Dettagli Recensione
Esperienza al PS
Non sono abituata alla lamentela, è la prima volta in vita mia che scrivo una recensione. Ma credo che questo sia un caso da segnalare.
Il 18/04 alle 13.00 circa, mi reco al PS dell'ospedale Sant'Anna per un aborto spontaneo in corso alla 9^ settimana di gravidanza. Volevo gestirmela da sola a casa, ma sotto consiglio della mia ginecologa vado in PS. Ero l'unica in sala d'attesa. Mentre aspetto, inizio a sentire un dolore intensissimo, nonostante l'antidolorifico preso poche ore prima. Stringo i denti e resto in attesa che mi chiamino. Dopo più di un' ora nessuna chiamata. Il dolore era diventato insostenibile, allora mi aggiro per il pronto soccorso ma non trovo nessuno. Aspetto altri 10 minuti, ancora nessuno, allora con le lacrime agli occhi dal dolore esco dal PS e vado alla ricerca di un antidolorifico. Rientro 20 minuti dopo sperando che non mi avessero già chiamata, ma ero in ritardo. Lo so, mea culpa, dovevo aspettare e chiedere lì aiuto, non dovevo andarmene. Ma questo errore lo ho pagato carissimo.
Mi ri-accettano ed arriva il momento della visita. La dottoressa mi riceve alterata rimproverandomi con gravità per la mia fuga. Io accetto sommessamente il rimprovero, anche perché sopraffatta ancora dal dolore dovuto alle contrazioni. Ecco, però, che la dottoressa insiste, avendomi probabilmente presa in antipatia, con un atteggiamento di rimprovero, vessazione e umiliazione psicologia. Alcuni stralci di conversazione che però non rendono l'idea perché il tono della dottoressa era la vera umiliazione. "Dov'è la cartella del suo medico?" "Dottoressa credo di averla dimenticata qui in PS quando sono venuta per dolori e perdite settimana scorsa." "Scusi ma lei non si è preoccupata di chiamare in PS e chiedere se avevano la sua cartella? " "No ho passato una settimana difficile poiché avevo minaccia di aborto, perdite continue, l'ultima cosa a cui pensavo era la cartella". "E invece no, la cartella è la cosa più importante, doveva chiamare e chiedere". "Lei è a 9+3" "Sì, ma la mia ginecologa mi ha ridato di 10 giorni". "Ok, data del parto?". "Mi scusi ma non la so". "Come fa a non saperla??? ". "Non so esattamente, sono all inizio della gravidanza, la ridatazione era incerta". "Mi serve la data del parto". "Non so, so solo che la mia ginecologa mi ha ridatato di 10 giorni". "Non significa niente 10 giorni, voglio la data del parto". "Qual è il suo gruppo sanguigno? ". "Non lo so, purtroppo". "Ma come fa a non saperlo?!?! ".
Tutto questo interrogatorio è avvenuto mentre io aspettavo seduta alla sua scrivania, con contrazioni e perdite di sangue, che mi visitasse per sapere se la mia gravidanza fosse ancora lì o meno. Come se una cartella, la datazione certa, il mio gruppo sanguigno, fossero importanti in quel momento. Come se una cartella potesse far nascere i bambini o impedirgli di morire.
Ma ecco che arriva il peggio. Mi fa sedere sul lettino. Inserisce lo speculum e mi dice "Lei sta espellendo adesso la gravidanza". Ecco che intorno a me si riuniscono almeno altre 3 persone per guardare, come fosse un film, la "mia gravidanza" che veniva espulsa. Ecco che la dottoressa prende una pinza e inizia a tirare (quello che io stavo già espellendo naturalmente! Mi chiedo se ci fosse davvero il bisogno di estrarlo così!). Mentre estraeva sentivo un forte dolore - che non sapevo più se fosse fisico o psicologico - allora piangendo le ho chiesto ripetutamente e per favore di smetterla. Ha continuato, mentre il suo pubblico assisteva con interesse alla scena.
Mi vorrei rivolgere a Lei, cara Dottoressa. Lei è ormai un 'sarcofago', completamente immersa e 'mummificata' nel suo ruolo. Un animo è entrato nel suo studio e lei si è persa l' occasione di salutarlo, di rendergli omaggio, perché era offuscata dal suo 'sarcofago'.
Lei mi ha fatto capire quanto io sia stata fortunata nella vita. Ho sempre conosciuto la gentilezza e la semplicità, anche in quegli uomini di rarissima intelligenza. Ricordo, ad esempio, il mio caro professore Antonino Pullia, morto proprio in questi giorni : ha sfiorato il premio nobel per la fisica, eppure sembrava l'ultimo degli uomini.
I miei genitori mi hanno sempre insegnato a non temere mai nulla e nessuno, a non lasciarmi impressionare da nessun ruolo, da nessuna carica, da nessuna figura 'importante'. Al contempo, mi hanno insegnato a non 'vestirmi' mai di un ruolo pur avendolo, perché il ruolo è portatore di serietà, gravità e, di conseguenza, di infelicità.
Ci saranno quelli che La guardano con ammirazione per 'il cappotto' che indossa, le Sue lauree e 'medaglie' al valore, ma io - che sono stata educata alla visione della realtà - non posso fare altrettanto.
Se un medico non ha empatia, dolcezza, umanità, umiltà, non è la sua vocazione.
Commenti
Bisognerebbe rendere noto il nome di codesta persona e mandare delle concrete segnalazioni all'ospedale.
In tutto questo mi dispiace tantissimo per la tua esperienza, sia per quanto riguarda l'interruzione di gravidanza, sia per aver trovato una persona come lei.
Ti abbraccio.
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