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Presunta frattura caviglia
Consentitemi di denunciare l'esperienza allucinante da me vissuta in questo luogo denominato "pronto soccorso", il cui personale medico-sanitario, operativo nelle ore della mia lunga attesa, e' totalmente carente dei fondamentali principi deontologici posti a base della professione che pensano di esercitare. Giungo in ospedale trasportata da un'ambulanza in seguito ad una caduta per strada che mi crea immediatamente un enorme gonfiore alla caviglia insieme ad un crescente e lancinante dolore, tale da far sospettare, ai medici di primo soccorso, ad una frattura. Vengo lasciata in una stanza in attesa di un'urgente radiografia ma... dopo due ore trascorse ad elemosinare l'attenzione di qualche dipendente sanitario, sbuffante ed infastidito, sono ancora li'... con un dolore sempre più intenso e insopportabile. Dulcis in fundo, con l'aiuto della sedia a rotelle, riesco ad uscire dalla camera dell'eterna attesa, entro nella sala in cui c'erano alcuni medici a discutere, chiedo aiuto ad uno di loro (il dott. Natale) e ricevo la seguente risposta: io non so quante altre ore dovrà aspettare; io ho da fare; esca immediatamente (e con la mano spingeva la carrozzina su cui ero seduta). E' a quel punto che gli ho chiesto il suo nome. Ho immediatamente chiamato mio marito e sono andata via da quel pronto soccorso, recandomi in una clinica specializzata. In conclusione mi domando: perché dei medici poco umani e negligenti devono lavorare in luoghi in cui la sofferenza delle persone impedisce alle stesse di difendersi adeguatamente?
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