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NON LO CONSIGLIO
Si è trattato di una gravidanza. Al pronto soccorso, alle ore quattro del mattino, fanno entrare solo la mamma nella corsia di attesa vuota (fornita di un gran numero di sedie). Il papà deve essere autorizzato appositamente, perciò la mamma dovrebbe starsene dolorante da sola in attesa, non si sa per quante ore, senza il supporto affettivo del compagno. Il loro più grande difetto è, secondo me, l'assoluta ritrosia ad informare in modo esauriente e tempestivo il paziente, a comunicare in generale. Si brancola nel buio, nella costante incertezza riguardo a qualsiasi aspetto della degenza. Il loro chiodo fisso è cercare di dimettere il prima possibile la puerpera. Qualsiasi problema abbia il neonato, lo tengono ricoverato; la mamma, invece, se non ha particolari esigenze cliniche, viene dimessa, senza alcuna remora. Non importa che così facendo si interrompe il delicato rapporto tra mamma e figlio che deve instaurarsi nella maniera più tranquilla ed intima possibile nei primissimi giorni. Ed inizia l'incubo del nido. Il protocollo fa sì che le mamme siano indotte a prediligere il latte artificiale, in qualsiasi caso. Proprio perché non possono stare, come dovrebbe essere naturalmente, 24 ore su 24 con i propri figli, devono allattarlo necessariamente nei ristretti orari fissi previsti, della durata di mezz'ora o di un'ora, tranne il turno pomeridiano, che inizia alle 14:30 e finisce alle 19:00. Chiaramente, non si riesce a placare la fame di un neonato in un'ora o, addirittura, in mezz'ora. Dunque, di fatto, viene reso necessario il ricorso al latte artificiale, che viene dato persino dopo diverse fruttuose ore di suzione al seno, possibili nel turno pomeridiano anzidetto! Ci è successo che avevamo portato del latte materno raccolto con il tiralatte, ci siamo sentiti rispondere che, sì, l'avrebbero certamente somministrato, ma che, intanto, avevano già preparato una dose di quello artificiale e che, quindi, andava dato prioritariamente. Che dire, inoltre, delle estenuanti attese? Danno tempistiche in maniera che reputo superficiale. Da ultimo, il giorno delle dimissioni ci dissero che ci sarebbe voluta una mezz'ora per portare via il bambino: ce ne sono volute cinque. Bisognava attendere che scendesse un fantomatico medico da un determinato reparto, nessuno di loro era in grado di fornire una stima temporale, neanche a grandi linee. La sala di attesa si gremì di genitori avviliti.
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