Dettagli Recensione
Ringraziamenti al dott. Ruotolo
Questa recensione non intende esprimere solo un ringraziamento personale per l’accoglienza e le cure ricevute presso l’Ospedale Cardarelli dal sottoscritto, ma vuole, soprattutto, segnalare una struttura di eccellenza in tutti i sensi in cui mi sono imbattuto come medico- paziente ricoverato.
In oltre 66 anni non avevo mai sofferto di nulla, né sono mai stato ricoverato in Ospedale
Ma all’alba del 22 ottobre 2013 è cambiato tutto: mi sono recato al pronto soccorso del Cardarelli perché da alcuni giorni ero affetto da una sintomatologia molto complessa. Dopo essere stato visitato, e aver fatto l’angio-tac, ho ricevuto la diagnosi di aneurisma aorto-femorale destra e iliaca sinistra rotto con parziale emo-retroperitoneo. In quel momento si sono dissolte tutte le mie convinzioni e i 40 anni di esperienza medica: on riuscivo più a capire o a ragionare di nulla.
Mi sono ritrovato, pertanto, nel reparto di chirurgia vascolare diretto dal prof. Ruotolo, disteso su una barella. Un dirigente medico prima (di cui non ricordo il nome) e poi lo stesso prof. Ruotolo, ha cercato in tutti i modi di risollevarmi e di rassicurarmi anche con una buona dose di ironia napoletana, così come ha tentato di discutere dettagliatamente con me sulle procedure chirurgiche che lui intendeva adottare per il mio intervento: gli ho detto che non ero proprio lucido in quel momento e che aveva la mia piena fiducia .
Mi sono così ritrovato in camera operatoria in un clima di serenità e di buonumore, accompagnato dalla simpatia umana del primario, della anestesista e di tutti i suoi collaboratori, nonostante io mi sentissi, comunque, come la pantera di cui parla il poeta Rainer Maria Rilke il cui “sguardo per lo scorrere continuo delle sbarre, è diventato così stanco, che non trattiene più nulla. Come se ci fossero mille sbarre intorno a lei e dietro le mille sbarre nessun mondo”.
Mi sono risvegliato dopo diverse ore nel reparto di terapia intensiva dove ho ricevuto la visita dell’anestesista e del primario, che mi rassicuravano sull’esito dell’intervento, così come hanno fatto dopo con altri pazienti operati dopo di me.
Il giorno dopo ero nel reparto di chirurgia vascolare dove avrei continuato a meravigliarmi (per gli otto giorni del mio ricovero) per il fatto di trovarmi in un’oasi di eccellenza reale respirando un clima di serenità, efficienza e umanità davvero insperato.
Certamente, già risultava esemplare l’assetto del reparto, da poco ristrutturato, dotato di una pianta a croce con una distribuzione , davvero funzionale ed efficiente dei locali , tale da realizzare una razionalizzazione eccellente degli spazi (ci sarebbe molto da imparare già dall’osservazione della pianta del reparto). Ampie stanze di degenza a 2-3 letti, ben organizzate e dotate di ottimi servizi igienici. Un livello di pulizia davvero sorprendente tanto che né io né mia moglie abbiamo mai riscontrato tracce di sporco o di polvere.
Gli alti livelli di competenza e di eccellenza professionale dei medici trova una valida conferma dall’andirivieni continuo di pazienti , spesso affetti da un’ampia varietà di patologie vascolari di vario tipo, talora ad elevato rischio, a cui corrisponde una grande offerta di procedure e interventi chirurgici ad alto livello di complessità e spesso un approccio multidisciplinare a cui partecipano oltre ai chirurghi vascolari, medici “ultraspecialisti dedicati “ come cardiologi, anestesisti, radiologi, ecc.
Ma ciò che mi ha più colpito è soprattutto l’ umanità dei medici, così come degli infermieri, che sempre erano disponibili a quesiti, chiarimenti o ad ascoltare il paziente, talora anche difficile , che voleva “ raccontarsi “ ( posso testimoniare di aver assistito a vari esempi pratici di quella che oggi si chiama “ medicina narrativa”). Anzi non raramente , nel rapporto medico/paziente si poteva cogliere anche un pizzico di quella bonaria ironia napoletana che tanto è utile a sdrammatizzare una situazione o a sollevare l’umore del paziente. Non ho mai visto il direttore , prof. Ruotolo, né il dr Grassia né altri dirigenti medici( di cui purtroppo non ricordo il nome) sottrarsi al colloquio con il paziente anche se impegnati in altri incarichi.
A parte questi aspetti strutturali e professionali, non poteva non colpirmi la validità della catena organizzativa gestionale articolata nelle 24 ore con medici e infermieri sempre presenti e disponibili . Posso testimoniare che l’allarme sonoro, connesso alla chiamata fatta dai pazienti delle diverse stanze, non è mai durato più di 20 secondi perché prima veniva sempre un infermiere a spegnerlo , contattando il paziente interessato.
Nonostante le evidenti carenze della pianta organica nel reparto, , non ho mai sentito imprecazioni o lamenti contro le attuali gravi ristrettezze della sanità o contro pazienti difficili, anche in situazione complesse in cui si sovrapponevano diversi incarichi.
Posso affermare senza alcun dubbio che il personale infermieristico è davvero eccellente,a cominciare dalla caposala dr.ssa Di Costanzo fino a tutti gli infermieri e agli operatori sociosanitari ( di cui purtroppo non ricordo il nome) , sempre disponibili, affabili, premurosi e pieni di rispetto per il paziente.
Negli ultimi giorni della mia degenza, ho cominciato a fare passeggiate nei quattro bracci del reparto a qualsiasi ora del giorno e della sera e, posso attestare di non aver mai visto né un medico né un infermiere in un momento di ozio , ma sempre in piena attività.
Un episodio apparentemente insignificante mi è rimasto impresso nella mia memoria: il 27 di ottobre , la caposala ha chiesto un intervento all’Ufficio Tecnico per le perdite di acqua riscontrate in alcuni termosifoni ubicati nelle stanze di degenza. Dopo neppure un’ora sono intervenuti due idraulici ed ho assistito alla riparazione più rapida e silenziosa della mia vita ( sia nelle strutture ospedaliere universitarie, in cui sono primario da oltre 20 anni, sia a casa mia ), anche se l’operazione implicava lo smontaggio dell’apparecchio. E’ evidente che persino i due idraulici sono stati condizionati dal clima di laboriosità e efficienza del reparto.
Infine, io credo che l’aspetto forse più nascosto, ma più significativo della struttura sia l’orgoglio o il senso di appartenenza ad un reparto che funziona, dove tutti gli operatori danno il meglio di sé, coscienti di partecipare ad una “mission” importante, fondamentale per tante persone che ogni giorno transitano per quel reparto.
In biologia, attualmente, è emerso il ruolo fondamentale del microambiente e dei numerosi segnali che invia alle cellule , tanto da condizionarne il destino : cellule mature ben differenziate o cellule alterate in vari modi.
In senso metaforico, credo che nel reparto in questione i segnali siano stati e siano tutti positivi tanto da determinare un risultato globale eccellente. Sono orgoglioso che questa struttura stia a Napoli (la cui sanità è di frequente oggetto di critiche, non sempre giustificate) e la segnalo alla VS attenzione.
Prof. Dr. Raffaele Rossiello
Professore ordinario di Anatomia Patologica della Facoltà di Medicina e Chirurgia della 2° Università di Napoli.
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