla mia bimba e da altri medici che hanno in seguito esaminato le carte e l'ecografia avrebbe, probabilmente, rilevato una frequenza cardiaca forse non nella norma. In quel momento si doveva intervenire.
Avevo avuto la grande fortuna di essere in ospedale il giorno prima, ma purtroppo sul mio cammino ho trovato un medico che non ha fatto il suo dovere. Se mia figlia avrebbe potuto avere anche solo una possibilità di vita, beh, questa le è stata negata.
Salvo l'ospedale e tutto il personale con cui ho avuto a che fare, bravi professionisti, ad eccezione del sopracitato dottore.
In 9 giorni di ricovero, a differenza di chiunque altro nel reparto, era sempre sfuggente e ansioso di andare via dalla mia stanza, evidentemente messo in difficoltà dalle mie domande.
Avrei dovuto pretendere una visita fatta per bene, da un altro medico, dal mio medico, così come mi suggerì mio padre che mi accompagnava. Non l’ho fatto, questa è la mia colpa.
Gabriella Pascali
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