Dettagli Recensione

Voto medio 
 
1.8
Competenza 
 
1.0
Assistenza 
 
1.0
Pulizia 
 
4.0
Servizi 
 
1.0

Ho sbagliato a fidarmi

A luglio 2018 mi sono rivolta al reparto di oncologia per tentare di far curare mio padre, con in mano l'esame istologico che definiva in modo chiaro il tipo di tumore di cui era affetto. L'esperienza però si è rivelata alquanto deludente a causa di una comunicazione assolutamente inadeguata circa la patologia di mio padre e le possibilità di cura. Francamente mi sono sentita presa in giro. Arrivati in reparto, dopo una prima visita chiedo se ci sono prospettive di cura (chemioterapia), ci comunicano che prima di accedere alle terapie era necessario sentire il parere del chirurgo vascolare (per via di una trombosi di cui era affetto) ed eseguire ulteriori approfondimenti diagnostici. Dopo una settimana circa torniamo con la relazione del chirurgo vascolare che esprime parere favorevole alla chemioterapia e con tutti gli esami richiesti. Io e mio padre ci sentiamo rispondere che la cura comincerà dopo la nuova terapia anticoagulante con NAO. Torniamo, con fiducia, dopo una settimana (come concordato) e a questo punto ci viene detto che comincerà la terapia con ZOMETA per il tumore alle ossa e che ci sono seri dubbi circa la possibilità di una chemioterapia. vista l'età di mio padre, 82 anni. Detta terapia comunque non viene esclusa ma la decisione, su quando cominciare, viene rimandata nuovamente in quanto la dottoressa ritiene di voler sentire il parere del reparto di radioterapia. Dopo la visita radioterapica. avvenuta a fine agosto a causa di tempi lunghi per prenotare, mio padre viene sottoposto ad un ciclo di 5 sedute; intanto sono trascorsi quasi due mesi dalla prima visita oncologica e le condizioni di mio padre iniziano ad aggravarsi. In occasione di una delle ultime visite (settembre) di fronte alla richiesta di una possibile cura. mi si sento dire che non ho capito niente e che per mio padre non c'è nulla da fare, la chemio sarebbe per lui troppo tossica; tuttavia, dopo un colloquio, la dottoressa decide di poterlo sottoporre a una monochemioterapia. Ma ormai era troppo tardi... Mio padre morirà due settimane dopo.
Concludendo: potevano avvisarci subito della situazione e dell'improbabilità di attivare le cure per darci l'opportunità di tentare una possibile terapia presso altri centri, mi sono sentita beffata. E come se ciò non bastasse, qualche giorno dopo la morte di mio padre chiamo in reparto per disdire una prenotazione, risponde al telefono un'infermiera che, con delicatezza, mostra dispiacere per l'accaduto, ma nel riferirlo a chi era presente nella stanza sento una voce lontana che dice: "...e ti stupisci? e ti stupisci?...". Non so chi abbia pronunciato queste parole, ma una cosa è certa: ora non mi stupisco per niente visto che in questo reparto non è stato fatto nulla per mio padre, neanche avvisarci per tempo che la malattia era secondo loro incurabile, precludendoci, così, ogni possibilità di tentare altrove.

Patologia trattata
Carcinoma vescicale con metastasi epatiche e ossee.
Esito della cura
Nessuna guarigione

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