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Luci ed ombre del reparto di rianimazione
Premessa: parlo della mia esperienza personale, soggettiva e liberamente criticabile (a tutti piace criticare, in fondo) da chi non si è trovato nella mia stessa situazione. Il reparto, chiaramente "difficile" - si tratta quasi sempre di pazienti in situazioni gravi quando non critiche - conta su uno staff di medici e di collaboratori competenti e professionalmente degni del massimo rispetto. Ma.. c'è un ma: alla competenza professionale non sempre corrisponde una seppur minima capacità di umana comprensione nei confronti del paziente e dei suoi familiari. Ho incontrato medici, infermieri e collaboratori di estrema umanità (non vorrei fare nomi, nel terrore di far torto a qualcuno, ma se proprio devo, vorrei ringraziare il dott. Palazzolo, la dott.Oliveri, la dott. Perfetto, la dott.Piazza, il dott. Albanese...e, fra gli infermieri, Giuseppe, Giusy, Roberto...), ma anche persone molto meno umane, trincerate dietro un "medichese" che le rende degne emule del Manzoniano Azzeccagarbugli, incapaci forse di comprendere che, una pillola amara, se ricoperta di zucchero, a volte, contribuisce alla guarigione. Non ho nulla da recriminare dal punto di vista strettamente medico - mia madre è stata seguita con attenzione e cura, anche se l'esito finale non è stato quello sperato - ma, ritengo, qualche medico e qualche collaboratore dovrebbe fare un esame di coscienza per comprendere come il proprio atteggiamento non sia esattamente il più adatto al reparto. Apprezzo chi parla chiaro; non sopporto chi, credendo di appartenere a questa categoria, è solo rude e scortese.
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